Nella registrazione della puntata di Porta a Porta (in onda oggi in seconda serata) Luigi Di Maio torna ad attaccare a testa bassa l’ex quasi alleato Salvini, mostrando ormai come i margini per un accordo anche di più larga collaborazione costituzionale siano praticamente impossibili. «Dal 4 marzo ci sono stati 55 giorni bugiardi. Renzi e Berlusconi si sono sempre sentiti. Anche Renzi e Salvini si sentivano e tutto per non mandare il Movimento 5 Stelle al governo»: secondo Di Maio, sempre negli studi di Bruno Vespa su Rai1, la posizione di Salvini è nettamente “piegata alla presenza di Silvio Berlusconi nella coalizione”, dando addirittura al segretario del Carroccio del «servo». Un Di Maio molto irritato che se la prende anche col Pd e con il mancato accordo «per colpa di Renzi e degli altri dem, il forno con il Pd mi è costato molto». Domani ci sarà la Direzione ma per Di Maio ormai nulla può fargli cambiare idea prima delle Elezioni anticipate: peccato però che Mattarella non la pensi così e starebbe per proporre un governo istituzionale in cui il M5s rischia di venire tagliato fuori per propria stessa decisione. «Salvini dica se vuole governo con Pd», ha chiosato il leader del M5s apparso in forte difficoltà anche con la sua stessa base interna. Intanto arrivano le prime reazioni a distanza con Forza Italia che punta dritto a testa bassa, «Di Maio si assuma la piena responsabilità di aver paralizzato il Paese», spiega su La7 Renato Schifani. Il capo politico M5s controreplica a distanza agli avversari, affermando «Come faccio a portare a casa i miei risultati, i temi che dobbiamo realizzare, se non ho la guida e dentro Berlusconi? Non mi è però stato mai detto ‘fammi un altro nome’, non siamo mai arrivati a questo punto».
SALVINI, “M5S IRRESPONSABILE“
Luigi Di Maio contro Matteo Salvini. Il candidato premier del Movimento 5 Stelle si è scagliato duramente nei confronti del leader della Lega e del Centrodestra, reo di essersi “piegato a Silvio Berlusconi per soldi e poltrone”, tirando fuori inoltre presunti guai finanziari. Attraverso Facebook, Di Maio ha proseguito: “Salvini ha cambiato idea per prendersi le poltrone e ora è lui a volere a tutti i costi il governo con Berlusconi, uno di quelli che ci ha regalato la legge Fornero. Alla faccia della coerenza!”. Non è tardata ad arrivare la replica del segretario del Carroccio, che ha risposto per le rime all’esponente di spicco del movimento pentastellato: “Non rispondo a insulti e sciocchezze su soldi e poltrone per noi lealtà e coerenza valgono più dei ministeri. Voglio dare un governo agli italiani, se i grillini preferiscono litigare lo faremo da soli. Bloccare anche la partenza dei lavori delle commissioni parlamentari è da irresponsabili”, riporta Il Giornale. (Agg. Massimo Balsamo)
L’ANALISI DI GIANCARLO GIORGETTI
Matteo Salvini è stato chiaro: incarico al Centrodestro, maggioranza con M5s solida o si torni al voto. Intervenuto a RTL 102.5, il braccio destro del segretario della Lega Giancarlo Giorgetti ha commentato così la situazione: “Penso che il voto del Friuli abbia dato una indicazione chiara rispetto al fatto che ciò che si paventava, un Governo M5s-Pd, è una creatura innaturale che è stata respinta. Ora però bisogna trovare un’altra soluzione” Giancarlo Giorgetti ha parlato poi dell’eventuale preincarico a Salvini: “Questa è l’opzione che noi abbiamo sempre richiesto immediatamente dopo il voto: Salvini è il candidato naturale. Salvini è disponibile a gestire e a essere il leader di un Governo che possa governare, ovvero che ha una solida maggioranza che secondo noi è quella tra Centrodestra e Movimento 5 Stelle. Altre soluzioni, come quella di trovare deputati e senatori di volta in volta, non hanno molto senso: non serve al paese e non serve agli italiani. Su questa ipotesi non credo che Matteo Salvini sia disponibile”. (Agg. Massimo Balsamo)
“GOVERNO E’ UN PARTO”
