Pd, scontro Renzi-Franceschini per colpa del M5s. Continua a fare discutere l’intervista rilasciato dall’ex segretario dem a Che tempo fa, in cui ha archiviato definitivamente un possibile dialogo con i pentastellati. Oggi, come riporta Repubblica, Matteo Renzi ha rivendicato la chiusura: “Sono orgoglioso di aver fatto fallire l’intesa con il Movimento. Per due mesi hanno fatto i bravi, ‘gli istituzionali’. Oggi capiscono finalmente di non avere i numeri per Palazzo Chigi e quindi sbroccano”. In casa Partito Democratico c’è però chi si dice contrario all’esternazione dell’ex presidente del Consiglio, a partire da Dario Franceschini: “Penso che la riflessione di Renzi sia superficiale e sbagliata. Proprio il fatto che Grillo e 5 Stelle tornino, fallita una prospettiva di governo e avvicinandosi le elezioni, ai toni populisti e estremisti, dimostra che avremmo dovuto accettare la sfida di un dialogo proprio per portarli a rapportarsi con la realtà di una azione di governo reale che non si affronta con grida e slogan”. (Agg. Massimo Balsamo)
“RENZI FONDAMENTALE PER IL PD”
Maurizio Martina sarà il segretario reggente del Partito Democratico fino alla prossima assemblea: questa la decisione presa al termine della Direzione Nazionale. Non sono mancati i momenti di tensione tra la corrente renziana e quella anti-renziana, con l’ex premier che potrebbe tornare in corsa per la segreteria. E tra i dem c’è chi non lo esclude: “Renzi di nuovo in campo? Non lo escludo, non c’è una conventio ad excludendum nei sui confronti ed è già un passo in avanti”, afferma il sottosegretario alla Giustizia Gennaro Migliore ai microfoni di Repubblica. E c’è anche chi spinge il senatore di Rignano a riprendere in mano il partito, sottolineando l’importanza per il mondo dem: “La richiesta di tornare in campo di questi giorni è dovuto alla sintonia che c’è tra Renzi e la base e i militanti. Renzi è fondamentale per il Pd, deve avere un ruolo”, le parole del senatore Francesco Verducci. (Agg. Massimo Balsamo)
ROSATO: “SE DI MAIO FA UN PASSO INDIETRO…”
La situazione in casa Partito Democratico dopo la Direzione Nazionale è più chiara, soprattutto per quanto riguarda il segretario reggente Maurizio Martina, che ha ricevuto la fiducia con voto unanime. Nonostante ciò non mancano le polemiche interne, con l’ex segretario Matteo Renzi sempre protagonista. Ma attenzione alle posizioni interne tra le varie correnti: dopo aver chiaramente espresso un no riguardo accordi con Movimento 5 Stelle o Centrodestra per la formazione del nuovo Governo, Ettore Rosato ai microfoni di Piazza Pulita ha spiazzato un po’ tutti. Dopo aver commentato la posizione di Matteo Renzi (“Ha fatto una intervista ed ha detto la sua, come tanti di noi facciamo”), non ha chiuso la porta con la chiave al Movimento 5 Stelle: “Siamo disponibili a parlare con il M5S se Luigi Di Maio fa un passo indietro”. Parole che faranno certamente discutere nelle prossime ore… (Agg. Massimo Balsamo)
RENZI BATTE LE MINORANZE (PER ORA)
La Direzione Nazionale del Pd si conclude con un voto unanime di tutti i delegati alla relazione di Maurizio Martina: «La Direzione unanime nella fiducia a Maurizio Martina. Più forza al Pd per affrontare i passaggi difficili delle prossime settimane», ha scritto Paolo Gentiloni poco fa su Twitter, mettendo la parola fine, per ora, al rischio scissione paventato alla vigilia di questa importante riunione del Pd. Nell’uscire da Largo del Nazareno, Gianni Cuperlo ha aggiunto che «il Governo col M5s non era mai in discussione, impossibile farlo, avremmo però potuto incalzarlo per prendersi le responsabilità che doveva. Pace», salvo poi spiegare che dopo le Consultazioni di lunedì prossimo al Colle il gruppo Pd sarà unito dietro a Martina per le “responsabilità eventuali che indicherà Mattarella». Vittoria su tutti fronti per Matteo Renzi (presente ma silente alla Direzione)? Secondo Martina non è stata una resa, «penso che se si condivide lo spirito della relazione, compresa la richiesta di fiducia, io questa assunzione di responsabilità la prendo tutta». Guarini intanto festeggia, «ritrovate le ragioni dell’unità, ha vinto il partito» mentre Emiliano resta “perplesso” su come si sia concluso questo passaggio interno, «Penso che Martina abbia preso atto del veto di Renzi a proseguire col Movimento 5 stelle ma io non mi rassegno a non parlare degli argomenti che sarebbero stati oggetto del confronto. Sosterremo Martina, ma vigileremo perché non si faccia un governo con le destre e insisteremo perché col Movimento si riapra discussione nel merito», ha concluso il Governatore della Puglia.
