Continuano a far discutere le parole di Beppe Grillo sul referendum riguardante l’euro, la “precisazione” di Luigi Di Maio, il post convinto di Matteo Renzi circa la scelta di aver chiuso la porta al Movimento 5 Stelle e la reazione di alcuni membri del Partito democratico. Quello che molti si chiedono è perché il comico genovese abbia ritirato fuori un tema che sembrava archiviata. Per alcuni la risposta è da ricercarsi nella volontà dei pentastellati di ritornare al voto: da qui la scelta di usare toni duri contro la moneta unica, quasi da vigilia di campagna elettorale. Del resto, viene ricordato, se si tornasse al voto Luigi Di Maio, Roberto Fico e altri parlamentari M5s non sarebbero bloccati dalla regola del secondo mandato, che di fatto verrebbe considerato non ottenuto, visto che praticamente il Parlamento non ha operato. C’è da chiedersi se nell’ipotesi di ritorno al voto il Movimento 5 Stelle riuscirebbe a ripetere il risultato del 4 marzo. E anche se il Partito democratico riuscirebbe a non perdere altro terreno dopo due mesi trascorsi a non dialogare con alcuna forza politica, anzi continuando a discutere aspramente al suo interno con Matteo Renzi che, pur non essendo più Segretario, continua ad avere un ruolo determinante nelle scelte dem. (aggiornamento di Bruno Zampetti)



BEPPE GRILLO, DI MAIO, L’EURO E CASA POUND

Nelle passate ore Beppe Grillo è tornato ad esprimersi nuovamente sull’Euro spiegando in una intervista al mensile francese Putsch che sì, tutti i trattati firmati erano certamente giusti, ma che sono stati deformati dai regolamenti. Poi è tornato a proporre il referendum sull’Euro accusando gli altri partiti di aver commesso un colpo di Stato. Dichiarazioni che hanno incontrato il forte disappunto di Matteo Renzi, intervenuto tramite Facebook ma anche di Franceschini, intervenuto a sua volta definendo “superficiale e sbagliata” la precedente riflessione dell’ex premier. Cosa ne pensa invece Di Maio? La linea, a sua detta, non cambia affatto: “Grillo è uno spirito libero”, ha detto. E’ pur vero che l’idea di un referendum sull’Euro era stata già caldeggiata in passato dal M5S, ma negli ultimi tempi Di Maio l’aveva definita “extrema ratio”, abbandonando l’ipotesi oggi ribadita da Grillo. La linea sull’Europa, dunque, non muta. Critiche giungono anche da CasaPound Italia che su Twitter ha commentato: “Beppe Grillo torna a parlare di referendum sull’euro, ricordiamo allora allo smemorato Beppe cosa ha detto Di Maio riguardo l’euro: “Sì euro, sì Ue”. Europeisti da sempre”. Ed ancora, “I finti rivoluzionari del Movimento 5 Stelle erano antieuropeisti, poi europeisti, poi euroscettici, infine euroinomani. Oggi #Grillo torna a prendervi in giro. Adesso basta, il tempo è scaduto. #bastatruffe”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



UE, COMMISSIONE: “NO COMMENT”

L’Unione europea preferisce non commentare le dichiarazioni di Beppe Grillo che è tornato a proporre un referendum sull’uscita dell’Italia dall’Euro. «No comment», si è limitato a dire il portavoce della Commissione europea, Margaritis Schinas. Così dunque ha risposto alla domanda dei giornalisti che gli chiedevano la posizione di Bruxelles sulla proposta rilanciata oggi dal Grillo riguardo un referendum sull’euro in Italia. Di Maio è invece intervenuto spiegando che «la linea sull’Europa e sull’euro resta sempre quella: cambiare tutto». Per riuscirci però deve avere modo di lavorare, per questo ha ricollegato il tema al nodo governo (clicca qui per il nostro approfondimento). «Per cambiare ce lo devono far fare. Escludere M5S dal governo significa escludere i cittadini dalle decisioni e non solo su l’Europa e sull’euro ma su chi deve governare. Insomma non si deve tradire il voto degli italiani». (agg. di Silvana Palazzo)



DI MAIO FRENA: “LA LINEA DEL M5S NON CAMBIA”

Dopo che l’intervista rilasciata da Bepep Grillo sulla rivista francese “Putsch” ha riacceso i riflettori sulle rivendicazioni antieuropeiste del Movimento 5 Stelle, esaltando gli attivisti che avevano nostalgia della linea delle origini ma scatenando anche le dure prese di posizioni, tra gli altri, di Matteo Renzi, nelle ultime ore è arrivato il capo politico dei pentastellati a gettare acqua sul fuoco. Intercettato dai giornalisti mentre si recava a Montecitorio, Luigi Di Maio ha in parte smentito le parole del padre nobile e fondatore del Movimento, spiegando che “Beppe lo conoscete, è uno spirito libero” aggiungendo però che “la nostra linea sull’Europa e sull’Euro resta sempre quella: cambiare tutto”. Una frattura tra i due o un semplice gioco delle parti? Nell’intervista sopra menzionata, Grillo aveva spiegato che i trattati comunitari firmati sono sostanzialmente giusti mentre andrebbero riformati i regolamenti, riferendosi a sette punti che in passato sono stati tra i capisaldi della politica europea del Movimento: che il comico abbia voluto marcare una distanza da Di Maio? Il sospetto c’è ma è anche vero che solamente poche ore fa lo stesso Grillo aveva nuovamente difeso il giovane leader e il suo modo di condurre le trattative per la formazione di un nuovo esecutivo. Dunque, più probabilmente, si tratta di una uscita che conserva un fondo di verità ma serve pure a tenere unite le due anime dei grillini, ovvero quella delusa dalla svolta soft dopo le elezioni del 4 marzo (tra questi potrebbe esserci anche lo stesso Presidente della Camera, Roberto Fico) e quella che, invece, potrebbe essere definita “governativa” e che fa capo a Di Maio e i suoi fedelissimi. (agg. R. G. Flore)