Intervenendo a Genova all’Euroflora, il leader del Centrodestra e della Lega Matteo Salvini è tornato ancora una volta a parlare di Governo e dello stallo ancora in corso in Parlamento. «È un parto ragazzi», ironizza neanche troppo il leghista davanti ai giornalisti convocati per una breve conferenza stampa. «Qua vince chi è più resistente, serve la Margherita itala che ho visto a Euroflora», scherza ancora prima di affondare il colpo e mandare messaggi ad alleati e rivali. «Ribadisco che farò e faremo tutto il possibile fino all’ultimo minuto. In attesa che nasca un governo mettiamoci a far lavorare almeno le commissioni parlamentari […]. Si può iniziare facendo eleggere a tutte le commissioni alla Camera e al Senato presidenti e vice presidenti – ha sottolineato il segretario della Lega – perché ci sono tanti dossier importanti ancora aperti. Lo dico a Di Maio, a Renzi, a Grasso, a tutti. Non è uno scambio di poltrone ma la dimostrazione della volontà della Lega di cominciare a lavorare e dare risposte concrete. Spero che le altre forze politiche accettino la proposta». Attende da Mattarella indicazioni per il reincarico di Governo e rilancia sulla possibilità di andare in Parlamento a cercare i voti sui punti nodali dell’azione di Governo, «ma mi rifiuto di pensare a un governo che dipenda da 30-40-50 Scilipoti». Salvini apre sulla Riforma della legge elettorale, decisiva per cambiare lo ”scempio” attuale: «Noi siamo disponibili a prendere l’attuale legge e a mettere un premio di maggioranza che garantisca a chi prende un voto in più di governare, non vogliamo perdere due anni di tempo, l’unica modifica possibile è prendere questa legge elettorale aggiungendoci due righe sul premio di maggioranza». La primissima risposta arriva da Di Maio che in un tweet critica fortemente il leader leghista e afferma «Non è possibile nessun governo del cambiamento con Berlusconi e il centrodestra. Salvini ha cambiato idea e si è piegato a lui solo per le poltrone. Si torni subito al voto!».
SALVINI, “VOGLIO MANDARE A CASA LA SINISTRA OVUNQUE”
La sconfitta della sinistra in Friuli Venezia Giulia, susseguente a quella in Molise, ha reso ancora più forte il centrodestra, ed in particolare il suo leader, Matteo Salvini. Nelle scorse ore il numero uno della Lega è uscito allo scoperto proprio per commentare nuovamente la vittoria alle ultime elezioni regionali in Friuli, spiegando: «Conto di mandare a casa la sinistra – le parole riportate dall’edizione online del quotidiano Il Messaggero – da tutte le regioni italiane». Il leader del Carroccio ha festeggiato insieme ai militanti bergamaschi l’elezione di Massimiliano Fedriga: «Una bella soddisfazione, Fontana, Zaia, Fedriga, una percentuale della Lega al 35%». E nei prossimi mesi nuove sfide, visto che ci saranno le regionali in Trentino e Piemonte entro la primavera del 2019, un appuntamento in cui la Lega vuole continuare a vincere e a mietere vittime. Salvini è tornato ovviamente a parlare anche del governo che verrà, sempre che si riuscirà a costituirne uno: «Non dico o Salvini o nessuno – afferma – dico che io mi sento pronto per la squadra che abbiamo e se mi accorgessi che c’è qualcuno migliore per dare risposte agli italiani, farei anche 18 passi indietro». Quindi, tornando a parlare dei Pentastellati: «Vediamo se qualcuno dei 5 Stelle dopo queste settimane torna coi piedi per terra e venga a un tavolo a ragionare sulle cose da fare ma con la squadra che ha vinto, il centrodestra. Coi veti e i bisticci non si va da nessuno parte, l’ho detto a Di Maio ma anche a Berlusconi». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
“DI MAIO LI HA GIRATI TUTTI”
Matteo Salvini è pronto a chiedere un pre-incarico per fare un governo. È stato proprio il leader della Lega ad aprire a questa ipotesi ieri, arrivando ad una festa del partito. Al termine del comizio, il segretario del Carroccio ha detto di aspettare però le valutazioni del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, pur non sapendo se sia necessario un nuovo giro di consultazioni al Quirinale. «Spetta al presidente della Repubblica, io sono pronto a qualunque cosa ci dica», ha dichiarato Salvini, ribadendo però di essere ancora disposto a costruire un governo del centrodestra con il MoVimento 5 Stelle. La Lega esclude un esecutivo istituzionale o di “responsabili”: «Non voglio cadere sugli Scilipoti». Non è mancato però un affondo a Luigi Di Maio, che però – come riportato dal Secolo XIX – non ha mai citato: «La situazione non è facile perché per quasi due mesi abbiamo avuto qualcuno che diceva di voler dialogare con tutti ma che il premier lo faceva lui e comandava lui. E ha aperto due forni, ha girato 18 panetterie per piazzare il suo pane. Questo qualcuno ha detto “o governo con la Lega o governo con il Pd”. Amico mio, non funziona così». (agg. di Silvana Palazzo)