ORLANDO E FRANCESCHINI CONTRO RENZI
Nel suo intervento alla Direzione Pd, il leader della minoranza e Ministro della Giustizia Andrea Orlando ha spiegato che non lo convince per nulla «la linea del pilota automatico avevamo ragione, non ci hanno capito, continuiamo a dirlo e ci capiranno», spiega dopo la relazione del segretario reggente Martina. «Perché se anche Di Maio, Salvini o chiunque altro non mi chiedesse niente – ha aggiunto il Guardasigilli per gli affari correnti – io la domanda se devo riandare alle elezioni con la stessa agenda me la devo fare. O ripropongo i 100 punti così risparmio i soldi della tipografia?». Ancora più duro è il Ministro della Cultura Dario Franceschini, renzianissimo fino alle Elezioni e ora passato tra i vertici della minoranza: «Abbiamo immaginato di iniziare a percorrere la strada del confronto con i grillini che non portava automaticamente a un accordo di governo. L’intervista di Matteo Renzi ha interrotto questo percorso per il peso numerico e politico che ha. Tanto che 10 minuti dopo Di Maio ha detto ‘dialogo chiuso’. Ci saremmo dovuti arrivare dopo un confronto». Franceschini ha invece apprezzato la relazione equilibrata di Martina, «Dobbiamo tornare ad ascoltarci, ad accettare le opinioni altrui» conclude l’altro leader della minoranza dem. E Renzi? Secondo i cronisti presenti, l’ex premier e la sua pattuglia sono «molto soddisfatti per la relazione del segretario reggente Martina», avendo chiuso al M5s e rilanciato sull’unità del partito (sopratutto senza fare la conta delle correnti interne).
CALENDA DIFENDE RENZI E CHIEDE SCUSA A MARTINA
Le elezioni sono vicine; il capitolo con il M5s è chiuso; niente accordi col Centrodestra; attesa per le decisioni di Mattarella. I punti cardine della relazione di Maurizio Martina li trovate qui sotto e di fatto sono i punti cardine di una discussione che andrà avanti probabilmente fino alle 8 di questa sera: ma il vero punto di lettura dell’intera Direzione, forse, è la vittoria di Matteo Renzi. Ottiene infatti sia la chiusura del forno grillino e sia la richiesta di fiducia di Martina solo fino all’Assemblea Nazionale e non fino al Congresso, come invece chiedeva la minoranza di Franceschini, Orlando ed Emiliano. I renziani a questo punto non dovrebbero avere problemi a votare la relazione a fine giornata con Renzi che senza intervenire potrebbe a questo punto aver ottenuto da Martina un “ritorno” nei ranghi e una unità rinnovata (non si sa per quanto, va detto). Intervenendo durante la relazione, il ministro Carlo Calenda difende pubblicamente la scelta di Renzi con l’ìntervista in tv ma chiede anche scusa al segretario reggente: «Voglio pubblicamente scusarmi con Maurizio Martina per aver detto che avrei strappato la tessera del Pd, ma voglio anche spiegare il perché di quella affermazione: per me è improponibile l’ipotesi di un governo con Di Maio, non stiamo parlando di padri costituenti e nessuno nel partito ha mai pensato di percorrere quella strada. Tutti però riteniamo giusto sedersi a discutere con i grillini. Ma se non sappiamo che proposta portare, per cosa ci sediamo?».
