Giulio Sapelli, economista, sarà ricordato da molti, quelli che non hanno letto i suoi libri, come il premier in pectore per una notte. Una somma di veti lo ha escluso da Palazzo Chigi dopo che il suo nome era circolato insieme a quello del giurista Giuseppe Conte, vicino ai 5 Stelle.
Lunedì 13 maggio. Di Maio è atteso nello Studio alla Vetrata del Quirinale alle 16.30. Esce poco prima delle cinque e mezza. Altro che nome del premier: “Abbiamo aggiornato il presidente della Repubblica su come stiano avanzando le varie interlocuzioni tra il M5s e la Lega su quello che è il contratto di governo”. L’intesa non c’è, serve altro tempo. Qualcosa dev’essere andato storto. La conferma arriva quando è Salvini a presentarsi ai giornalisti. Il capo del Carroccio, spazientito e con i nervi a fior di pelle, dà la sua versione. Stiamo parlando di programmi, non di nomi. Una frase già sentita, ma stavolta il tono è diverso. Giorgetti e Centinaio, un passo indietro, si scambiano un’occhiata ammiccante che forse li tradisce: altro che programmi, il problema sono proprio i nomi, anzi, il nome. Quello del premier. Non solo. Poco prima, secondo Repubblica, il leader della Lega ha ricevuto un no da Mattarella su Ue e migranti. “Le Camere non contano più nulla — dice Sapelli al Sussidiario — qualcuno vuole così”.
Professore, Di Maio e Salvini hanno chiesto al Quirinale altro tempo. Non c’è intesa sul premier.
Mi spiace, perché eravamo ad un passo. Ma M5s è stato chiaro: il nostro candidato non è Sapelli.
Pare che sia Di Maio a insistere, vuol fare lui il presidente del Consiglio.
E’ quello che mi ha detto Salvini.
Proprio per questo, forse, Salvini ha alzato il prezzo. Se Di Maio vuole fare il premier a tutti i costi, Salvini ha chiesto mani libere sul resto. Ma a quel punto Mattarella potrebbe avergli detto che non vuole sentir parlare delle sue proposte sull’Europa e i trattati.
Mi sorprende che le Camere non contino più nulla, a qualcuno fa comodo ignorarle.
Chi è stato a mettere il veto su di lei?
L’asse Mattarella-Di Maio, prono all’Europa, anzi a questa Europa, alla Ue così com’è.
Che cosa è successo tra domenica e lunedì?
So che Mattarella domenica ha incontrato Siniscalco a Dogliani, nel giardino di casa Einaudi. Lo ha lodato, dicendogli che era l’erede di quella gloriosa tradizione piemontese eccetera eccetera. Domenico ovviamente era in brodo di giuggiole. So anche che qualcuno ha detto di me che avrei dei legami massonici.
Quando Mattarella ha parlato con Siniscalco, sapeva che lei era il candidato della Lega?
Penso di sì.
La sua ostilità all’austerity le è costata cara. Eppure era stato molto cauto.
Ma certo. Ho comunque detto quello che penso. “Guarda che ti fanno fare la fine di Moro” ha detto il mio amico Modiano, che è seduto qui davanti a me. Boom, esagerato.
Da dove avrebbe cominciato?
Sarei andato a parlare con la Merkel. Sull’austerity la Germania si sta spaccando, non sono più tutti duri e puri. Ci dica, frau Merkel, dove dobbiamo andare? A Monaco o ad Amburgo?
Com’è stato l’incontro con M5s e Lega?
C’erano Salvini e Giorgetti, Spadafora e Di Maio. Salvini e Giorgetti mi hanno presentato come il loro candidato, i 5 Stelle mi hanno chiesto che cosa pensavo del loro piano di sviluppo. Abbiamo parlato per due ore e mezza. Poi hanno capito che volevo dire la mia sui ministri. Occhio alla Costituzione, ho detto. E ho posto la condizione che con me ci fosse anche Siniscalco.
Dunque fin da domenica sera conoscevano le sue condizioni.
Certo.
E cos’hanno detto?
Salvini e Giorgetti hanno detto che per loro andava bene, e che mi avrebbero seguito. Di Maio ha fatto notare che Siniscalco rappresenta l’establishment.
E lei?
Ho detto che innanzitutto le persone vanno giudicate per quel che sono come persone, per la loro storia e il loro merito. E poi ho detto che di un rapporto con l’establishment avevamo bisogno.
Adesso come si mette?
Non lo so. Continuo a pensare che siamo davanti a un vulnus inferto alla Costituzione. Non eravamo una repubblica parlamentare? Forse quando Mattarella è andato a trovare Napolitano ha contratto la sua malattia.
E’ ancora convinto di avere la scialuppa della soluzione tecnica.
Mattarella vuole il governo tecnico, mi chiedo però quale sia il tecnico che si presta. Il paese si accorgerà che abbiamo avuto una grande occasione, quella di rinegoziare l’Europa, di uscire dalla deflazione e dare un po’ di respiro ai paesi europei senza cadere nel nazismo economico, che se andiamo avanti così è quello che ci aspetta.
Lei ieri ha dichiarato che il programma le piaceva. Lo pensa ancora?
Sì, è un programma socialdemocratico, serio, buono. Spero che venga attuato.
Sarebbe disponibile ad assumere un altro incarico?
Se me lo chiedono posso tornare in campo, alle stesse condizioni. Però dopo quanto accaduto e dopo quello che ci stiamo dicendo, ho i miei dubbi. Salvini lo ha detto a Di Maio: non ti preoccupare, il prof è così, ma non vuole comandarci.
Ha preteso di avere le mani troppo libere.
Lo sapevano, glielo avevo detto: I re magi siete voi, ma il bue e l’asinello li scelgo io.
(Federico Ferraù)