Sembra sempre più difficile la formazione di un governo, per lo meno, in tempi brevi. Dopo che Salvini ha confermato di voler voltare le spalle al Partito Democratico, e nel contempo, la rottura fra la stessa Lega e il Movimento 5 Stelle, ora sembra essersi rotta definitivamente anche la flebile intesa fra i Pentastellati e i Dem. Ospite presso gli studi di Porta a Porta, noto programma in onda su Rai Uno in seconda serata, il leader del M5S, Di Maio, ha spiegato: «Ha sabotato il dialogo tra M5s e Pd. Ho rispetto per il momento del Pd, per la Direzione nazionale di domani, ma a questo punto per noi finisce qui». Ovviamente il candidato Premier punta il dito nei confronti di Matteo Renzi, che ha sempre detto no ad un’alleanza con i 5 Stelle, e che gode ancora di grande stima all’interno degli stessi Dem: «Qualcuno dei nostri amici e compagni di partito – come Piero Fassino ieri sera a Porta a Porta – ha chiesto al PD di allearsi con il Movimento Cinque Stelle – le parole dell’ex Premier nella sua ENews – per un nuovo bipolarismo centrosinistra-centrodestra. A me sembra un errore». Difficile capire come possa evolvere questa situazione di completo stallo. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
RENZI SUL DOCUMENTO DI GUERINI
Il documento pubblicato oggi tra le file dei dem è stato redatto e proposto da Lorenzo Guerini, uno dei membri dell’attuale Segreteria del Pd nonché renziano della primissima ora. Ha creato non poche spaccature, con i più maligni che hanno attaccato i renziani di voler allontanare la “conta” per timore di non avere più i numeri di maggioranza interna al Pd. Ammesso e non consesso che sia così (ed è alquanto probabile e logico), Renzi oggi ha voluto spiegare ai senatori dem che quel documento riguarda un tentativo di unità e non di strappo: «il testo di Guerini era una iniziativa che mirava all’unità del partito. Una iniziativa che mirava all’unità del partito. Spero», ha sottolineato ancora Renzi, riportato da Repubblica, «che non vogliano cogliere pretesti per rompere. Renzi si è augurato inoltre che domani la direzione si chiuda in maniera unitaria, senza strappi». Immediata la risposta “furba” di Franceschini che prima accoglie l’appello lanciato e poi provoca lo stesso ex premier, «Anch’io come Renzi spero nell’unità del partito domani in direzione”. “L’unità si può costruire facilmente, anche passando dalla chiarezza di un confronto politico, ma partendo da un voto esplicito di fiducia della Direzione al segretario reggente. E sono certo che Renzi, che ha a cuore come tutti noi l’unità del Pd, sarà il primo a votare la fiducia al suo ex vicesegretario», cercando dunque di stanare subito Renzi. Insomma, una Direzione infuocata quella che si prospetta domani che potrebbe vedere una conclusione tutt’altro che “pacifica”.
OSCURATO IL SITO CON I “FAVOREVOLI” AL M5S
Acque agitate in casa Partito Democratico. Oltre alla divisione interna tra numerose correntin, in particolare quelle pro Matteo Renzi e quelle contro l’ex segretario, i dem devono fare fronte alla bufera sul sito senzadime.it. Alla vigilia dell’attesa Direzione, è online il portale in cui venivano elencati i componenti della Direzione e la loro posizione, con tanto di nomi e cognomi, su un possibile dialogo con il Movimento 5 Stelle per la formazione del nuovo Governo. Sulla vicenda è intervenuta il segretario reggente Maurizio Martina, che ha chiesto di chiudere il sito senzadime.it. Richiesta accolta parzialmente: i nomi dei politici dem sono stati oscurati con un “omissis”. Come riporta Il Tempo, Maurizio Martina aveva commentato così la vicenda: “Leggo di un sito che classifica i componenti della nostra direzione PD sulle base delle opinioni espresse a proposito del confronto con il Movimento Cinque Stelle. Siamo arrivati a questo? Voglio credere per tutti di no e mi aspetto che venga chiuso. C’è un limite che non andrebbe mai valicato”. (Agg. Massimo Blsamo)
BUFERA SU SENZADIME.IT
Pd, caos in vista della Direzione: bufera su senzadime.it. Regna l’incertezza in casa Partito Democratico alla vigilia della Direzione. A tenere banco è la posizione dell’ex segretario Matteo Renzi, con i suoi fedelissimi pronti a promuovere un documento così da evitare la conta sul dialogo con il Movimento 5 Stelle per la formazione del nuovo Governo. Gli oppositori del senatore di Rignano però sono pronti a dare battaglia, addirittura con la richiesta di voto sul sostegno al segretario reggente Maurizio Martina fino all’Assemblea, come sottolineato dall’Ansa. Ma non solo: in rete è comparso il sito senzadime.it, che si rifa all’hashtag utilizzato da diversi esponenti dem su Twitter per dire a un accordo con i pentastellati. Sul sito in questione è stato pubblicato l’elenco con nomi e cognomi di chi è favorevole e di chi è contrario sul dialogo con Luigi Di Maio. E scoppia la bufera, con il ministro della Cultura Dario Franceschini che ha commentato: “C’è qualcosa di profondo che non va”. (Agg. Massimo Balsamo)
