Roberto Fico ha trovato di certo il modo, nel giorno forse sbagliato, per ergersi a “simbolo” della nuova modalità grillina di rappresentare le istituzioni, ovvero senza più rituali e formalismi. Ecco, intervenuto questa mattina nel porto di Palermo in occasione delle celebrazioni per il 26esimo anniversario della Strage di Capaci, il Presidente della Camera in quota M5s ha ascoltato l’inno di Mameli cantata da tutta la piazza senza praticamente cantarlo e con le mani in tasca durante il minuto o quasi di ascolto. Impeccabile nel vestire, molto meno nel rituale: se dobbiamo premettere che vi sono cose molto, molto più gravi nelle modalità di “irrituale” comportamento nei confronti delle istituzioni – ad esempio le frasi durissime, quasi eversive, lanciate da Alessandro Di Battista contro il presidente Mattarella – di certo ha fatto discutere il modo in cui Fico si è presentato per rendere omaggio alla memoria infangata di un uomo che per servire lo Stato (ovvero tutti noi) ci ha rimesso la vita. Oggi lui rappresenta la Terza Carica dello Stato e probabilmente un atteggiamento più “contenuto” e non “sbracato” avrebbe certamente acceso meno polemiche che spostano il canale dell’attenzione che oggi doveva essere tutto sul sacrifico della vita del giudice Falcone.
FICO COME CAMORANESI E MONTI..
Chiaro però che la gaffe fatta da Roberto Fico non è mica la prima cui si assiste tra i principali leader politici del nostro Paese: era il 2012 e in palio a Kiev c’era una finale europea. Fianco a fianco sedevano allo stadio ucraino il premier “tecnico” Mario Monti e la cancelliera tedesca Angela Merkel. Come da tradizione, prima del match (in cui una doppietta di Balotelli, altro personaggio noto “irrituale”, ci spinse fino alla finale degli Europei 2012) gli inni nazionali vennero cantati da tutto lo stadio diviso a metà tra italiani e tedeschi: fece scandalo notare in diretta mondiale tv come il nostro presidente del Consiglio tenne per tutta la durata dell’inno le labbra serrate e non emise neanche una parola dell’inno nazionale. Polemiche a fiumi per chi era sempre stato visto come l’uomo “dall’Europa” e non tanto un “patriota” in quanto tale. Se poi dai palazzi della politica scendessimo nel campo di calcio, allora di esempi “alla Fico” ve ne sono quanti si vuole: si va da Mauro German Camoranesi allo stesso Balotelli, ricordando che fuori dai nostri confini anche uno come Messi venne contestato per non aver cantato l’inno argentino. Come dire, tutto è mondo è paese: ma dal calcio ritornando “a bomba”, il gesto di Fico durante un evento così particolare e importante, forse, si poteva evitare..