Dice: “Ma quella è stata una beneficenza, Roman aveva bisogno d’aiuto, io gliel’ho dato. E di quando in quando, e se può, a modo suo si sdebita”. Lo ha detto alle Iene Roberto Fico, presidente della Camera e grillino della prima ora, uno dei profeti del partito del rinnovamento, dell’onestà-onestà.
Ora, diciamolo: con tutto il rispetto per la vita privata di Fico e soprattutto della sua compagna, ma con altrettanto rispetto anche delle opinioni di chi ha ascoltato con crescente sbigottimento l’inchiesta e l’intervista televisiva, cerchiamo di capire cosa resta dell’ennesimo turbinìo mediatico di questa dolente parentesi della vita politica italiana.
Che il presidente della Camera sia un italiano come tanti, che si arrangia come può nei rapporti con una normativa incasinata sul lavoro domestico — per cui oggi un Foodora o un Deliveroo qualsiasi, dall’alto di fatturati multinazionali miliardari, può pagare i suoi fattorini la metà di quanto il signor Rossi paghi la colf — fa perfino simpatia. Sarebbe il meno, dopo una prima Repubblica dove i potenti facevano, a propria insaputa, le peggio cose, dove si bungabungava e si scalavano le Telecom per fare favori agli amici propri.
Poca simpatia ne fa, invece, il dettaglio che Fico avesse smentito di avere un aiuto domestico — come se farsi fare i servizi a casa fosse una stimmata di sardanapalico lusso, o di gradassa supponenza plutocratica —, salvo poi ammettere che sì, insomma, a Napoli nella casa dove vive da cinque anni con la sua compagna la colf c’è, e lavora, e non è una dilettante, e non si capisce se ha davvero un contratto in regola oppure un contratto così, di copertura…
Ma anche questo è niente rispetto al fastidio che dovrebbe aver provato tanta gente, e soprattutto tanti elettori in buona fede, per la sceneggiata napoletana — detto con affetto per il genere da un napoletano! — messa in scena da Fico: l’aver rifiutato l’auto blu e optato per l’autobus, pur di far vedere al colto e all’inclito quanto fosse sobrio, e risparmioso, e anticasta e insomma “uno de’ noantri”, salvo poi scoprire lui stesso che siccome il mondo è pieno di pazzi che possono anche aver voglia di sparare al presidente della Camera, il presidente della Camera deve essere scortato, per legge, chiunque egli sia e che lo voglia o no; e allora scortarlo in auto impegna otto uomini, in autobus venti, e quindi per far bella figura Fico ha fatto spendere allo Stato il doppio di quanto avrebbe speso se lui avesse fatto come tutti i suoi predecessori: e infatti ha smesso.
Ma veniamo alla sostanza dei fatti. Le Iene scoprono un’incongruenza nello “storytelling” di un leader anticasta, e lui ritiene — da esperto conoscitore delle reazioni psicologiche del suo pubblico — di potersi spiegare così, semplicemente, dicendo che la colf, rinnegata in quanto tale, è invece un’amica della sua compagna, con cui si aiutano vicendevolmente; e interpellato sull’uomo di fatica ucraino che lo ha aiutato in varie faccende domestiche, dice che sì, l’aiuto c’è stato, ma altro non era che un contraccambio per la beneficenza ricevuta, che un giurista pignolo potrebbe anche definire: rimborso in natura.
Va bene, va bene, crediamoci.
In fondo, suvvia: a chi di noi non è mai capitato, almeno una volta, di avere una moglie con un’amica che viene gratis a lavare i piatti, o a spazzare per terra, o a pulire il bagno? E’ storia di ogni giorno, no?
Oppure, incontrando alla fermata dell’autobus un signore di Kiev, chi di noi non ha mai familiarizzato con lui, magari offrendogli un caffè, poi invitandolo a cena a casa, e non incappando invece — come dicono quegli energumeni dei leghisti — in un malitenzionato che cerca di fregarti lo smartphone? E in fondo chi non ha mai fatto un prestito per poi vedersi rimborsare con dedizione, solidarietà e un po’ di lavoro gratis. Sono storie di tutti i giorni.
Proviamoci però noi, a dirle all’ispettore dell’Inps. Proviamoci noi a raccontare all’Agenzia delle Entrate che quella signora che viene ogni giorno a casa, dalle 12 alle 16, lo fa per amicizia. Giuriamogli sulla nostra povera mamma che Roman è solo un gigante buono riconoscente che non potendo, poverino, restituirci i soldi, ci da il centuplo in manodopera amichevole.
Proviamoci. Poi conterete le multe. Poi vi arriveranno le denunce. Ma è chiaro, è giusto: voi non siete fichi. Non siete la nuova casta dell’anticasta.