C’era una volta il “gioco della torre”, con Eugenio Scalfari – storico giornalista e anziano fondatore de La Repubblica – che in due diverse puntate a DiMartedì aveva prima scelto Berlusconi in una ipotetica “sfida” con Di Maio, salvo poi tornare sui propri passi qualche settimana dopo su un altro gioco della torre tra il leader M5s e Salvini. Ecco ora, alla vigilia della nascita di un nuovo Governo che vede Lega e grillini assieme, il “nostro eroe” torna alla carica e lo fa, ovviamente, dal campo di battaglia preferito. A DiMartedì ieri sera in una intervista di Giovanni Floris, il giornalista fondatore de La Repubblica ha rimescolato le carte per la terza volta e accantonato anche i “giochini” passati: «M5s e Lega? Insieme sono una catastrofe soprattutto per l’Europa, Salvini è per l’uscita ed è amico addirittura di Putin. Il populismo è sempre pericoloso, dovunque si svolga. Non ce ne rendiamo conto ma è veramente tragico e pericoloso». All’interno di un pessimismo cosmico da far impallidire il povero Leopardi, Scalfari vede una deriva prossima con il governo gialloverde alla guida del Paese: «L’esecutivo non sembra fatto e secondo loro si dovrebbe fare. Questi partiti, Lega e M5S, sono populisti, rappresentano un popolo disgustato che vuole che tutto sia rinnovato. Questo empito della plebe, che vuole che tutto sia distrutto, è pericoloso».



“ANCHE RENZI È POPULISTA”

Stando all’analisi dell’amico di Papa Bergoglio, il Governo che sta per nascere è frutto di un errore “patologico” e “incomprensibile” della sinistra che ha permesso tutto questo invece che provare ad “ammorbidire” la linea grillina. Il Partito Democratico qualcosa poteva fare, «dato che è l’unico partito non populista in Italia», avanza ancora Scalfari su La7, non prima di aggiungere che lo stesso Pd è allo sfascio «perché c’è solo uno che vuole comandare: Renzi, anche lui populista». Insomma, o la si pensa come Scalfari oppure si è “ammalati” di morbo populista: «Salvini e Di Maio hanno seguito una procedura assolutamente scorretta e oserei dire incostituzionale. Mattarella doveva fermarli», conclude l’anziano giornalista “attaccando” anche le modalità usate dal Capo dello Stato, «arsi dare da loro il programma per iscritto e decidere lui il presidente del Consiglio».



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