Via libera al governo Lega-M5s: alla vigilia della formazione del “governo neutrale” da parte del Capo dello Stato, è Berlusconi, dopo una giornata densa di trattative e due mesi di stallo, a consentire l’accordo di governo tra Salvini e Di Maio. Forza Italia non porrà veti o pregiudiziali, ma nemmeno voterà la fiducia. Il partito dell’ex premier valuterà la bontà dell’azione di governo provvedimento per provvedimento, riservandosi di votare contro quelli che non gli piacciono. Una situazione che ricorda quella del 2011 e del 2013, quando, a parti invertite, la Lega non votò i governi Monti e Letta sostenuti invece da FI. La giornata politica si è aperta con il dietrofront di Di Maio (“Berlusconi non è il responsabile dell’impasse, in questo ha meno responsabilità di altri e non ci sono veti”) e si è chiusa con la stoccata di Berlusconi (“Nessuno potrà usarci come alibi se un governo Lega-M5s non potesse nascere, di fronte all’impossibilità oggettiva di trovare accordi fra forze politiche molto diverse”). La verità l’ha detta probabilmente Umberto Bossi ai giornalisti, quando gli hanno chiesto se in Berlusconi fosse prevalsa la paura di un ritorno alle urne. “No — ha risposto il fondatore della Lega — quella ce l’hanno tutti, al di là di quello che dicono. Sanno che se ritorniamo a votare, la gente bastona tutti”.
In ogni caso, c’è ancora molto da fare. Nulla si sa del premier, dei ministri di peso. Soprattutto, “il nodo della questione non è la formula politichese per definire il rapporto di governo, astensione critica o benevola, sostegno esterno e via dicendo, ma le garanzie che ha preteso Berlusconi” commenta Fabrizio d’Esposito, giornalista politico del Fatto Quotidiano.
Evidentemente sono arrivate. Riguardano le aziende?
Anche, per forza di cose. Ma non solo. Berlusconi vuole una sorta di riconoscimento. La dichiarazione di Di Maio sui veti che non ci sono, per l’ex Cavaliere non conta, non è una cosa significativa.
Allora che cosa ha chiesto?
Berlusconi vuole delle persone con cui interloquire direttamente nel governo. Potrebbero essere ministri d’area o un premier terzo, qualcuno però con cui sa di poter parlare direttamente. Secondo me non si fida nemmeno di Salvini.
Martedì mattina, il giorno dopo le ultime consultazioni, eravamo proiettati verso le urne. Che cos’è che ha cambiato tutto?
Mattarella ha messo sul tavolo dello stallo la pistola del voto anticipato.
Ma Di Maio e Salvini sembravano intenzionati a premere il grilletto. Perché hanno cambiato idea?
Cinque minuti dopo che Mattarella ha fatto il suo discorso, entrambi hanno detto che saremmo andati al voto l’8 luglio e questo ha costretto Berlusconi a riaprire la trattativa. Oggi Forza Italia ha il 14 per cento, ma se si votasse a luglio scenderebbe sotto il 10. Berlusconi, per continuare a far valere il peso che ha adesso, non ha avuto altra via d’uscita che accettare la trattativa.
Eppure il voto subito avrebbe favorito Salvini. Perché rinunciare?
Per un calcolo. Saremmo andati al voto anticipato solo per riequilibrare i rapporti tra Forza Italia e Lega ancor più massicciamente a favore di quest’ultima. Con questa prospettiva, Berlusconi anziché gestire un risultato ancor più negativo domani, ha preferito accontentarsi di quanto vale oggi e trattare le condizioni di un governo non ostile.
Ma Salvini? Che cosa lo ha indotto a inseguire l’accordo con Di Maio?
Anche dopo le urne gli unici a poter fare un governo politico sarebbero stati di nuovo Di Maio e Salvini, perché con questa legge elettorale il centrodestra non riuscirà mai ad avere la maggioranza. La strategia di Salvini vale dentro il centrodestra, non all’esterno.
Quale strategia?
Salvini ha capito che può piegare Berlusconi solo nelle urne, vedi il tormentone del voto in Friuli e Molise. In ogni caso questi due mesi hanno fatto capire che l’unico modo per avere una maggioranza certa in Parlamento e l’accordo Lega-M5s. Le elezioni avrebbero solo rinviato il matrimonio.
Non ha pesato l’incognita di nuove elezioni a distanza ravvicinata, per di più in piena estate?
Sì perché sarebbe un fatto senza precedenti e quindi impossibile da valutare nelle conseguenze, dopo due mesi senza governo.
Cosa pensi della proposta di Mattarella di un “governo neutrale”?
E’ servita a usare l’arma più tradizionale del presidente della Repubblica, lo spettro del voto anticipato. Il presidente non voleva che a portare il paese al voto fosse il governo Gentiloni, risalente alla scorsa legislatura ed espressione di una minoranza, ma nemmeno che a farlo fosse una politico uscito dalle urne del 4 marzo.
La Ue si fida di Berlusconi ma non si fida di Salvini. Saranno le politiche europee o la Nato a spaccare il centrodestra?
Ancora non sappiamo chi sarà il premier e non sappiamo fino a che punto si è parlato di programmi. Ci sono però dei problemi sul tappeto che vanno nella direzione che dici tu.
Alcune voci parlano di Giulia Bongiorno come premier.
Circolano dei nomi in grado di garantire Berlusconi.
Stamattina scadranno le 24 ore concesse dal Capo dello Stato per produrre una soluzione politica.
Finché non si chiuderà la trattativa, con esito positivo o negativo, Mattarella aspetterà.
(Federico Ferraù)