“Più che un programma di governo, questo sembra un programma da campagna elettorale”. Così commenta Frank Cimini, giornalista di inchiesta, molto noto nell’ambiente delle cronache di giustizia e magistratura, fondatore di GiustiziaMi. Secondo Cimini nell’ultima bozza disponibile del cosiddetto “contratto” tra 5 Stelle e Lega c’è molto fumo e poco arrosto: dichiarazioni di intenti molte, proposte concrete poche. Esemplare la parte che riguarda la giustizia: “Proposte come l’introduzione dell’agente sotto copertura o agente provocatore per snidare i corrotti sono concretamente irrealizzabili, anche la maggior parte della magistratura è contraria in quanto in Italia non funzionerebbero mai e provocherebbero più problemi che vantaggi”.
Cimini, che idea si è fatto dell’ultima bozza disponibile del contratto a cui stanno lavorando Lega e 5 Stelle, al capitolo sulla giustizia?
Sostanzialmente risaltano due cose: la Lega chiede di estendere i criteri della legittima difesa e i 5 Stelle sono più interessati a tagliare la prescrizione.
Entrando nel dettaglio, c’è un punto in cui si parla esplicitamente di applicare la separazione delle carriere dei magistrati, un tema da sempre caro a Berlusconi e al centrodestra.
Sì, ma non sappiamo se i 5 Stelle siano d’accordo. Su un sacco di cose loro non dicono cosa pensano e io sospetto lo facciano perché non sanno cosa dire. Non ricordo onestamente che abbiano mai preso posizioni chiare sull’argomento.
La Lega invece?
Anche la Lega sull’argomento mi è sempre sembrata abbastanza timida pur essendo storicamente alleata di Berlusconi, non li ho mai visti accalorarsi su questo argomento.
Ragionando in termini maliziosi, si potrebbe dire si tratti di un regalino di Salvini per tenersi buono Berlusconi?
Sicuramente a Berlusconi che si faccia una legge sulla separazione delle carriere farebbe piacere, ma il programma di Forza Italia nel contratto di governo non c’è. Se pensiamo a quanto ruota intorno ai pentastellati, una parte della magistratura, quella politicizzata, e organi di stampa come Il Fatto Quotidiano tendenzialmente dovrebbero essere contrari. Ma come con altri temi, di questo programma di governo non si capisce cosa pensano e cosa dicono.
C’è un punto molto curioso, l’istituzione del cosiddetto agente provocatore che dovrebbe infiltrarsi nelle aziende per far uscire fuori i corrotti fingendosi uno di loro. Non le sembra una misura un po’ da regime dittatoriale?
Questo è sicuramente un punto voluto dai 5 Stelle, è la battaglia che fanno Davigo e la sua corrente di magistrati. Personalmente credo che sia di difficile realizzazione in Italia, è una cosa molto americana.
In che senso?
In America è possibile perché non c’è l’esercizio obbligatorio dell’azione penale, questo fa la differenza. Pensiamo alla vicenda che coinvolse l’ex capo del Ros, una operazione antidroga in cui per arrivare ai vertici della banda criminale si favorì il traffico di droga. Per ragioni investigative si favorì il commercio di droga e poi finì che sparirono dei soldi e pure della droga. In Italia i precedenti non sono molto edificanti. Mi risulta poi che una larga parte della magistratura sia contraria perché ci si rende conto che si creerebbero molti più problemi di quanti non se ne potrebbero risolvere.
Altrettanto inquietante è la richiesta di inasprire le pene per i minori visto che, si legge, “la criminalità minorile è in aumento”. Una concezione puramente punitiva, no?
Sono d’accordo. La mia impressione sul capitolo Giustizia, ma non solo, è che invece di parlare di programma di governo si abbia più l’occhio a una prossima campagna elettorale. Mi sembra che in questo contratto ci sia molta propaganda da parte di entrambi, Lega ed M5s, discorsi fatti per prendere dei voti piuttosto che indicazioni concrete per il legislatore.
(Paolo Vites)