“Leggo da più parti che Matteo Renzi starebbe pensando, organizzando, promuovendo la nascita di un nuovo partito. Ma nulla di tutto ciò è vero. Assolutamente”. Lo ha scritto su Twitter il portavoce dell’ex segretario Marco Agnoletti. Quindi è vero: Renzi fa quasi tenerezza quando nega oltre ogni ragionevole dubbio. Renzi si fa un partito suo. Potrebbe sembrare una buona notizia, ma l’ex premier è talmente abituato a giocare con un mazzo di carte truccate, che in realtà è anche vero il contrario. Renzi cioè conserverà il controllo del Pd e dopo aver buttato fuori gli ultimi maltollerati rivernicerà la creatura di Veltroni e la collocherà sul mercato della politica, prima delle europee, in salsa macroniana. Sa che i socialisti europei stanno per scomparire e quindi si aggregherà al più accorto presidente francese per lucrare una posizione a Bruxelles che gli consenta di avere quel ruolo che al senatore semplice del Mugello viene negato a Roma.



Ma l’ondivago silenzio cui dice di essersi costretto lo ha reso malmostoso; per cui la prima parte del piano è vendicarsi dei Franceschini, dei Gentiloni, degli Orlando decretandone la scomparsa dalla scena politica, aggiudicandosi il prossimo congresso e facendoli fuori dalle future liste. Poi punterà entro fine anno al “Polo dei riformatori” contro il “Polo dei populisti”, provando ad annettersi quel che resta del consenso di Forza Italia e scommettendo sui passi falsi del governo giallo-verde. È su di giri Matteo Renzi. Quante volte lo stesso Berlusconi è risorto dalle ceneri grazie agli errori degli altri… Non può andare che così anche stavolta, per lui però.



La Boschi prepara con cura le liste di proscrizione, Lotti calcola come deviare sulle famigerate fondazioni renziane i soldi degli iscritti del moribondo Pd e le residue simpatie degli imprenditori della Firenze da bere. Ci si prepara per la battaglia della prossima primavera: quando nascerà finalmente un movimento politico a misura del suo ego.

Intanto la nemesi storica ha portato un altro fiorentino di adozione a Palazzo Chigi, peraltro come lui con un curriculum dubbio e parecchi problemi con il fisco.

“Godi, Fiorenza, poiché se’ si grande/ che per mare e per terra batti l’ali/ e per lo ‘nferno tuo nome si spande/Tra li ladron trovai cinque cotali/ tuoi cittadini onde mi ven vergogna/ e tu in grande orranza  non ne sali” (Commedia, Inferno, XXVI). Chissà se Matteo immaginava che a prendere il suo posto potesse arrivarci uno anche più improbabile di lui e per di più sostenuto da suoi degni emuli di demagogia e cialtroneria. Si, urge un nuovo partito che gli consenta di sconfiggere Di Maio e Salvini sul loro terreno. Quello di chi la spara più grossa. Cazzari contro populisti. E come diceva Duncan Mac Cloud: “Ne resterà soltanto uno!”.