Uno schieramento repubblicano anti-Lega ed M5s centrato sui valori costituzionali e sul ruolo del Capo dello Stato per dare stabilità al paese e salvarlo da una politica “dove tutto è lasciato ai rapporti di forza”. Luciano Violante, ex presidente della Camera, ne parla al Sussidiario al termine di una giornata convulsa su tutti i fronti, politico e finanziario, che si chiude con un inaspettato spiraglio per il governo M5s-Lega.



A imprimere una svolta lo spread sopra i 300 punti base, che regala una rivincita politica a Di Maio e Salvini, e la dichiarazione del commissario europeo al Bilancio Günther Oettinger, “i mercati insegneranno agli italiani a votare”, criticata perfino dal Pd, che cambia idea sul governo di Cottarelli annunciando di astenersi. Si parla di voto ravvicinato, il 29 luglio; Lega, M5s e Pd si dichiarano a favore, Cottarelli esce dal Quirinale senza annunciare il governo ma il Colle conferma che l’uomo del Fondo monetario sarà di nuovo dal presidente della Repubblica stamane. Poi le aperture di Di Maio, che senza Salvini rinuncia all’impeachment e si dice “pronto a collaborare con Mattarella per risolvere la crisi di governo”. A fine giornata anche il leader del Carroccio frena sul voto estivo, ma i suoi tempi per tornare al governo non sembrano collimare, per ora, con quelli di Di Maio.



Presidente Violante, che cosa sta succedendo?

Difficile pronunciarsi perché non conosciamo le ragioni che hanno motivato il rinvio a domani (oggi, ndr) dell’incontro tra Cottarelli e il presidente Mattarella. Forse la richiesta di elezioni subito è solo tattica politica, un modo per dire “non abbiamo paura”. In ogni caso la Lega vuole le elezioni e le voleva anche prima di domenica scorsa.

Vuol dire che la difesa di Savona era strumentale?

Dubito che Salvini volesse davvero andare al governo. Se uno vuole governare e si rende conto che uno dei nomi proposti non è accettabile, sceglie un’altra soluzione. Altrimenti cerca l’occasione per potersi staccare. 



Vale anche per il Movimento 5 Stelle?

No, gli interessi di M5s e Lega non sono convergenti. M5s non ha interesse a votare, perché da questi ottantaquattro giorni di trattativa esce sconfitto. Di Maio doveva portare a termine il progetto che gli era stato affidato: sedersi a Palazzo Chigi e portare i 5 Stelle al governo del paese. 

Non ha ottenuto né l’una né l’altra cosa. 

Stando poi alle notizie che sono trapelate, lo steso Di Maio non si sarebbe impegnato fino in fondo per avere Savona all’Economia. Quindi l’impuntatura era soltanto di Salvini e questo conferma che il suo vero interesse era andare al voto il prima possibile, visto che tutti i sondaggi danno la coalizione di centrodestra al 40 per cento. Vorrebbe dire aggiudicarsi il premio di maggioranza. Però ieri sera Di Maio ha accantonato l’impeachment e ha dichiarato che è pronto a incontrare il presidente Mattarella. 

Martina è passato dal voto a favore del governo (lunedì) all’astensione (ieri mattina); ma il renziano Marcucci ha chiesto il voto in luglio. Cosa succede nel Pd?

Sono cambi di opinione che dipendono dal confronto interno al gruppo dirigente e tra i parlamentari. E poi è normale tattica politica. I partiti maggiori chiedono il voto e solo il Pd dice di no? Rischierebbe di venire frantumato.

Renzi intende giocare “da mediano”, così ha detto, nella coalizione degli anti-sfascisti. Come commenta?

Sfascisti è un’espressione che non condivido, non ha senso e va bene solo per i titoli dei giornali. Preferisco l’ipotesi fatta da Calenda di un raggruppamento repubblicano, formato dalle forze che credono nella Costituzione — ivi compresa la funzione del presidente della Repubblica —, nella collocazione europea dell’Italia e nei valori propri della cultura democratica del nostro paese. Non è tempo di gridare, ma di lavorare per definire un’area nella quale coloro che vogliono farne parte possano riconoscersi.

Un fronte antipopulista.

