Il governo tra i 5 Stelle e la Lega si farà. Non sarà un governo ideale, ma, come in tutti i momenti rivoluzionari, la rivoluzione non è tanto merito o colpa dei rivoluzionari ma degli uomini al potere che non hanno saputo guidare il paese e capirne i problemi profondi risolvendoli prima che l’acqua arrivasse all’ebollizione.



Il problema impellente è che l’Italia è sommersa da debiti che dovrà prima o poi ripagare. La maggioranza dei cittadini teme che a pagare sia chiamata la gente comune, che ha tratto benefici dal bengodi generale. In realtà pochi privilegiati, legati alla vecchia politica, hanno fatto grandi fortune proprio grazie a questo immenso debito. Alla fine questi ricchi conserveranno o moltiplicheranno le loro fortune, mentre la classe media, le persone normali sprofonderanno nella povertà?



Questo è il timore, gonfiato dalla certezza che mentre due milioni di immigrati spesso senza qualificazioni sono arrivati a sono pronti a qualunque lavoro pur di sopravvivere, altri due milioni di giovani italiani, intraprendenti e studiosi, sono emigrati all’estero alla ricerca di un lavoro e di una speranza che non trovano in patria.

Questa è la situazione creata o almeno non gestita dai partiti al potere negli ultimi 30 anni. Ciò ha portato i rivoluzionari di oggi, M5s e Lega, al potere. Essi hanno vinto innanzitutto perché gli altri non hanno fatto o non hanno fatto abbastanza, o non hanno convinto di aver fatto e di voler fare.



I partiti della conservazione (li chiamiamo così non perché di destra o sinistra ma perché sono il vecchio sistema) avrebbero dovuto quantomeno porre un freno alla situazione, riuscire ad arginare i problemi e riformarsi loro per primi.

Qui ci sono lezioni per tutti: per chi ha perso, e ora spera che il malgoverno dei nuovi arrivati faccia cambiare idea ai votanti, e per i nuovi, perché quello che ricevono non è un assegno in bianco e non devono ripetere gli errori del passato.

Per il loro bene e il bene del paese oggi entrambe le parti dovrebbero pensare a cambiare. Il Pd invece di tenere il broncio per un referendum andato storto dovrebbe pensare da dove ricominciare. FI deve dimostrare di avere un’altra vita oltre Berlusconi e Berlusconi stesso deve provare di avere una nuova vita oltre il suo passato, se vuole essere il Mahatir dell’Italia e come il neopremier malese vincere elezioni nei prossimi dieci anni.

Chi è al governo deve invece governare e non ci saranno sconti. Non sarà facile, il nuovo governo farà molti errori, è normale. Ma quello che dovrà fare è almeno parlare e ragionare con sincerità. Il tempo degli slogan e delle facili bugie è finito. Se ci si vuole salvare bisogna dire verità amare e proporre ricette non facili. L’uscita dall’euro e il reddito di cittadinanza sono semplicemente impossibili, come se volessimo tutti avere le ali. Chi dice il contrario semplicemente non sa come va il mondo, come funzionano gli accordi internazionali e quanto pochissimo potere di leva abbia l’Italia. Ciò viene prima ancora di ogni considerazione economica.

Cioè, tradotto in termini chiari al Comune di Roma: va bene anche che l’autobus bruci, ma dare la colpa ai “cattivi ricambi cinesi” è meno che puerile. La responsabilità del disastro non sarà stata del sindaco Virginia Raggi. Ma la Raggi ha il dolo certo e inqualificabile di non essersi precipitata sul luogo dell’incidente e non avere da lì spiegato al mondo che stava succedendo.

Quindi il nuovo premier potrà pure sbagliare, entro certi limiti, ma non potrà non spiegare e ragionare.

Inoltre serve un piano, un programma vero di sviluppo. L’Italia è in rapido declino. Il declino è lento se si pensa che il Pil nazionale oggi è lo stesso di 14 anni fa, ma è realisticamente rapido se si pensa che nel frattempo la Cina ha moltiplicato il suo Pil di quasi quattro volte.

Cioè 14 anni fa l’economia italiana valeva circa quanto quella cinese che oggi è quattro volte più grande. In cinque anni potrebbe essere cinque, sei o sette volte di più, dipende da come andranno tante cose. Questo è il risultato della spaccatura del paese, perché il nord va bene e il sud va malissimo, e moltiplica i problemi sociali: i ricchi stanno meglio e i poveri sempre peggio. Ciò comporta rischi di ogni genere e una ulteriore spinta verso il basso.

Che i nuovi governanti facciano male è nelle cose, ed è confermato dalle avvisaglie del mercato dove gli spread hanno ripreso a salire. Ma proprio per questo è urgente che il governo parli agli italiani e al mondo in maniera articolata e sensibile. Da lontano, mentre a Pechino comincia l’estate lunga e torrida, speriamo caldamente che lo faccia.