Presto MoVimento 5 Stelle e Lega potrebbero presentare al presidente della Repubblica Sergio Mattarella il nome del premier scelto. Oggi infatti è prevista la chiusura del contratto di governo di Luigi Di Maio e Matteo Salvini, quindi è attesa la svolta politica dopo settimane di attese e trattative. Decisiva forse la mossa di agitare lo spettro del governo tecnico in alternativa alle elezioni anticipate. Dopo infatti c’è stata l’apertura ufficiale della trattativa tra M5s e Carroccio. Eppure c’è chi non ha affatto condiviso la strategia di Mattarella. Questo è il caso di Giorgia Meloni: «Abbiamo chiesto l’incarico per il centrodestra e bisognava contestare con maggiore decisione la scelta del Presidente Mattarella di non dare l’incarico al centrodestra e a Matteo Salvini. Noi abbiamo portato una soluzione al Presidente Mattarella, il Presidente della Repubblica ci ha risposto che non era possibile perché non avrebbe dato l’incarico in assenza di una maggioranza», ha dichiarato il leader di Fratelli d’Italia. Meloni ha aggiunto di non aver capito la scelta di Mattarella, «che il giorno successivo ha detto che avrebbe mandato in Parlamento un governo proprio, fatto di persone che noi non sappiamo neanche chi siano e che sulla carta ha dei numeri molto più risicati di quelli che aveva il centrodestra». (agg. di Silvana Palazzo)



MATTARELLA A M5S E LEGA: “SCELTA PREMIER SPETTA AL COLLE”

La scelta del premier spetta al Capo dello Stato: il messaggio è chiaro e oggi, nel suo discorso al raduno degli Alpini a Trento, sono attese nuove indicazioni e “consigli” a distanza per i due partiti all’opera per formare il nuovo governo in questo Paese. «Rendere omaggio oggi, nel 70° anniversario del giuramento del primo presidente ‘costituzionale’ della Repubblica, significa riflettere sui caratteri della nostra democrazia, che reca i segni incancellabili del suo magistero», ha ricordato a Dogliani questa mattina (nelle Langhe Cuneesi) proprio quel Luigi Einaudi, primo presidente eletto della Repubblica Italiana (De Nicola fu “designato” nei primi 5 mesi della nuova Costituzione nel 1948, ndr). Da qui il collegamento con quanto detto ieri sera proprio sull’illustre precedente del “caso” Pella: «Cercando sempre leale sintonia con il governo e il Parlamento, Einaudi si servì in pieno delle prerogative attribuite al suo ufficio ogni volta che lo ritenne necessario. Fu il caso illuminante del potere di nomina del presidente del Consiglio, dopo le elezioni del 1953». Un particolare “perimetro” al prossimo governo e ai prossimi azionisti: Di Maio e Salvini, ancora insieme oggi a Milano, sapranno cogliere? 



“SONO ARBITRO, NON NOTAIO”

A chi credeva che Mattarella fosse un Presidente della Repubblica più remissivo e “innocuo” di Napolitano, le ultime settimane stanno esattamente dimostrando il contrario: prima la “mossa” del “Governo tecnico o Elezioni a luglio” per mettere pressione a Lega e M5s (e Forza Italia, di fatto stringendo al passo di lato di Berlusconi, ndr) poi ieri il discorso in cui cita Einaudi (secondo presidente della Repubblica dopo i “cinque mesi” di De Nicola) per l’incarico dato a Pella nelle elezioni del 1953. Un modo, sottile e autorevole, di far mandare un messaggio ai “naviganti” Salvini e Di Maio sui limiti e il perimetro che dovrà avere il governo ai nastri di partenza: mentre oggi si concluderanno le trattative e i vertici tra Lega e M5s (ed entro sera è atteso il plico con i risultati indirizzato al Quirinale), il Presidente della Repubblica medita sul da fare. «Cercando sempre leale sintonia con il governo e il Parlamento, Luigi Einaudi si servì in pieno delle prerogative attribuite al suo ufficio ogni volta che lo ritenne necessario»: insomma, come ha poi detto a sua volta Mattarella, il Capo dello Stato «non è un notaio» e può in qualsiasi momento far partire (o tentare almeno) un Governo del Presidente, proprio come quello di Pella nel 17 agosto 1953 dopo il fallimento del primo incarico a De Gasperi (perse la fiducia dopo 32 giorni) e del secondo a Piccioni.



L’AZZARDO DI MATTARELLA

In quel caso allora Einaudi decise di affidare l’incarico di Governo al premier Giuseppe Pella, un economista estraneo a tutte le indicazioni dei partiti di allora: vennero tutti spiazzati e nacque così il primo Governo del Presidente. «Fu il caso illuminante del potere di nomina del presidente del Consiglio dei ministri, dopo le elezioni del 1953 per la quale non ritenne di avvalersi delle indicazioni espresse dal principale gruppo parlamentare, quello della Dc», spiega Mattarella facendo ben capire i parallelismi con la situazione attuale. Insomma, l’avviso risuona al Carroccio e alla Casaleggio Associati e potrebbe essere indicativo anche nelle ultime scelte di premier e ministri: tutti i nomi dovranno essere mandati stasera al Quirinale che poi vaglierà, appunto, non solo come “un notaio passacarte”. In poche parole, è il Capo dello Stato che incarica il Presidente del Consiglio e nomina i ministri dopo aver ascoltato le proposte di quest’ultimo: dunque Salvini e Di Maio possono fino ad un certo punto, poi agirà Mattarella che tutto vuole fuorché le elezioni anticipate ma non vuole neanche consegnare il Paese ad un Governo tenuto “sotto stretto controllo” dai due azionisti di maggioranza Lega e M5s. QUI LA DIRETTA LIVE PER LA FORMAZIONE DEL GOVERNO