MARTINA, “M5S CAPITOLO CHIUSO”
“M5S capitolo chiuso”, queste le parole di Maurizio Martina nel corso della Direzione Nazionale Pd. Il segretario reggente ha poi commentato: “Parlavamo di loro, ma il tema vero era il Pd, il nostro ruolo e la nostra funzione quando si è in minoranza. Per me era non condannarci alla non rilevanza e accettare una sfida: ipotesi rischiosa, ma l’ho immaginata con questa ambizione”. E ora la prospettiva sembra chiara: “Il dato di fatto ora è il rischio di un voto anticipato”. Martina ha poi proseguito, facendo il punto in casa dem: “Non possono esistere liste di proscrizione dalle nostri parti, da qualunque parte provengano. Dico basta ad essere più feroci tra di noi che con i nostri avversari. Non ce la caveremo con qualche mossa tattica, serve un cambio di passo immediato: pena l’irrilevanza e la marginalizzazione. Chiedo il rinnovo della fiducia nei miei confronti, nella gestione di questa fase particolare fino all’assemblea nazionale”. Il segretario reggente ha poi chiesto la fiducia sul suo ruolo: “Non chiedo sostegni di facciata, bensì un passo consapevole: non ci servono unanimità che si sciolgono un minuto dopo la direzione”. Infine, un chiarimento sul possibile sostegno a un Governo di Centrodestra: “Per noi il tema non è mai stato votare Salvini o Di Maio Premier. Ma per noi il tema non potrà mai essere nemmeno sostenere un qualsivoglia percorso con Salvini, Berlusconi e Meloni come soci di riferimento. Tanto più impossibile chiaramente per noi un governo a trazione leghista”, riporta l’Ansa. (Agg. Massimo Balsamo)
ORFINI: “MARTINA NON SI TOCCA”
Direzione Nazionale Pd: mediazione Renzi-Martina, ore calde in casa dem. Come sottolineato da Repubblica, la riunione del Nazareno è iniziata con le parole del presidente Matteo Orfini: “La direzione si chiuderà con un voto”. Fino all’ultimo secondo si è cercata la mediazione, con il segretario reggente Maurizio Martina che ha tentato di evitare la conta per lavorare a un ordine del giorno condiviso. Il clima è teso, con l’area capeggiata da Andrea Orlando che ha già chiarito che fornità fiducia a Martina soltanto “se sarà fatta chiarezza”. Lo stesso Orfini, come riporta Repubblica, aveva commentato così: “Martina non è in discussione, gode della fiducia di tutto il partito. Solo pronunciare la parola scissione è un errore da evitare e invito tutti a non farlo. Ne abbiamo subite e non hanno portato bene al partito nè sono state capite dagli elettori e dai militanti. Se si immagina che questa direzione sia una sfida, dico che non è così. Ci viene chiesto un dibattito coraggioso, serio e responsabile. Bisogna evitare che la direzione assuma il significato di una resa dei conti”. (Agg. Massimo Balsamo)
GUERINI: “PARTITO UNITO”
I vari membri della Direzione Pd stanno arrivando alla spicciolata al Nazareno per l’inizio della importante riunione sulla quale pende come una spada di Damocle il voto alla relazione del segretario Martina. Secondo Lorenzo Guerini, che ieri ha redatto e fatto firmare a 120 dem il “documento dei renziani” assicura che attorno al reggente c’è massima fiducia, «Non credo ci sia questo punto all’odg. Martina non è in discussione, gode della fiducia di tutto il partito. Solo pronunciare la parola scissione – avverte il coordinatore della segreteria nazionale dem – è un errore da evitare e invito tutti a non farlo. Ne abbiamo subite e non hanno portato bene al partito nè sono state capite dagli elettori e dai militanti», conclude Guerini. Certo, davanti si apre una Direzione tutt’altro che “serena” con la possibilità che si arrivi allo scontro tra renziani e area anti-Renzi, formata da Orlando, Franceschini, Cuperlo, Emiliano, lo stesso Martina e Francesco Boccia. Renzi teme la conta e farà di tutto per evitarla ma il rischio forte di una scissione o di un Congresso immediato non sono da escludere. «Se si immagina che questa direzione sia una sfida, dico che non è così. Ci viene chiesto un dibattito coraggioso, serio e responsabile. Bisogna evitare che la direzione assuma il significato di una resa dei conti. A me interessa l’esito di questa direzione, cioè le ragioni dell’unità rispetto a quelle della divisione», aggiunge a Radio Radicale lo stesso Guerini. Lavori quasi al via, con l’inizio tutto dedicato all’introduzione di Matteo Orfini prima dell’attesa relazione di Maurizio Martina.
