Il nome è stato sdoganato da Luigi Di Maio: al Capo dello Stato, Sergio Mattarella, M5s e Lega hanno proposto Giuseppe Conte come “premier politico di un governo politico”. Come si può spiegare una simile definizione? “Giuseppe Conte – risponde Francesco Forte, economista ed ex ministro delle Finanze – è un giurista molto esperto, che ha offerto ottimi contributi sulla semplificazione amministrativa a favore degli utenti e ha uno standing internazionale di tutto rispetto, avendo maturato esperienze di studio anche negli Stati Uniti. Fino a poco tempo fa ruotava attorno al Pd e potremmo definirlo appartenente all’ala liberaleggiante. Quindi è un tecnico con vocazione politica-amministrativa, nel senso che conosce bene la macchina amministrativa. Il suo ruolo politico, secondo me, dipende dal fatto che sta dentro due concezioni politiche poco omogenee tra loro. Come si è visto nella stessa stesura della bozza di contratto per il governo tra Lega e 5 Stelle”.



A cosa si riferisce?

A parte il fatto che il M5s in questo contratto si è preso solo qualche bocconcino, la differenza di vedute emerge in tutta la sua evidenza sul tema delle grandi infrastrutture, e in particolare sul pasticcio non chiaro della Tav. L’Alta velocità è una grande opera fondamentale, una scelta strategica per l’Italia, ma soprattutto per Genova, perché si inserisce nel grande progetto della Via della seta del mare. E non c’è solo questo.



In che senso?

Sull’equilibrio di bilancio, vista la bozza del programma di governo, il presidente Mattarella si troverà di fronte a due sfide: innanzitutto, dovrà individuare un ministro dell’Economia che sia conforme alle regole stabilite dall’articolo 81 della Costituzione sul pareggio di bilancio; in secondo luogo, potrebbe essere chiamato a bocciare una legge di Bilancio che non rispettasse questo articolo. In questo senso Lega e M5s sono dei sorvegliati speciali.

Perché Salvini ha accettato un nome come Conte, più affine ai 5 Stelle e “vicino” al Pd? Non è una sua sconfitta, un passo indietro?



Non sono d’accordo. Il ragionamento di Salvini potrebbe essere stato questo: siccome la figura del presidente del Consiglio è quella di coordinatore, se va appannaggio del M5s la casella di ministro dell’Economia dovrebbe spettare per contrappeso alla Lega. Insomma, l’obiettivo di Salvini è presumibilmente quello di far sì che la Lega abbia i ministeri nevralgici, che sono i ministeri economici. Guidare l’Economia è avere in mano il salvadanaio, vuol dire avere Cassa depositi e prestiti, Eni eccetera.

Secondo lei, come sarà accolto in Europa l’eventuale incarico a Conte, figura poco conosciuta nelle cancellerie della Ue? Ieri, nell’attesa, lo spread ha superato quota 180 ed è arrivata la bocciatura di Fitch…

Conte in sé non c’entra molto con la macroeconomia. In Europa cercheranno di capire che cosa farà il nuovo governo su debito e deficit, perché non si possono sbagliare mosse su queste partite, altrimenti lo spread sale e il debito pubblico viene venduto: se non è garantito da un buon bilancio il debito diventa un peso di cui sbarazzarsi. Trovare l’equilibrio di bilancio è, dunque, fondamentale per stimolare la crescita. Ma per farlo bisogna investire anche sulle grandi opere, non solo in senso keynesiano, cioè tanto per fare qualcosa e dare lavoro a qualcuno, ma perché il mercato apprezza e anticipa, facendo convogliare capitali e investimenti.

(Marco Biscella)