“L’avvocato difensore del popolo”: così Giuseppe Conte, presidente del Consiglio incaricato, ha definito se stesso davanti ai giornalisti e al paese, appena uscito dallo Studio allo Vetrata del Quirinale. Una chiave di lettura tutta politica che farà strada, ma verso la quale per ora è d’obbligo la prudenza, visti i nodi politici da sciogliere nella formazione del governo. Ne abbiamo parlato con Luciano Ghelfi, quirinalista del Tg2. “E’ un’intelligente mossa mediatica — commenta Ghelfi —. Conte, sconosciuto al grande pubblico, ha saputo dare un senso alla sua figura, altrimenti difficile da decifrare”.
Difficile perché?
In fondo, si tratta di una designazione quasi tecnica che con questa qualificazione assume contorni un po’ meno grigi. Mi sembra che sia la prima mossa di una strategia tesa a legittimare il proprio ruolo che Conte ha la necessità di mettere in atto.
Conte ha ribadito la nostra collocazione europea. Un dazio pagato alla stabilità finanziaria? Una cambiale pagata a Mattarella? O cos’altro?
Senza dubbio la moral suasion di Mattarella ha lasciato il segno nelle dichiarazioni rese dal presidente incaricato nella loggia d’onore del Quirinale. Stabilità finanziaria e credibilità internazionale sono fondamentali per il paese, secondo Mattarella. Ne va della fiducia dei mercati, che potrebbero altrimenti smettere di comprare i titoli di stato italiani, ma anche dei risparmi dei cittadini. Ma non è l’unico punto delle dichiarazioni rese da Conte in cui il peso del Quirinale è parso evidente. Non si può dimenticare l’impegno a non mutare la collocazione dell’Italia sul piano internazionale ed europeo in particolare.
Cosa è successo per quasi due ore nel faccia a faccia? Ci dà un retroscena?
L’incontro, che ha sfiorato l’ora e 50 minuti, ci è stato descritto come molto cordiale. Ed è servito per conoscersi meglio a due personalità, Mattarella e Conte, che non si erano mai incontrate prima. Da entrambe le parti c’era la consapevolezza che la posta in gioco era alta, e molti erano i punti sui quali fare chiarezza. Mattarella ha ricordato il ruolo costituzione del presidente del Consiglio, con il sottinteso che non può essere il mero esecutore di un accordo fatto da altri. Ma il presidente è andato anche più in là: ha rapportato a Conte anche le difficoltà dell’economia e la necessità di rispettare i principi della Costituzione, compreso l’articolo 81 sui vincoli di bilancio.
E Conte ha recepito?
Da parte del presidente incaricato, è stato fatto sapere, è stata assicurata la massima collaborazione. E non mi sembra poco, come impegno.
Conte ha enunciato tre fronti: impegno nei negoziati in corso sui temi del bilancio europeo, della riforma del diritto d’asilo e del completamento dell’unione bancaria. Qual è il più delicato e perché?
In realtà sono tutti e tre delicatissimi, anche perché le proposte che vanno per la maggiore in Europa sembrano lontane dagli interessi italiani: sul bilancio, l’agricoltura italiana rischia di pagare un prezzo elevatissimo ai tagli dovuti al venir meno del contributo britannico. Sull’immigrazione sinora l’esigenza italiana di rivedere i principi base del trattato di Dublino non ha trovato sufficiente consenso. E sulle banche le proposte che girano sono su misura per l’economia tedesca. Conte, però, è parso cosciente che è necessario costruire alleanze per far valere le ragioni italiane. Un approccio progressivo e non muscolare, che di sicuro non spiace al Quirinale.
Le posizioni di quale partito le sono parse più presenti nel discorso del capo del governo incaricato? Lega o M5s?
A parte la “revisione del diritto di asilo”, che allude all’immigrazione, per il resto non è entrato nel dettaglio. Il contratto fra Lega e 5 Stelle è preso in blocco come base programmatica per il governo che sta nascendo. Se prevarranno le istanze della Lega o quelle dei grillini lo scopriremo solo vedendo il governo Conte all’opera.
Resta in piedi, almeno così pare, il muro della Lega su Paolo Savona: il Quirinale cosa pensa?
Ufficialmente il Quirinale non ha messo veti su alcun nome, tantomeno su quello di un economista esperto e titolato come Savona, che è stato anche ministro di Ciampi nel 1993-94. La spinta del Colle è per avere personalità che non spaventino l’Europa e i mercati.
Quindi?
Il nome di Savona entrerà nella più generale trattativa sulla squadra di governo che Mattarella condurrà con il solo presidente incaricato. Su questo il Capo dello Stato è stato chiarissimo: a norma di Costituzione l’ultima parola spetta a lui. E avrà attenzione all’equilibrio complessivo. L’economia non sarà l’unica casella su cui Mattarella vorrà dire la sua.
Quanto pesa ora nel rapporto Mattarella-Conte la squadra costruita (si suppone quasi per intero) da Di Maio e Salvini?
E’ lecito immaginare che verrà passata a un vaglio rigoroso per cercare il miglior equilibrio possibile. Un’operazione che potrebbe non essere indolore, ma che Mattarella ritiene assolutamente necessaria. Il suo auspicio è di trovare collaborazione da parte del presidente incaricato e dei partiti
C‘è già un partito, tra M5s e Lega, che si può considerare perdente?
Ci sarebbe stato un partito perdente se Di Maio fosse approdato a Palazzo Chigi. Per Salvini sarebbe stato un peso non sopportabile. Adesso però sia lui che Di Maio hanno la necessità di legittimare Conte, che non può apparire un semplice esecutore del contratto che è alla base dell’intesa di governo.
Sembra che si stia abbozzando una riformulazione del bipolarismo nel paese: “macroniani” da una parte, ovvero Renzi e Berlusconi, e “populisti” dall’altra. E questa la direzione?
Ci sono tutti gli elementi perché la data del 4 marzo 2018 segni uno spartiacque storico almeno pari al 27 marzo 1994. E’ un processo che si consoliderà se il governo Conte riuscirà a decollare sul serio. E ci sono molti capitoli della storia politica nazionale che attendono di essere scritti nel prossimo futuro.