C’è stato un tempo in cui Claudio Amendola era l’idolo della sinistra radical chi ma anche della sinistra radicale, sapeva interpretare – rimanendo un attore e un professionista in tv e al cinema – gli animi e gli umori di una certa sinistra in cerca di autore. Ecco, oggi è rimasto tale ma è di colpo odiato da quella stessa sinistra: motivo? Ha “osato” dire che Matteo Salvini è uno dei migliori politici degli ultimi 20 anni: lo ha detto prima di Pasqua e ora lo ripete in una lunga e interessante intervista rilasciata a “La Verità”. Appassionato di politica e attento osservatore, pochi giorni fa è stato invitato da Paolo Mieli a presentare il suo nuovo libro sul comunismo definendo, «Ho sfogliato i giornali dell’ ultimo anno e le uniche due persone che abbiano parlato di comunismo e di valori con intelligenza, tenendo presente i sentimenti, sono state Claudio Amendola e Moni Ovadia». L’attore figlio del più grande doppiatore della storia del cinema italiano (Ferruccio Amendola, ndr) ha detto di nuovo la sua sulla strana situazione che ci sta capitando in Italia con gli 84 giorni di mancata formazione del Governo. Senza il “tifo” e i “partiti presi” che purtroppo sono sempre più un virus nel commentare la politica nostrana: «Nel contratto tra Lega e M5s non ho trovato parole importanti come “disuguaglianza”, “infrastrutture” e “Sud”. E poi c’ è preoccupazione per quei provvedimenti economici che favoriranno me e altre persone ricche, ma non aiuteranno abbastanza i ceti più in difficoltà. Credo che la tassazione debba essere progressiva». E poi però la conferma, diretta, sul suo giudizio riguardo a Matteo Salvini: «è il migliore politico, dire il più abile o il più furbo. Aggiungerei anche un “purtroppo” o un “ahimé”, per evitare l’ etichetta di leghista appiccicatami da quelli della mia parte politica. Penso sia ipocrisia non riconoscere i meriti di un signore che ha preso un partito al 4% sommerso dalle inchieste giudiziarie, ha cancellato “Nord” dal nome e lo ha portato al 17% e al governo».



LA DIFFERENZA TRA I DUE “MATTEO”

Secondo Claudio Amendola non ammettere il percorso di Salvini significa ridurre la politica a tifo: lo dice un super convinto comunista e assai critico con il centrodestra come l’attore romano, che però prende l’occasione per strigliare di nuovo la “sua” sinistra. «La sinistra ha lasciato ad altri gli spazi delle periferie. Lega e M5s hanno fatto leva su valori emozionali come la tasca e la paura. La riduzione delle tasse è una proposta sacrosanta, ma dovrebbe essere applicata in maniera opportuna, non con la flat tax. Lo dico da attore, non sono competente. Anche la sicurezza è importante. Fatico a parlarne perché vivo in centro e non so cosa sia la paura sull’ autobus di notte». Resta la convinzione che Lega e M5s non possano risolvere i problemi d’Italia, specie sul fronte dell’accoglienza e della immigrazione, «non credo che la soluzione sia espellere 500.000 immigrati o costruire muri. Vorrei che il nostro restasse un Paese accogliente. Le forze dell’ ordine dovrebbero essere più presenti e ci vorrebbe maggiore certezza della pena anche sui piccoli reati». Quando però l’ottimo Cavezan chiede ad Amendola cosa dovrebbe prendere il “Matteo” di sinistra da quello di destra, l’attore non si tira indietro: «Renzi impari da Salvini. La prima cosa che mi viene in mente è la fermezza delle decisioni sul piano personale. Salvini quando dice una cosa cerca di farla. Se Renzi avesse mantenuto metà delle promesse fatte su sé stesso, tipo: se perdo, lascio la politica; almeno per un po’, dico».

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