Salvini nel concludere il suo tour d’inizio settimana in Friuli ha lasciato intendere di essere “scocciato” dal botta e risposta di Di Maio che continua ogni giorno che passa mentre si avvicinano le nuove Consultazioni (giovedì-venerdì oppure venerdì-sabato): «Il M5s e Di Maio non sono il centro del mondo…», sottolinea il leader del Carroccio. Intanto dopo un comizio a Termoli il candidato premier del Movimento 5 Stelle rilancia ancora sulla possibilità di tornare alle urne qualora il Centrodestra continuasse a presentarsi nell’accordo di governo unito con Berlusconi in coalizione: «Ha senso andare al governo se quel governo sarà in grado di cambiare tutto: non avrebbe senso fare il presidente del Consiglio per tirare a campare. Fiducioso che un governo si formerà e sarà un governo del cambiamento con il premier del M5s», spiega ancora Di Maio. Lato M5s, ma istituzionale, è Roberto Fico a parlare nel pomeriggio e ad invitare di nuovo tutti al dialogo per poter formare il Governo e ottenere la maggioranza in Parlamento: «Bisogna dialogare, ha ribadito, per cercare di risolvere i problemi che affliggono il Paese: dalla lotta alla povertà, alla corruzione fino all’obiettivo di annullare gli incidenti sul lavoro», chiarisce il presidente della Camera. 



DI MAIO, “A QUESTE CONDIZIONI NESSUN INCONTRO..”

Continua, seppure a distanza, il ping pong di dichiarazioni, tweet e mezze frasi attraverso la stampa tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio: in attesa del secondo giro di consultazioni che, man mano che passa il tempo, comincia ad assumere i connotati dell’ennesimo tentativo che andrà a vuoto di formare un nuovo Governo, i due leader sembrano sempre più lontani e il “casus belli” (la presenza o meno di Forza Italia in un esecutivo giallo-verde) potrebbe anche portare a una rottura. Rischio possibile o semplice gioco delle parti tra i due giovani candidati premier in attesa di “sbarazzarsi” dell’ingombrante figura di Silvio Berlusconi? Nelle ultime ore, dopo che Di Maio aveva calcolato delle 0% le probabilità della nascita di un Governo con i pentastellati assieme a Forza Italia (in risposta a Salvini che aveva parlato di un 51%) e la successiva replica del leader della Lega (“Di Maio, in questo momento, mi interessa meno di zero”), pare che nel Movimento vi sia irritazione e che, al netto delle voci giornalistiche, potrebbe non avere luogo quel tanto evocato incontro risolutivo. Per i maggiorenti grillini, infatti, se le condizioni imposte dovessero essere le stesse (ovvero la presenza di Berlusconi al tavolo delle trattative), non esistono possibilità che il M5S possa partecipare. Anzi, nelle ultime 24 ore, proprio come aveva fatto lo stesso Salvini, anche dall’entourage di Di Maio ora si comincia a evocare lo spettro di nuove elezioni: ipotesi che, per entrambi i partiti usciti vittoriosi dalle urne lo scorso 4 marzo, non sarebbe affatto sgradita visto il consenso crescente testimoniato dagli ultimi sondaggi e la concreta possibilità di mettere fuori gioco rispettivamente l’oramai ex Cavaliere e il Pd a guida renziana. (agg. di R. G. Flore)



BERGAMINI (FI), “NO A VETI SU BERLUSCONI”

Forza Italia non ci sta: se da un lato il fronte “dialogante” e diplomatico dell’ex PdL si dimostra disponibile a possibili accordi in Parlamento con tutte le compagini politiche – quindi anche con il Movimento 5 Stelle – dall’altro il fronte più intransigente rappresentato da Renato Brunetta stronca un possibile accordo tra M5s e Centrodestra. «Io non lo voto, non lo voterà mai. Sarò da solo, sarò con altri dieci o altri centro, ma non lo voto. Non possiamo allearci con un movimento che tributa una standing ovattino per il pm Di Matteo, che dà del mafioso al nostro leader Silvio Berlusconi», tuona l’ex capogruppo FI alla Camera sul Corriere della Sera; «se qualcuno dentro Forza Italia se la sente, lo faccio, io no». Nel primo pomeriggio era uscito una nota della portavoce Comunicazione di FI, Deborah Bergamini, che recitava invece una sorta  di apertura del partito di Berlusconi verso possibili accordi sia con M5s che con Pd (seppur non esplicitati): «Siamo consapevoli che non tutto il programma elettorale del centrodestra, che è pur sempre quello che ha ricevuto il maggior consenso da parte degli italiani, possa essere interamente recepito dal Parlamento, ma ci sono misure come la lotta alla povertà, il sostegno al lavoro, specie a quello dei giovani, il rafforzamento della sicurezza per i cittadini, che dovrebbero rappresentare un minimo comune denominatore per tutti i partiti». Nel frattempo continua la “fisarmonica” a distanza tra Salvini e Di Maio: dopo il tweet al veleno del leader M5s, risponde da Pordenone il segretario del Carroccio, «Di Maio, in questo momento, mi interessa meno di zero. Se Di Maio, come a parole dice, vuole rispettare il voto degli italiani, l’unico dialogo possibile è tra Lega e 5 stelle. Lui parla di nuovo, se per nuovo intende andare a colazione con Renzi o con la Boschi è uno strano concetto di nuovo». 



