Di Maio lo ha definito “l’italiano senza santi in paradiso”. Avrebbe già dovuto ricevere l’incarico dal Capo dello Stato di formare il nuovo governo, ma per ora non se ne parla. Giuseppe Conte è sotto la lente del Quirinale, che ha preso tempo per riflettere sulle credenziali del giurista e per tranquillizzare l’Europa e i cosiddetti mercati. Tanto è bastato, ieri, per fare vacillare la candidatura di Conte e ridare quota all’ipotesi Di Maio premier, subito stoppata da Matteo Salvini. “Il caso Conte assomiglia molto all’ennesima manovra per non far partire questo governo” — commenta Giulio Sapelli, economista. Per Sapelli occorre non cedere al ricatto dei mercati, chiamandoli per nome e scegliendo di stare dalla parte delle gente. Ma non lo fanno né l’Europa, né chi attualmente comanda in Italia.
Mattarella ha consultato i presidenti di Camera e Senato. Anche oggi ci penserà su.
Ma non capisco perché; avrebbe già dovuto mandare Di Maio in Parlamento, come si faceva nella prima repubblica.
Il Quirinale potrebbe aver preso tempo per bruciare Conte e dare un incarico politico proprio a Di Maio?
Prima ancora del rispetto della Costituzione bisognerebbe comportarsi secondo la regola del buon padre di famiglia. Questa mancanza di fiducia nelle persone e nel voto popolare è grave e preoccupante.
Ci sarebbero perplessità anche su Paolo Savona, che la Lega vorrebbe come ministro dell’Economia. Le sue posizioni critiche sull’euro hanno messo in allarme Bruxelles e il Colle.
Ma per favore. Il professor Savona gode di una stima universale, gli basterebbe alzare il telefono per parlare con tutti i banchieri centrali del mondo. Lo conosco da trent’anni e posso assicurare che è un grande servitore di questo paese. Anzi, lo vedrei benissimo come premier.
Evidentemente c’è qualcuno che non si fida.
Mai come in queste ore bisognerebbe invece agire con benevolenza. Senza fiducia e benevolenza, la politica muore. E la società anche.
Eppure, come è stato per lei, come potrebbe essere per Savona e perfino per Conte, partite svantaggiati. Siete tecnici, non politici. Un boomerang per M5s e Lega: ma come, dite che Monti è il male assoluto e poi ci date Conte?
Calma. Lega e M5s parlano di premier tecnico molto impropriamente. Ogni cosiddetto tecnico ha anche una visione politica. Se dice di non averla, mente e rappresenta quella di qualcun altro. A mio tempo, io ho parlato perché fosse chiaro che non sono un tecnico, ho le mie idee politiche e anche se non faccio parte di un partito sono interamente politico. Così come probabilmente il professor Conte. Di cui non conosco le idee, però.
Le conoscono in pochi.
Si è rotto il rapporto tra intellettuali e popolo, come diceva Pasolini, perché i grandi partiti di massa si sono estinti.
Come si può ricostruirlo?
Con la propria voce, con i social. Non è protagonismo, ma ricerca di un rapporto con l’opinione pubblica, che non abbiamo più.
E cosa c’è al suo posto?
Giornali che rappresentano gruppi di interesse e di potere esterni.
Prendiamo la bordata di Fitch. Come si fa a sottrarsi al giudizio preventivo e condizionante dei mercati?
La parola “mercati” andrebbe bandita, insieme a quella di populismo. Come diceva Federico Caffè, i mercati hanno un nome, un cognome e spesso anche un soprannome. Quando sento parlare di “mercati” ho paura che ritornino cose terribili che in parte conosciamo.
Si spieghi, professore.
Chi asseconda l’allarme dei mercati mi fa venire in mente il discorso di Franz Neumann negli anni Trenta sul controllo politico dell’angoscia. E l’angoscia porta a destra, al fascismo, alla mentalità autoritaria, anche all’antisemitismo.
Le agenzie di rating?
Fanno gli interessi di quattro-cinque grandi banche di investimento speculativo e rappresentano istanze che vogliono danneggiare il paese. Le istituzioni dovrebbero dire questo, in Europa e in Italia, parlare alla gente, prendere per mano il popolo e pacificarne gli animi. Invece li eccitano, gli animi, spesso gli uni contro gli altri.
Si sono fatte sentire anche le autorità europee: sui conti pubblici non si scherza.
Sono espressioni di una volontà di dominio antidemocratico. Come la penso sull’austerity e i poteri europei, l’ho già detto. Il problema vero è che l’Europa si sta disfacendo, sotto i colpi non dei cannoni ma della progressiva occupazione di spazi di potere nella Ue e all’interno della macchina tecnocratica e burocratica europea. In quanti sanno chi è Martin Selmayr, che da portavoce di Juncker si è ritrovato segretario generale della Commissione? Eppure è a capo di un esercito di più di 20mila funzionari e controlla le leve delle nostre vite.
Se tramontasse Conte e si andasse verso un incarico politico a Di Maio?
Come cittadino spero di no, perché non lo considero all’altezza. Però faccio due osservazioni: la prima è che il popolo italiano lo ha eletto, la seconda è che le istituzioni responsabilizzano, educano. E perciò do fiducia anche al giovane Di Maio. Del resto, se qualcuno ha dato fiducia a Marianna Madia e nessuno ha battuto ciglio, perché non darla a Di Maio.
Pare che Salvini intenda fare muro su Savona: o va all’Economia o salta tutto.
Se è così, fa bene. Se il nome fosse rifiutato si aprirebbe una faglia gravissima tra il presidente della Repubblica e il Parlamento.
Resterebbe solo il voto.
Forse nello stato in cui siamo sarebbe la soluzione migliore.
Con questa legge elettorale?
Non se ne possono fare altre. Per fare una legge elettorale seria ci vorrebbero dei partiti veri, con una cultura politica e di governo.
(Federico Ferraù)