“NO ESECUTIVO ISTITUZIONALE E PD, CON M5S O VOTO”
“Chiedere il preincarico, perchè no?”, questa l’apertura del leader della Lega Matteo Salvini allo scenario che appare più probabile dopo i due mandati esplorativi andati a vuoto, prima con Elisabetta Alberti Casellati e poi con Roberto Fico. Il segretario del Carroccio, come riportato da Repubblica, ha commentato così l’ipotesi di un governo istituzionale: “Il governo istituzionale è stare tutti insieme per non fare nulla”. Continua poi Salvini: “Proverò a cercare in Parlamento quella forza per fare le cose che ci chiedono gli italiani. Ci proverò fino all’ultimo, ma partendo dal centrodestra che è la prima coalizione e ha vinto in Molise e Friuli”. E un’altra chiusura netta a un possibile asse con il Partito Democratico: “Siccome prima delle elezioni ho detto ‘mandiamo a casa la sinistra e il Pd’, mai andrò al governo con la sinistra e il Pd. Si ragiona con i 5 Stelle o altrimenti c’è il voto”. Infine, una battuta sui presunti sms scambiati con Matteo Renzi: “Mi scrivo con tutti: con Renzi, con Di Maio…”. (Agg. Massimo Balsamo)
RENZI, MISTERIOSI SMS CON SALVINI
Il Corriere della Sera ha svelato un possibile retroscena che potrebbe le trame della politica e del governo a livelli insondabili: Renzi che dialoga con Salvini è qualcosa che viene solo dopo un accordo tra Berlusconi e Di Maio. Eppure i due “Matteo”, secondo lo scoop del CorSera sarebbero in dialogo da giorni per provare a trovare una quadra, entrambi consapevoli che il ritorno alle urne con questa legge elettorale sia qualcosa che di più deleterio non possa accadere. Inoltre Mattarella spinge, proprio per evitare questa ipotesi, per la formazione di un Governo tecnico che non piace tanto a Salvini quanto all’ex premier Pd. E allora? Ci sarebbero alcuni sms e “pizzini” segreti in cui i due proverebbero a trattare un accordo da mettere a punto nei prossimi giorni, qualora naufragasse come pare il dialogo Martina-Di Maio. Difficile come asse quello tra Rignano Fiorentino e Via Bellerio eppure potrebbe essere un buon compromesso quello di rilanciare una nuova legge elettorale in un breve governo “istituzionale” per poi poter arrivare ad elezioni anticipate ad inizio 2019 o già fine 2018. Il “sogno” poi, come detto dallo stesso Renzi in tv da Fazio, è quello neanche tanto velato di ripristinare una riforma costituzionale che provi a togliere lo stallo politico ormai evidente a tutti: secondo l’ex segretario il problema del Paese (e della sua caduta) non sta nel 4 marzo 2018, ma nel 4 dicembre 2017. E se clamorosamente fosse Salvini (come approfondiamo qui sotto, ndr) a permettere oggi quanto bocciato dagli italiani un anno e mezzo fa?
GIORGETTI, “ESECUTIVO PER LA LEGGE ELETTORALE”
E se alla fine il Governo istituzionale il Pd lo facesse con il Centrodestra e non con il Movimento 5 Stelle, dopo la ferma posizione (rimarrà tale?) di Di Maio nel tornare alle urne. Salvini, come è noto, ha sempre messo un veto alla presenza del Pd in un’ipotesi di governo di larghe intese, mentre Berlusconi ha sempre tentato di convincere il suo alleato che quella fosse la soluzione migliore piuttosto che andare con Di Maio. Eppure, dopo la proposta lanciata da Matteo Renzi di un governo breve e istituzionale per provare a scrivere la legge elettorale e altre (poche) regole chiave per le prossime Elezioni, la Lega sembra poter accettare l’ipotesi: lo esprime bene il n.2 del Carroccio, Giancarlo Giorgetti, in una intervista a Rtl 102.5 «Se si deve modificare la legge elettorale, patti chiari, amicizia lunga, governo corto. Governo breve. L’unica ipotesi che prendiamo in considerazione è una rapida modifica della legge elettorale, che permetta a chi vinca, al prossimo giro, di poter governare in modo autosufficiente». È ovvio che non può essere un “sperticata lode” di Renzi e del Pd, siamo sempre in politica, ma un segnale importante di apertura da quell’unica forza nel Centrodestra che ha sempre visto come fumo negli occhi il Pd (per l’appunto la Lega) ora è ben chiaro e potrebbe essere utile per “sbrogliare” la matassa più complicata della recente storia repubblicana.
