Viktor Orbán ce l’ha fatta a vincere le elezioni politiche in Ungheria, ma lo ha fatto con il risultato migliore: ottenendo la maggioranza dei due terzi dei seggi. In tal modo il premier, il partito Fidesz e il suo governo potranno procedere, se lo vorranno, nella costruzione di quella che definiscono “democrazia illiberale” che si ispira apertamente ai presidenti russo e turco, Putin ed Erdogan. Inoltre, Orbán potrà agire più facilmente “a livello politico e giudiziario” contro le opposizioni, accusate di complicità con la presunta cospirazione di George Soros, il tycoon americano di origini ebraiche ungheresi, per islamizzare l’Europa con nuove ondate di migranti. E potrà continuare nella sua dura politica di no all’immigrazione e ai presunti diktat dell’Unione europea. «Questa è una vittoria decisiva, in futuro saremo in grado di difendere la nostra madrepatria», il commento subito dopo il risultato. E il premier israeliano Benjamin Netanyahu si è messo telefonicamente in contatto con il primo ministro ungherese per congratularsi con lui e invitarlo a visitare Israele, cogliendo anche l’occasione per ringraziarlo «per il sostegno dell’Ungheria nei forum internazionali». Il successo di Orbán è superiore a tutte le previsioni della vigilia. Questo è il suo terzo mandato consecutivo, che lo consacra come il capo di governo più longevo dell’Unione Europea dopo Angela Merkel. (agg. di Silvana Palazzo)



AFFLUENZA RECORD, IL “SOGNO” E GLI SCANDALI

Alle ore 15 l’affluenza delle Elezioni in Ungheria è schizzata al 53,6%, alle ore 17 addirittura il 63,3% superando giù il dato del 2014: un ottimo risultato per Viktor Orban e il suo partito nazionalpopulista Fidesz che speravano in un arrivo in massa alle urne per poter scongiurare il problema “maggioranza” sorto con una legge elettorale misto proporzionale/maggioritario. Gli sfidanti principali contro il terzo mandato consecutivo (il quarto con quello del 1998) di Orban, sono Gergely Karacsony, candidato premier della coalizione verdi-socialisti, e Gabor Vona del partito nazionalista Jobbik. Al momento però sembrano destinati a fare solo da comparsa visto che il partito del premier “rischia” di prendere tra i 112 e i 123 seggi nel prossimo Parlamento sbaragliando la minoranza (sui 199 seggi totali), spiega l’ultimo sondaggi compiuto dall’istituto Nezopont. Questo risultato potrebbe consentire, se confermato, il progetto e sogno di modifica costituzionale del presidente Orban che nello scorso mandato non ebbe i numeri (2/3 del Parlamento) per portare a termine la “svolta” autoritaria impressa dal populismo di Orban. Nezopont ha previsto un’affluenza intorno al 65% ma i numeri di Se le previsioni di Nezopont si dovessero avverare, la coalizione che sostiene il premier Viktor Orban, come segnalato anche da altri sondaggi, dovrebbe conquistare una maggioranza solida.



RISULTATI ALLE ORE 23

Alle ore 19 si sono chiuse le urne anche se alle 18 numerose code erano ancora presenti ai seggi di Budapest e dei principali centri dell’Ungheria: a tutti coloro che si sono presentati prima della chiusura del voto sarà garantito di esercitare il proprio diritto a porre la scheda nelle urne elettorali. Secondo gli analisti internazionali, l’alta affluenza porterà una possibile ottima affermazione per Orban, ma saranno solo i primi risultati ufficiali – dalle 23 in avanti sono attesi exit poll attendibili con dati reali – a rendere effettivamente certificata la vittoria del Presidente contestato da Bruxelles o se dovrà “accontentarsi” della maggioranza senza i 2/3 del Parlamento e il “sogno” di cambiare la costituzione. Intanto l’Europa guarda col fiato sospeso alla tornata elettorale ungherese, temendo i nuovi “scandali” che potrebbero travolgere lo stato magiaro: malversazione di fondi Ue – lo stesso filone d’indagine per cui il giornalista Jan Kuciak è stato assassinato in Slovacchia, ndr – appalti irregolari e corruzione sistematica sono i punti principali di accusa contro il Presidente ungherese alla vigilia di questo bagno di voti che si prospetta questa sera. Non solo, la Ue teme il leader delle forze sovraniste e antimigranti che potrebbe continuare nel suo progetto di opposizione alla linea “permissiva” improntata dell’Europa su questi temi cruciali.

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