L’evoluzione di questi tre mesi post-Elezioni avrebbero dovuto, secondo Di Maio, portarci nella Terza Repubblica: in realtà, a sentir parlare di “non sfiducia tecnica” – come ha avanzato la Lega oggi davanti all’ennesimo stallo questa volta sul Governo Cottarelli – o di “politica dei due forni” o ancora di 10 possibili combinazioni di governo diverse nel giro di una sola settimana, sembra più di trovarsi nella cara e vecchia Prima Repubblica. L’espediente lanciato dalla Lega di Salvini per provare a saltare il voto in estate (questo sì che sarebbe la prima volta di sempre nella politica italiana!) si avvicina assai molto a quell’unico precedente storico datato 1976, ovvero una “non sfiducia tecnica” che in sostanza prova ad abbassare il quorum della fiducia per poter far passare il Governo senza però dare l’appoggio pieno ad una forza politica o ideologica opposta. Se riuscisse l’espediente del Carroccio, Salvini permetterebbe al governo tecnico di Cottarelli di presenziare agli appuntamenti Ue e Nato di giugno e luglio e soprattutto di preparare la legge di Bilancio mentre la campagna elettorale e le elezioni si terrebbero tra settembre ed ottobre. Non è ovviamente nulla di certo, visto che le condizioni sembrano più labili di un canna in mezzo al deserto. Ma se si arrivasse a questo “strumento” arcaico, in maniera pratica, come funzionerebbe?
L’UNICO PRECEDENTE STORICO
Non semplicissimo da ipotizzare in quanto ad evoluzione programmatica, ma abbastanza facile come concetto: si esplica con l’astensione di un gruppo, che determina l’abbassamento del quorum della maggioranza dei votanti necessario per far passare la fiducia. L’unico vero precedente di un Govenro “della non sfiducia” è quello di Andreotti II nel 1976: ufficialmente sostenuto solo da Democrazia Cristiana e minoranze linguistiche, quel governo venne appoggiato agli albori del Compromesso Storico dal Pci di Enrico Berlinguer e dalla sua astensione. Il 6 agosto 1976 l’esecutivo Andreotti ebbe la fiducia al Senato (136 voti favorevoli, 17 contrari e 69 astenuti), confermata poi alla Camera il 9 agosto (258 voti favorevoli, 44 contrari e 303 astenuti). Il monocolore Dc durò in tutto un anno e 7 mesi fa ma passò alla storia anche per un secondo elemento particolare: fu il primo governo della Repubblica italiana con un ministro donna, nello specifico Tina Anselmi al Dicastero del Lavoro. Se il passato si ripresenterà ancora non lo sapremo, ma di certo la “Terza” assomiglia sempre di più alla Prima: si spera non nella forma in cui si è conclusa, sarebbe devastante sotto tutti i punti di vista..