DI MAIO, “CAMBIAMO TUTTO: SUBITO AL VOTO”
Il giorno dopo il video in cui Di Maio ha deciso di strappare definitivamente con gli altri partiti, il leader del M5s interviene ancora sui social con un messaggio più breve in cui ribadisce l’occasione per lui persa di poter fare un Governo del cambiamento. Lo fa riflettendo sul significato del Primo Maggio, festa dei lavoratori, e attaccando come ogni volta tutte le altre formazioni politiche “responsabili di questo stallo”: «Revisione del jobs act e della legge Fornero, centri per l’impiego e pensione di cittadinanza sono tutte cose che eravamo pronti ad inserire nel contratto di Governo per cambiare finalmente l’Italia» ma sono tutte cose che gli stessi partiti che oggi vi riempiranno di auspici e moniti si sono rifiutati di fare perchè hanno preferito tenersi stretti Berlusconi e Renzi piuttosto che cambiare tutto. Andiamo al voto il prima possibile!», attacca Di Maio riferendosi, senza citarlo, a Matteo Salvini che richiama ancora una volta alla possibilità di andare insieme da Mattarella a chiedere voto anticipato in giugno (ma come abbiamo già spiegato qui sotto, è tecnicamente impossibile come richiesta). Un primo maggio difficile per il M5s e per lo stesso Mattarella che più guarda le carte sul tavolo e più pensa che siano passati due mesi e che nulla davvero sia cambiato.
SALVINI SALE, DI MAIO SCENDE
Il Quirinale non ha risposto direttamente ma lo ha fatto col “silenzio” mutuato da Mattarella dopo la “sparata” di Di Maio che ha invocato elezioni subito a giugno: non ci sono i tempi tecnici, come spiegava bene ieri Mattia Feltri sulla Stampa, visto che per legge le procedure del voto all’estero degli italiani vedono almeno 60 giorni di tempo per far partire l’intera macchina elettorale, una volta sciolte le Camere. Ecco che, facendo un rapido calcolo, la “proposta” del leader M5s si rivela del tutto improbabile se non proprio impossibile. Lo strappo di Di Maio col Pd e con la Lega di Salvini resta ancora il fatto politico più importante di ieri, assieme alla vittoria della Lega in Friuli Venezia Giulia, oltre ogni più rosea aspettativa in Via Bellerio. Ora però il segretario leghista è davanti ad una scelta non proprio semplicissima: è di certo il leader più legittimato al momento per poter chiedere un incarico di Governo ma ha il timore grosso di potersi “bruciare” non avendo poi i numeri in Parlamento con la sua coalizione di Centrodestra. Del resto, tradire Berlusconi per andare con Di Maio a fare il “n.2” del Governo potrebbe non essere altrettanto allettante per Salvini: il dubbio rimane, anche se di certo Mattarella al momento potrebbe premiare le ottime prestazioni della Lega alle Regionali di Molise e Friuli. Resta il voto anticipato, con Salvini che di certo potrebbe essere il leader a guadagnarci di più; ma vedere una Lega al 30% resta al momento un sogno alquanto “utopico”..
IL PD È IN SUBBUGLIO: IL PUNTO DI ZANDA
Sull’altro fronte della barricata, a due giorni dalla Direzione Nazionale più infuocata che mai, il Pd vive ore di difficile tensione interna: dopo il ritorno sulla scena di Matteo Renzi, la spaccatura interna si fa fragorosa con tutte le anime della minoranza (Orlando, Franceschini, Cuperlo, Emiliano e ora anche Martina) che scattano in piedi dopo la bocciatura di Renzi ad un accordo col M5s (anche se lo andava dicendo da giorni, non è che fosse proprio una “novità”, ndr). Oggi in una intervista al Corriere della Sera Luigi Zanda, ex capogruppo Pd al Senato, viene di nuovo messo l’ex premier nel mirino della minoranza dem: «Penso che Martina abbia ragione, l’atteggiamento di Renzi fa molto male al Pd. Oggi i partiti personali sono di moda ma in tutto il mondo funzionano fino a quando il leader vince. Quando si perde in un referendum, alle regionali, alle amministrative, alle politiche, si dimezzano i consensi, i partiti personali perdono». Resta il dubbio su cosa si concentrerà la Direzione di giovedì, visto che Di Maio ha già strappato prima che i dem potessero incontrarsi e discuterne; secondo Zanda, più che una Direzione il Pd ha bisogno di un governo «Le conte vere si fanno al congresso. Il Pd ha bisogno con urgenza di un congresso serio e ben preparato, che dia atto del profondo cambiamento dei nostri equilibri interni. Il risultato elettorale ci dice che tra i nostri iscritti ed elettori la maggioranza che ha vinto l’ultimo congresso è diventata minoranza. Vedo dai sondaggi che oggi Renzi è meno popolare di Martina e Gentiloni, per non citare Salvini e Di Maio. E questo vorrà pure dire qualcosa».