La situazione dell’Italia oggi è delicatissima. Il paese è sull’orlo di un abisso e l’idea che alcune forze all’estero, come l’euroscettico presidente americano Donald Trump, possano essere una sponda per l’uscita indolore dell’Italia dall’euro è una pia illusione.
Trump ha gravissime preoccupazioni sulla Cina, l’Iran, la Nord Corea e personali per l’indagine sulla sua “Russian connection” (che peraltro sembra abbia dei fondamenti). Tutte cose che potrebbero portarlo a schiantarsi nelle prossime elezioni di midterm in autunno. In queste condizioni perché dovrebbe imbarcarsi nella situazione italiana che lo distrae, gli comporta problemi con tutti e peraltro resta indecifrabile? L’Italia assomiglia tanto a una polpetta avvelenata che da qualunque punto la si mangi, fa male.
Ci potrebbe essere un interesse a fare da sponda all’Italexit di alcune forze inglesi alle prese con il difficilissimo Brexit che tra quest’anno e il prossimo dovrebbe definirsi. Anche se il Brexit è un problema tuttora aperto e Londra rischia di uscirne con le ossa rotte in ogni caso.
Certo, se l’Italia saltasse nel frattempo, innescando una bella crisi finanziaria europea, come fu per il serpente monetario del 1992, allora molti a Londra potrebbero dire: visto? usciamo felici da questa baracca europea che mette insieme cani e porci ingovernabili.
Cioè una grande crisi italiana aiuterebbe a unificare il Regno Unito, oggi ancora molto diviso sul Brexit, e gli darebbe molte più carte nella trattativa con Bruxelles. Per questo però serve non un’uscita indolore dall’euro ma una crisi ciclopica dell’Italia, che potrebbe essere facile da prevedere con M5s e Lega al governo.
Molti in Europa — ma anche a Londra — sanno di questa eventualità e cercano di prevenire ed evitare questo scenario, perché si sa bene che quando comincia una crisi in un grande paese europeo, si sa come comincia e non si sa come finisce.
Inoltre la risposta della Ue ai problemi italiani e ai primi segni di cedimento del paese potrebbe essere di scaricare duramente Londra e Roma, che si avviterebbero su se stesse, e chiudersi a bastione intorno a Berlino e ai suoi piccoli e grandi alleati. Questo è il sogno nel cassetto poi di alcuni tedeschi che sognano la Kern Europa.
In questo contesto sarebbe importante parlare chiaramente agli italiani dicendo: saranno tempi amari. E poi dire all’estero: faremo tutto, ma dateci fiducia e un po’ di tempo. Chi governa riuscirà a farlo? Conte, senza alcuna esperienza pubblica, men che meno politica, sa fare questo?
La speranza grava in realtà tutta sulle spalle di Paolo Savona. Galantuomo, ex ministro, passato per grandissimi incarichi pubblici e privati, mai sfiorato da sospetti di collusioni, ha preso posizioni scettiche sull’euro ma da economista sa bene la gravità della partita. Lui in realtà, al di là dell’età, dovrebbe fare il premier e in teoria avrebbe i numeri per parlare all’Italia e al mondo in tal senso. Lo farà? Riuscirà a farlo?