Anche se si tratta di casi differenti dato che il nuovo premier incaricato da Mattarella è un personaggio più mediatizzato e da tempo è un opinionista molto cercato da vari programmi di approfondimento politico e talk show, il “curriculum” e il pensiero di Carlo Cottarelli vengono passati al setaccio come è accaduto per Giuseppe Conte. Il 64enne noto oramai alle cronache per essere Mr. Spending Review, che dovrebbe ricevere quantomeno la fiducia piena da parte dell’intero Partito Democratico, nel 2014 era stato uno dei fiori all’occhiello del rinnovamento proposto da Matteo Renzi, salvo poi entrare in rotta di collisione con lui, rinunciando di fatto al ruolo di Revisore della Spesa Pubblica che gli era stato dato durante il Governo guidato da Enrico Letta e diventando direttore esecutivo nel Board del Fondo Monetario Internazionale su nomina proprio dell’allora segretario Pd. Tuttavia, di quell’esperienza Cottarelli non ha mai parlato in toni lusinghieri, ricordando che il sistema è sempre stato impermeabile alle sue riforme e che il suo ruolo è stato fortemente limitato. E proprio di recente, Cottarelli ha avuto moto di tornare su alcune delle riforme del Governo Renzi, ovvero quel famoso bonus i 80 euro, criticandola dato che a suo dire non è con i bonus che si può ridurre la spesa pubblica. Dunque, a suo giudizio la prima cosa da fare sarebbe quella di eliminare tutti i varo bonus introdotti dagli esecutivi degli ultimi anni (quelli relativi alla cultura, ai bebè, ecc.) e che non sono stati sottoposti a una reale analisi di costi-benefici e che, questo potrebbe essere il sottotesto, sono state solamente iniziative con finalità elettorali. (agg. di R. G. Flore)
QUANDO COTTARELLI SI PARAGONAVA A ICARDI…
Oggi Carlo Cottarelli è stato incaricato da Sergio Mattarella per la formazione di un governo neutrale fino a nuove elezioni. Una ipotesi che circolava già poco dopo le elezioni del 4 marzo 2018, con l’economista che rispondeva così: “Io alla guida di un esecutivo di scopo? Quando ho letto questa cosa mi sono messo a ridere e continuo ridere. La battuta che sto facendo in questi giorni è che è come se mi dicessero che l’Inter mi vuole fare giocare al posto di Mauro Icardi, molto volentieri ma non mi sembra che succederà. Io bomber di un eventuale governo? Io gioco anche bene a calcio”, le sue parole in una intervista del 14 marzo 2018 ai microfoni de Il Fatto Quotidiano. Continuava poi Carlo Cottarelli, parlando di un suo possibile appoggio tecnico: “La cosa più logica sarebbe un governo di transizione, che porta a nuove elezioni con una nuova legge elettorale: spero ci possa essere un governo stabile naturalmente”. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
BERLUSCONI LO VOLEVA MINISTRO
Sarà Carlo Cottarelli il nuovo primo ministro del Governo neutrale. Oggi l’economista salirà al Quirinale dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella e avrà l’arduo compito di gestire un momento politico di altissima tensione. Cottarelli, inoltre, era stato indicato come possibile ministro del Centrodestra da Silvio Berlusconi nel corso della campagna elettorale: “Tutti sono catastrofisti, dicendo che non ci sono coperture: ci sono coperture amplissime. La flat tax costa il primo, il secondo e forse anche il terzo anno. Dopo non costa un po’, ma dà: bisogna avere le coperture per i primi anni, che arrivano da evasione e elusioni. Poi ci sarà la spending review: c’è un professore molto bravo con esperienza internazionale che oggi lavora in Università a Milano, Carlo Cottarelli. Ha fatto uno studio di due anni ed è arrivato ad una somma di cattive spese dello Stato per 30 miliardi. L’ho chiamato e siamo d’accordo, ci sentiremo quando abbiamo vinto le elezioni, gli daremo il potere per realizzare i tagli che ha studiato”, le parole del leader di Forza Italia nel corso della conferenza stampa del Centrodestra Unito a Roma, a pochi giorni dal voto. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
“MR SPENDING REVIEW”
Carlo Cottarelli è stato convocato al Quirinale da Sergio Mattarella dopo la rinuncia di Giuseppe Conte. Una scelta che dovrebbe portare a un incarico per la formazione del governo, con orizzonte temporale limitato, soprattutto se non otterrà la fiducia del Parlamento. Cottarelli è conosciuto per il tentativo, fallito, di individuare e tagliare gli sprechi della pubblica amministrazione: nel 2013 è stato infatti nominato da Enrico Letta come Commissario straordinario per la Revisione della spesa pubblica. Dopo un anno Matteo Renzi lo ha riassegnato al Fondo Monetario Internazionale, dove peraltro Cottarelli ha svolto gran parte della sua carriera di esperto di funzionamento degli apparati fiscali. Cottarelli è stato a Washington con vari incarichi dopo un inizio in Banca d’Italia. Chiamato “Mr Spending Review”, peraltro l’incarico più governativo che ha avuto, è stato un semplice consulente del Tesoro. In eredità ha lasciato un corposo dossier su tutti i punti d’intervento possibili – dalle partecipate pubbliche inutili alla centralizzazione degli acquisti – e nel quale ha espresso la frustrazione per la poca collaborazione dei politici e segnalato molta burocrazia.
CARLO COTTARELLI, CHI È L’ECONOMISTA CONVOCATO DA MATTARELLA
A differenza di Giuseppe Conte, Carlo Cottarelli è conosciuto molto a livello internazionale, in Europa e oltre Oceano. Dopo l’esordio nel 1981 nel Servizio Studi della Banca d’Italia, nel 1988 è passato al Fmi con l’incarico di direttore degli Affari Fiscali. La breve esperienza del governo Letta e il cambio di guardia a Palazzo Chigi con Matteo Renzi hanno lasciato intendere subito che la coabitazione con il nuovo capo del governo sarebbe stata tutt’altro che agevole. Le proposte di Cottarelli però non hanno entusiasmato Renzi, che nel 2014 è tornato al Fmi in qualità di direttore esecutivo. Nell’ottobre dello scorso anno, quando è scaduto il suo incarico, è tornato in Italia. A Milano ha fondato l’Osservatorio sui conti pubblici, ora invece si appresta a tornare a Palazzo Chigi ma in una situazione politica senza precedenti. Anche Cottarelli però non è acritico difensore dell’attuale unione monetaria. «Berlino sta facendo una politica di bilancio pubblico troppo restrittiva nonostante abbia un debito basso. Se la facesse più espansiva aiuterebbe il resto dell’Europa», ha dichiarato recentemente, spiegando però che l’Italia mantenendo i conti in disordine non avrà mai la possibilità di chiedere cambiamenti.