Ogni volta che il vostro vecchio Yoda cala nel Bel Paese, non potendo usare il teletrasporto, si accontenta dei taxi, che per lui sono però una vera goduria, in quanto gli bastano poche corse per essere messo al corrente di cosa pensa la famosa “gente” comune. Se qualche mese fa avvertiva un sentimento di grandi aspettative verso i grillini, oggi alle sue orecchie pelose arriva una musica del tutto diversa. “Incapaci”, “dilettanti allo sbaraglio” è la vulgata del momento, che rispecchia analoghi titoli di giornali: “Che pippe”, “Pasticciaccio brutto”, “Il grande bluff”.
Nelle tratte più lunghe si può approfondire, ed è interessante sentire dalla vox populi analisi semplici, lucide e di grande buon senso: “Ma chi mai si presterebbe a fare il presidente del Consiglio-pupazzo, dovendo poi ubbidire magari alternativamente ai due capibastone e applicare pure alla lettera un contratto già scritto?”. In realtà, Yoda la risposta ce l’ha avuta pronta: “Un qualche accademico bollito e sfiatato in cerca di visibilità lo si trova sempre, figuriamoci” (e puntualmente l’ha ritrovata sui giornali, corredata pure di nomi e cognomi). Inoltre, non va dimenticato l’effetto “bandwagoning” (la corsa a salire sul carro del vincitore).
Raccontano infatti che all’incontro organizzato di recente da Casaleggio jr. a Ivrea, per ogni parlamentare pentastellato presente c’era un codazzo di almeno 30 clientes di ogni categoria pronti a offrire i propri servigi e a farsi tenere presenti per l’infornata di nomine pubbliche che il prossimo governo dovrà fare. E del resto i grillini ne hanno un gran bisogno, vista la penuria di laureati o esperti di lungo corso nelle loro file. Davvero un gran paradosso: hanno sempre urlato contro i governi tecnici, e ora sono a caccia di tecnici, in primis di un presidente del Consiglio che sia un gran tecnico… ma che non si occupi giammai di politica.
Ma i poveretti non sanno che ogni scelta tecnica è una scelta politica, alla fine. E poi dovrebbero stare attenti a quello che dicono: “Stiamo scrivendo la storia”, nientemeno, quando in realtà litigano per il bastone del comando, pensando che si possa poi governare a colpi di tweet, al massimo consultando ogni tanto la base con la loro piattaforma dall’altisonante nome di Rousseau. In proposito, Yoda ha trovato splendido un pezzo di Marcello Veneziani su il Tempo: “Siamo alla scomparsa dell’umanità e al trionfo della piattaforma, dell’algoritmo. Non servono le persone, la loro esperienza e la loro affidabilità, basta scaricare l’app adatta, basta installare il programma e si chiama un esecutore. Con questi presupposti solo un demente può fare il premier…o al massimo un furbo che li asseconda pensando poi di intortarli. L’alternativa al candidato robot è, del resto, un premier scelto da Mattarella, nel nome del Palazzo. Siamo tra l’incudine e il Mattarella”.
Dati i presupposti, Yoda ritiene che non se ne farà nulla, o che si se si farà durerà pochissimo. Perché non si può cavare sangue dalle rape, diceva l’antico saggio. E la storia scritta da Di Maio si rivelerà più volatile di un tweet.