SI RIACCENDE LO SCONTRO IN SENO AL PD

È incredibile come il giorno dopo la Direzione Pd in cui venivano rimessi assieme i cocci difficili di un partito sempre in crisi, basti una intervista di Beppe Grillo per risollevare subito le barricate interne tra renziani e minoranze. Franceschini, come vediamo qui sotto, ha di fatto preso in mano con un “salto di sponda” la guida di quell’ala che comprende Emiliano, Orlando, Cuperlo, Boccia e vari altri, che vedono in Renzi il vero e unico male del Partito Democratico. Di contro, l’ex segretario non intende fare passi indietro o non esprimere le proprie convinzioni nei confronti tra l’altro non del Pd stesso ma dei rivali e nemici del M5s. «Superficiale e sbagliata» la riflessione di Renzi, secondo il Ministro della Cultura che replica seccatamente alle parole dell’ex premier poco prima accusava Grillo di tornare ai toni da campagna elettorale appena capito che il governo non si riusciva a formare. Secondo Franceschini, «Come evolve un movimento che raccoglie il consenso di un terzo degli italiani riguarda anche il Pd e tutto il Paese ed è miope pensare sia un vantaggio che regredisca a posizioni populiste»: insomma, è colpa di Renzi se il M5s torna a parlare di referendum sul’Euro o di “colpo di stato” della legge elettorale (che tra l’altro ha votato compatta anche tutta la minoranza del Pd). 

BEPPE GRILLO: “REFERENDUM SULL’EURO, LEGGE ELETTORALE UN COLPO DI STATO”

Un nuovo mensile francese, il Putsch, ha intervistato Beppe Grillo e come spesso accade con le rare interviste del fondatore M5s divengono subito materia nazionale di “enorme risalto”. Del resto, a ben vedere i contenuti della stessa, non bisogna stupirci: in pieno stallo istituzionale con Di Maio impegnato ad ottenere più fiducia possibile anche al Quirinale per provare a costruire un Governo (anche se ora la direzione preferita sembrano le Elezioni anticipate), il suo “superiore” spara a zero sull’Europa. «Ho proposto un referendum per la zona euro e voglio che il popolo italiano si esprima. Tutti i trattati che sono stati firmati erano giusti ma sono stati deformati da regolamenti e in seno al Movimento Cinque Stelle, abbiamo riflettuto a 7 punti come il Patto di bilancio europeo, l’eurobond, l’euro-obbligazione o ancora la condivisione del debito. Se siamo un’unione di paesi, dobbiamo condividere», spiega Grillo tornando così su un suo cavallo di battaglia che pareva “dimenticato” nei mesi di campagna elettorale e soprattutto in questi 60 giorni di consultazioni e manovra di governo. Per Grillo poi in Italia c’è stato un autentico colpo di stato «alla rovescia» in cui è stata usata la democrazia per impedire al M5s di andare al governo: secondo il fondatore del Movimento 5Stelle, «la legge elettorale è stata decisa attorno a un tavolo per impedirci di governare. Allora cos’è la democrazia? Non so ma la democrazia dovrebbe permettere a chi raccoglie più voti di governare».

LA REPLICA DI RENZI (E LA STOCCATA DI FRANCESCHINI)

Non si fa attendere neanche un’ora dalla pubblicazione la diretta replica di Matteo Renzi che dal suo profilo Facebook lancia un ragionamento sull’ex capo politico del M5s: «Per due mesi hanno fatto i bravi, “gli istituzionali”. Oggi capiscono finalmente di non avere i numeri per Palazzo Chigi e quindi sbroccano». Lettura importante il giorno dopo della Direzione dem che ha ridato a Renzi un ruolo non di “secondo piano” nel partito essendo confermata l’unità del Pd contro un accordo subito chiuso con il M5s (grazie alla sua “influenza”). L’ex premier attacca ancora, «Beppe Grillo addirittura torna a proporre referendum sull’Euro e accusa gli altri partiti di Colpo di Stato per la legge elettorale, dimenticando che grazie al Rosatellum i Cinque Stelle hanno preso il 36% dei seggi, nonostante si siano fermati al 32% dei voti. Contrordine dal Blog: il PD torna a essere un partito di delinquenti, non più il compagno di strada verso il Governo. Sui social tornano gli insulti, le campagne di odio condotte dai finti profili, il giustizialismo». Insomma, viva le capriole e l’incoerenza, è il senso dell’attacco di Renzi a Grillo che infatti rivendica ancora nel post, « sono orgoglioso di aver contribuito – insieme a tanti altri militanti – a evitare l’accordo tra il PD e i Cinque Stelle. Lo ripeto: sono orgoglioso.Perché non è stata una ripicca, ma solo una constatazione: rispetto ai dirigenti Cinque Stelle noi abbiamo una diversa concezione dell’Europa, del lavoro, del futuro, dei diritti, della lotta politica contro gli avversari». Non manca però subito la controripicca non dal M5s, ma addirittura dal Pd stesso con Franceschini che ormai interpreta il ruolo di leader della minoranza: «Penso che la riflessione di Renzi sia superficiale e sbagliata. Proprio il fatto che Grillo e 5 Stelle tornino, fallita una prospettiva di governo e avvicinandosi le elezioni, ai toni populisti e estremisti, dimostra che avremmo dovuto accettare la sfida di un dialogo proprio per portarli a rapportarsi con la realtà di una azione di governo reale che non si affronta con grida e slogan».