Piero Sansonetti, fondatore e direttore de Il Dubbio dopo avere guidato Il Garantista e Liberazione, ci ha preso in pieno: è finita (o sta cominciando) proprio come aveva detto un mese fa, il 10 aprile scorso, in un’intervista a ilsussidiario.net. In realtà lo diceva da tempo: “l’alleanza populista era nelle cose, sul Garantista già cinque anni fa mettevo insieme le parole Grillo-Travaglio-Salvini”. Ma, avverte Sansonetti, dopo la lotta per la spartizione del potere (“Prima i temi, poi i nomi”) le ricette idiote e il trasformismo possono facilmente uccidere M5s e Lega.



Che governo sarà, Sansonetti?

Il primo governo di estrema destra nell’Europa del dopoguerra, il primo in un grande paese democratico. Era probabile che prima o poi succedesse. Anche la Francia ci è andata vicina.

Lei mette così facilmente M5s a destra? Non sono una forza post-ideologica, un partito pragmatico?



Pragmatico come Mussolini quando ha liquidato liberali e socialisti. E’ l’azione tipica di un partito post-democratico quella di rottamare la democrazia. Non è che la post-democrazia sia solo a destra, esiste naturalmente anche a sinistra.

Però?

Però in questo caso mi pare che di sinistra non ci sia nulla. Del resto se uno sceglie l’alleanza con la Lega lo fa perché ha una visione molto simile. E sul fatto che la Lega sia un partito di estrema destra non mi pare ci siano molti dubbi.

Chi ha più da rimetterci in questo patto? Di Maio o Salvini?

In termini di concezione politica, non Di Maio perché non ce l’ha. Ha più da perdere Salvini. In termini di leadership invece direi Di Maio, perché ha un elettorato più forte e quindi dei due è quello che rischia di più. L’ideologia della Lega esce vincente perché è l’unica che c’è.



Eppure M5s ha cambiato idea su molti temi, come l’euro e la Ue, innescando eclatanti retromarce e correzioni di rotta. Quando un nome come quello di Enrico Giovannini viene associato a M5s, lei cosa pensa?

Il trasformismo è una caratteristica delle nostre classi dirigenti e della nostra intellettualità più che in altri paesi, più abituati al bipolarismo, e lo dico senza nessuna polemica. Nel bipolarismo il trasformismo è più complicato. Ma da noi il bipolarismo non c’è mai stato, nemmeno quando è sembrato che ci fosse.

Diceva del trasformismo.

In Italia è una categoria politica prima che morale. Il passaggio di pezzi di establishment dalla destra o dalla sinistra ai 5 Stelle mi pare un fatto normale, ma questo non cambia la natura dei 5 Stelle, che sono un’organizzazione finalizzata al potere. Non dobbiamo stupircene.

Ci siamo sentiti il 10 aprile scorso. Titolo: “Salvini non vede l’ora di governare con Di Maio”.

Non ho mai avuto dubbi che le cose sarebbero andate così. C’erano degli ostacoli da rimuovere, il principale era l’alleanza ormai innaturale tra Lega e Berlusconi.

Innaturale perché?

Perché Berlusconi è ormai cambiato lui stesso, rappresenta l’opinione pubblica liberale e moderata e non ha più nulla in comune con la Lega tranne una storia ormai trascorsa. Certo le alleanze storiche sono complicate da sciogliere, è una cosa che richiede il suo tempo.

Che rapporto ci sarà tra Lega e M5s?

Quello che stiamo già vedendo: una lotta, legittima, per la spartizione del potere. Dicono “contratto” invece di “compromesso”, ma il nocciolo è lo stesso.

Può ancora finire tutto?

Sì perché non è detto che la divisione riesca. Per esempio se non trovano un premier che va bene a tutt’e due.

E se si trova?

Allora governino. Hanno dalla loro il 51-52 per cento degli italiani. Mi auguro che quando si tornerà alle urne gli elettori cambino opinione.

Potrebbero essere le parole di Berlusconi. Il problema è che una sinistra non c’è più.

Non è vero, io non lo credo. La politica è come la fisica, esistono i pieni e i vuoti. Non può non esistere una sinistra, può esistere una sinistra in crisi profonda, abbattuta, sconvolta, ma in un paese democratico la sinistra esiste.

In queste ore al tavolo M5s-Lega si discute di abolizione della legge Fornero, reddito di cittadinanza e flat tax. Con quali soldi?

Il problema è irrisolvibile. Se tagliare gli sprechi vuol dire mandare a casa 30mila forestali della Calabria, facciamolo, ma non pensiamo di avere risparmiato dei soldi: abbiamo creato 30mila disoccupati. Ai quali andrà il reddito di cittadinanza, immagino. Idem per la Pa. Licenziamo un milione di dipendenti?

Per questa strada anche lei arriva a Salvini. Via il fiscal compact, riscriviamo i vincoli di bilancio.

Su questo può aver ragione, ma non risolve il problema. I soldi non ci sono. Peraltro sul problema della ridistribuzione la sinistra è più forte della destra.

Il reddito di cittadinanza si può fare?

Non come vuole M5s, soprattutto farlo insieme alla flat tax è un’idiozia palese. E’ fattibile solo se accompagnato a una revisione complessiva della politica fiscale e a un aumento delle tasse ai ceti più ricchi.

Una ricetta di sinistra.

Sì. O lasciamo che sia il mercato a decidere come avviene lo sviluppo, ed è la ricetta della destra, oppure redistribuiamo la ricchezza con la leva fiscale, come chiede la sinistra. Ma per fare il reddito di cittadinanza servono 6-7 anni, non 5 minuti.

M5s in campagna elettorale ha detto: lotta senza quartiere all’evasione fiscale.

Altra idiozia, come dire “onestà-onestà”. Tagliare l’evasione è difficilissimo, non ci è riuscito nessuno, si può solo ridurre un po’. Il problema è che l’evasione fiscale è anche il carburante della nostra economia, se non ci fosse, il Pil scenderebbe di 10 punti. Perché dobbiamo fare finta che non sia così?

Sarà la politica estera a dividere Salvini e Di Maio?

Non credo. Della politica estera non gliene frega niente a nessuno dei due.

Vuol dire che pagheranno il prezzo delle decisioni altrui.

Succede quando mancano le idee.

Chi farà il presidente del Consiglio?

Non sono in grado di fare il toto-premier, mi spiace. Se cercano un premier terzo, Bongiorno e Giorgetti non vanno bene. Della staffetta si è parlato, ma mi pare improbabile.

Non si fidano uno dell’altro?

Il precedente (il patto Craxi-De Mita nell’83 per un avvicendamento al governo, ndr) non è incoraggiante.

Chi è che ha avuto la parte maggiore, in questi due mesi di stallo e trattative? Mattarella, Di Maio, Salvini?

A me pare che abbia fatto tutto Salvini, ha comandato lui il gioco.

(Federico Ferraù)