Un raggruppamento che si oppone al tentativo di schierare il popolo contro la Costituzione.

Ne farebbe parte il Pd innanzitutto. E poi?

Non farei riferimento a forze già organizzate, ma alla società dei cittadini, tutti coloro che credono nei valori della Repubblica. Occorre parlare al paese, a quella sua parte, io credo maggioritaria, fatta di semplici cittadini prima che di forze organizzate, interessata alla difesa dei valori costituzionali.

Potrebbe starci anche Berlusconi, no?

A costo di rompere il centrodestra?

Perché no? E’ già diviso.

Ma quel 40 per cento interessa a Salvini. Il centrodestra si candida alla vittoria; Berlusconi non farebbe una scelta suicida.

Però Berlusconi ha fatto delle dichiarazioni esplicite di europeismo che Salvini non può condividere.

Può accadere di tutto. Se la coerenza fosse una costante della politica avrebbe ragione lei, ma se stiamo alle magliette “no euro” di Salvini e al fatto che nel contratto si dice che di uscire dall’euro non se ne parla, si capisce che siamo davanti al principio della mera convenienza, non a quello della verità.

Prima ha parlato del tentativo di schierare il popolo contro la Costituzione. Che cosa intende?

Ci sono due forze politiche, M5s e Lega, che stanno cercando di usare il consenso e l’umore del paese contro la Costituzione. Il vero tema non è Salvini e Di Maio contro Mattarella, ma Salvini e Di Maio contro la Costituzione. La Costituzione dice che la sovranità appartiene al popolo, e aggiunge che quella sovranità va esercitata non discrezionalmente, ma “nelle forme e nei limiti della Costituzione”. 

Salvini e Di Maio sottoscriverebbero in pieno.

Se lo fanno sono contento. Ma dovrebbero cambiare radicalmente linea. La linea tenuta dai due vincitori nei giorni scorsi distrugge gli equilibri costituzionali. Rischiamo di vivere in un Paese dove tutto è lasciato ai rapporti di forza. 

Domenica scorsa il presidente della Repubblica è parso obiettivamente in difficoltà. Lei cosa pensa in proposito?

Nel momento in cui chi doveva ragionevolmente lavorare per un governo ha deciso di non farlo, per pura convenienza, è chiaro che il Capo dello Stato si è trovato oggettivamente in difficoltà, perché veniva meno la possibilità di avere un governo frutto della scelta elettorale. Ma è una difficoltà che ha superato brillantemente.

Cosa risponde a chi dice che Mattarella si è fatto esecutore di voleri e poteri esterni?

La risposta è contenuta in quello che ha detto lo stesso Capo dello Stato: quando lievita il costo di rifinanziamento del nostro debito, quando i nostri titoli sono piazzati con fatica, quando chi ha un mutuo a tasso variabile pagherà non più l’1,5-2 per cento ma il 5-6 per cento, è allora che ci si accorge cosa vuol dire tutelare i risparmi degli italiani.

Anche la discrezionalità di Mattarella è rimasta nei limiti della Carta?

Assolutamente sì.

Come come commenta la frase del commissario europeo al Bilancio Günther Oettinger circolata oggi (ieri, ndr) in varie versioni?

Alla fine Oettinger si è scusato e ha dichiarato di rispettare la volontà degli elettori italiani, a qualunque schieramento appartengano. 

Lei auspica il governo di Cottarelli?

Il mio unico auspicio è che nasca un governo che faccia quello che deve fare. Cottarelli verosimilmente andrà al Senato, non avrà la fiducia, quindi non andrà neanche alla Camera, si presenterà dimissionario, il presidente gli dirà di andare avanti fino a settembre-ottobre, cioè fino al voto. Se non avrà la fiducia, come ha detto lunedì, si voterà “dopo agosto”, cioè non in luglio. A meno che le cose non cambino ancora una volta.

Il Capo dello Stato come può difendersi dall’obiezione di avere spianato la strada a una nuova vittoria di M5s e Lega?

Il presidente della Repubblica deve garantire il rispetto della Costituzione, non delle convenienze politiche, e questo ha fatto con l’abituale fermezza. Poi gli italiani decideranno cosa fare.

(Federico Ferraù)