SALVINI, “51% GOVERNO CENTRODESTRA-M5S”. MA DI MAIO..

È una lotta di programmi, una lotta di strategie e ora anche una lotta di percentuali: no, non quelle che portano i calcoli sui numeri in Parlamento per poter ottenere un Governo oppure no. Si tratta di percentuali “di accordi” che i principali schieramenti politici vicini all’incarico di Governo hanno sparato nel giro di un’ora con una replica Twitter del leader M5s alla previsione di Matteo Salvini. Eh già, come sempre sono loro due a contendersi la scena politica in questi giorni di “trattative” imposte da Mattarella prima di ripresentarsi al Quirinale con delle proposte diverse dall’ultima volta. «Ci sono 51 per cento di possibilità di fare un governo tra il centrodestra e il Movimento 5 Stelle», spiega il leader della Lega in un comizio a San Daniele, tappa del tour a sostegno per Fedriga Presidente del Friuli. Luigi Di Maio però non ci sta e ripone lo stesso veto instancabile attivo dalla mattina dopo il 4 marzo: «C’è lo 0% di possibilità che il MoVimento 5 Stelle vada al governo con Berlusconi e con l’ammucchiata di centrodestra». Batti e risposta (anzi, batti-becco sarebbe più appropriato) con lo stallo che rimane sempre sullo sfondo assieme al grande spauracchio delle Elezioni. Berlusconi e il Pd restano i due “nodi-veti” di questi giorni, con i giovani leader di M5s e Lega che intendono affermare la propria contrarierà alla presenza di Berlusconi da un lato e di Renzi-Pd dall’altro per poter avanzare una proposta di Governo efficace. E le percentuali del caos, rimanendo in tema, si impennano..

SALVINI: “INCONTRO CON DI MAIO PRIMA DELLE CONSULTAZIONI”

Matteo Salvini rilancia da Udine – dove ha presenziato all’apertura di una nuova sede della Lega con il candidato in Regione Friuli Massimo Fedriga – l’unica vera ipotesi di un Governo che allarghi le maglie del Centrodestra in grado di poter avere i numeri in Parlamento. «O si trova l’accordo con il Movimento 5 Stelle oppure si va alle urne», è il concetto rilanciato dal segretario della Lega che non vuole più sentire di vertici, incontri, trame e sottotrame (o almeno dice così a livello pubblico, come conferma indirettamente il “nemico” Maroni qui sotto..). «Non ci sono altri vertici del centrodestra, non è che possiamo far vertici tutti i giorni. Esiste il telefono fortunatamente, nel 2018», spiega a chi gli chiede di nuovi incontri con Berlusconi e Meloni che hanno posto una sorta di “veto” su eventuali accordi con il M5s (qui lo spieghiamo nel dettaglio, ndr). «Chiamerò Di Maio e gli chiederò un incontro – continua – volentieri, sulla disponibilità a venirci incontro per fare. Gli italiani chiedono di fare. Al di là dei veti o delle simpatie, facciamo qualcosa o no? Se la risposta è no, i numeri sono numeri, si torna al voto», spiega ancora un Salvini “carico” e pronto per le prossime Consultazioni.

LA “BOMBA” DI MARONI: “FARANNO SALTARE IL BANCO E SI ANDRÀ AL VOTO”

Secondo il leader del Centrodestra non è possibile andare in Parlamento senza aver un accordo con i Cinque Stelle, «I voti in parlamento da dove arrivano? Dal centrodestra e io immagino dai Cinque stelle, se vogliono ragionare seriamente», visto che col Partito Democratico Salvini non intende fare alcun accordo, a differenza di quanto sostiene ad esempio Berlusconi. Poi lancia una sorta di ennesima stilettata contro il giovane leader M5s, che ieri aveva attaccato Salvini per essersi “condannarsi ad un futuro nefasto continuando a stare con Berlusconi”. «Se vuole ragionare o se preferisce il Pd, perché io ho visto che dice dialogo col Pd e anche con Renzi… auguri». Attenzione però a quanto avverte l’ex Governatore della Lombardia Roberto Maroni che, in una intervista a Repubblica, spiega il possibile scenario che si aprirà da qui a qualche giorno: «i due leader del centrodestra e dei Cinque Stelle faranno saltare il banco e a ottobre si tornerà alle urne», spiega un Maroni scatenato nel far evidenziare il possibile progetto del suo principale nemico politico, proprio il suo stesso segretario nel Carroccio. «Se io fossi Salvini o Di Maio non avrei dubbi – dice ancora l’ex Governatore lombardo – C’è una data già certa ed è il 26 maggio del 2019. Quel giorno si andrà a votare per le Europee, non si scappa. E se entro quel giorno non avranno fatto il reddito di cittadinanza e l’abolizione della legge Fornero i due leader perderanno la faccia. E un vagone di consensi. A loro conviene votare prima».