SCONTRO RENZI-MINORANZA
Alla vigilia della Direzione Nazionale del Pd, è uscito un documento (pubblicato dall’Ansa) firmato da 77 deputati (su 105) e 29 senatori (su 52) in cui si chiede a tutto il partito di non effettuare “conte” o “rese dei conti” domani durante la difficile riunione a cui è chiamato il Partito Democratico. In realtà quel documenti, subito ribattezzato “dei renziani” mette sul tavolo tre punti fondamentali: «Crediamo dannoso fare conte interne nella prossima Direzione. È più utile riflettere insieme sulla visione che ci attende per le prossime sfide e sulle idee guida del futuro del centrosinistra in Italia», Come secondo punto invece, il documenti insiste nel ritenere che «lo stallo creato dal voto del 4 marzo sia frutto dell’irresponsabilità del Centrodestra e del Movimento Cinque Stelle che con la loro campagna elettorale permanente hanno messo e stanno continuando a mettere in difficoltà il nostro Paese». Da ultimo, i renziani invitano il Pd «a confrontarsi con tutti, ma partendo dal rispetto dell’esito del voto: per questo non voteremo la fiducia a un governo guidato da Salvini o Di Maio. Significherebbe infatti venire meno al mandato degli elettori democratici». Mossa interessante quella di Renzi, nel tentativo di allargare il più possibile “i numeri” in Direzione Pd sapendo bene che la sua componente si sta sfaldando e molti non sono più pronti a sostenere l’ex segretario contro tutto e contro tutti. Tra i firmatari anche i capigruppo Delrio e Marcucci che sostengono sia «utile invece impegnarci a un lavoro comune, insieme a tutte le altre forze politiche, per riscrivere insieme le regole del nostro sistema politico-istituzionale».
CAOS PD VERSO LA DIREZIONE
Sono innumerevoli le dichiarazioni in questi giorni “post-Fazio” dei membri autorevoli del Pd che prendono le distanze, a più riprese e in diverso modo, da Matteo Renzi e dalla sua linea di bocciatura sostanziale di un possibile accordo col M5s. Il risultato è un Partito Democratico più spaccato che mai che si appresta alla Direzione Nazionale di domani, 3 maggio, senza una via d’uscita “immediata” e con la frattura ormai insanabile tra i renziani e gli anti-Renzi. La “conta” è partita e probabilmente l’uscita dell’ex premier nell’intervista ormai famosa a “Che tempo che fa” ha di fatto provato a giocare d’anticipo ben sapendo che i numeri non sono così più schiaccianti a suo favore nella dirigenza del Pd. Due esempi su tutti? Debora Seracchiani, tra le renziane della “seconda ora” (non subito si era unita alla scalata di Renzi nel partito, salvo poi rientrare poco prima delle Europee) stamattina ha detto su La7 «Anche se molte cose dette in quell’intervista sono condivisibili, non l’avrei fatta in quel modo». Stessa mattina, sempre in tv, ma ad Agorà su Rai 3, il fedele Roberto Giachetti avanza il suo ragionamento «Il partito democratico non è monolitico, può essere che Renzi non abbia la maggioranza in Direzione». Tutto dunque potrebbe aprirsi o chiudersi domani, quando la “conta” sarà effettiva.
IL PIANO DI RENZI
Franceschini, Martina, Orlando, Emiliano attendono tutti che Paolo Gentiloni prenda la sua decisione: da che parte sta il premier uscente ancora non è dato saperlo, visto che i rapporti con Renzi sono da sempre molto cordiali per nulla affini su tutto. Probabilmente, un’indicazione domani in Direzione dell’autorevole Presidente del Consiglio potrebbe dare la spallata decisiva all’una o all’altra parte, riaprendo o chiudendo del tutto il dialogo con Di Maio e i Cinque Stelle. La minoranza spinge per indicare Martina e Gentiloni come i capisaldi su cui rifondare il Partito Democratico, detronizzando Renzi e lasciandolo ai margini: ma non sarà facile, anche perché solo un anno fa l’ex premier ottenne il 70% alle Primarie pur dopo la sconfitta del 4 dicembre. Ecco, proprio quella data torna e ritorna nei calcoli politici del Pd e del suo segretario: secondo quanto scrive Peppino Caldarola in un bel fondo su Lettera43, non bisogna sottovalutare la strategia di Matteo Renzi per l’attualità e lo stallo della politica di oggi. «È convinto che il tema della legge elettorale connessa a una legge istituzionale si ripresenterà a ogni tornante della vita politica del Paese. Per questo crede anche nella svolta di una opinione pubblica “pentita” (come molti britannici per la Brexit) del voto referendario del 4 dicembre 2016». Un po’ come a dire, di nuovo, «l’avete visto che avevo ragione io?». Il Pd intero dovrà fare i conti con questo progetto che potrebbe anche far pendere la bilancia dell’elettorato di nuovo a favore di un Renzi sconfitto ma non domato..