FASSINO, “RISCHIO SCISSIONE”
Due “misteri” agitano il Pd a poche ore dalla Direzione Nazionale (confermato l’orario, alle 15 resa dei conti in largo de Nazareno): per prima cosa, questa mattina l’Ansa ha dato in esclusiva la notizia del ritrovamento di un’altra opera di street art a sfondo politico, questa volta trovata proprio di fronte alla sede nazionale del Pd a Roma. L’artista Sirante ha realizzato un quadro dal titolo “L’incendio nel Nazareno”, ispirato al capolavoro del Raffaello “Incendio di Borgo” che si trova nei Musei Vaticani. Ovviamente l’opera è stata subito rimossa, ma dalle foto diffuse dall’Ansa si può notare un Matteo Renzi che porta in spalla Silvio Berlusconi per metterlo in salvo dall’incendio. Nella scena compaiono anche Maria Elena Boschi, Matteo Orfini e Denis Verdini, assieme ad altri protagonisti. Un nuovo “messaggio” alla politica dei palazzi di come i cittadini assistono, spesso inermi, agli intrighi e agli stalli della politica. Il secondo “mistero” della vigilia riguarda invece Piero Fassino, autorevole membro della Direzione Pd ed ex sindaco di Torino: in una intervista ad Agorà avrebbe infatti detto «scissione? Il rischio c’è, io credo che nessuno lo voglia e stia lavorando per dividerci. Oggi non credo che l’esito della nostra discussione sarà una lacerazione irreversibile, ma credo che sia una discussione chiarificatrice, se è possibile traendo un punto di unità, se non è possibile andremo al voto». Dopo pochi minuti però arriva la smentita secca dello stesso Fassino, tramite una nota pubblica in cui spiega «non ho affatto dichiarato che ci sia un rischio di scissione. Basta rivedere e ascoltare le parole da me pronunciate ad Agorà per constatare che ho detto che “nessuno nel Pd si augura scissioni” e che “nessuno ha intenzione di provocarle». Le acque sono agitate, questo è certo, e la possibile resa dei conti è assai più vicina e fragorosa di quanto non si pensi..
RENZI CONTRO MARTINA: È RESA DEI CONTI?
Oggi alle ore 15 (orario ancora non confermato) si terrà la Direzione Nazionale del Partito Democratico: in tutti questi anni di “renzismo” quante volte abbiamo cominciato l’articolo sulla diretta di giornata della Direzione Pd con la formula “resa dei conti”; ebbene, oggi lo è davvero forse per la prima volta. Fratture, sconfitte alle Elezioni, mancanza di discussione e invidie interne portano il Pd oggi ad un bivio: scegliere di sedersi ad un tavolo per trattare di Governo con il M5s o restare uniti tutti attorno alla evidenza di fare l’opposizione al governo e convocare più tardi il Congresso che detti la linea del nuovo corso dem che comunque sarà, che lo si voglia o meno, con un Renzi in posizione più defilata. Troppo divisivo e troppa poca “pattuglia” (assottigliata nelle ultime settimane) per poter pensare di tornare al comando nel giro breve. «Sono due mesi che, nel Pd, anziché discutere di quello che combinano gli altri (ovvero innanzitutto i 5 stelle e la Lega, ndr) ci parliamo addosso, un dibattito tutto tra noi in cui si cerca solo di dare a me tutte le colpe di quello che è accaduto. Chiedo unità anche in vista della direzione di domani (oggi, ndr)», ha spiegato Renzi ieri sera nella sua enews. Franceschini ha proposto di votare subito dopo la relazione di Martina per dichiarare unità del partito dietro al segretario reggente, un modo “furbo” anche per stanare Renzi e creare quella conta che ieri l’ex premier ha escluso con ogni forza.
DIREZIONE PD, IL DOCUMENTO DELLA DISCORDIA
Con Di Maio che ieri sera ha posto una pietra tombale nel dialogo col Pd – «Rispetto per direzione nazionale ma il dialogo con il Pd è finito» – il rischio che la Direzione di oggi si trasformi in una mera resa dei conti interna è aumentata vertiginosamente. E allora si risolve tutto in due punti: il Pd vota unito attorno a Martina e prospetta con “calma” le tappe verso il prossimo Congresso, oppure si spacca tutto con i renziani da una parte e le minoranze (che nel frattempo, tutte insieme, potrebbero essere la maggioranza) che portano a possibili conseguenze future (scissione, allontanamenti, Assemblea Nazionale immediata) che porterebbero il partito chiave del Centrosinistra italiano in una crisi ancora più cupa di quella attuale. Alla vigilia della Direzione Nazionale del Pd, è uscito un documento (pubblicato dall’Ansa) firmato da 77 deputati (su 105) e 29 senatori (su 52) in cui si chiede a tutto il partito di non effettuare “conte” o “rese dei conti” durante la difficile riunione a cui è chiamato il Partito Democratico. Il documento dei renziani, voluto da Lorenzo Guerini, è stato difeso dall’ex premier che ha spiegato come «il testo di Guerini era una iniziativa che mirava all’unità del partito. Spero», ha sottolineato ancora Renzi,, «che non vogliano cogliere pretesti per rompere. Mi auguro inoltre che domani la direzione si chiuda in maniera unitaria, senza strappi». Il documento della discordia – che i più maligni giudicano come un tentativo di non svelare che Renzi non ha più i numeri all’interno del partito – chiede che non si voti la fiducia a governi di Salvini o Di Maio ma che si gettino le basi per una unità del Pd e possibili discussioni e tavoli su riforme strutturali (costituzionali?) per rilanciare la situazione di stallo attuale.