Il MoVimento 5 Stelle abbandona il toni “istituzionali” adottati in questi mesi e indossa nuovamente quelli della campagna elettorale precedente il 4 marzo. Con Grillo tornano vecchi temi, come quello sul referendum sull’euro, mentre Di Maio rispolvera il complottismo, giurando di «aver visto fin dall’inizio un disegno di Renzi e Berlusconi che hanno sabotato qualsiasi governo politico per rimettersi insieme». Quello che conta ora per i pentastellati è tornare al voto il 24 giugno: «Abbiamo studiato e visto che è possibile», assicura Di Maio. Non importa se c’è ancora il contestato Rosatellum, del resto è convinto che le prossime elezioni sarebbero un ballottaggio tra loro e la Lega. «La pagheranno quei partiti che stanno ostacolando la formazione di un governo politico». Mattarella, invece, pensa ad un incarico per un governo di tregua, ipotesi contestata dal M5s. Il centrodestra è diviso sull’argomento, con Forza Italia che conferma la disponibilità e la Lega che chiede un pre-incarico. Il Pd, invece, per voce di Ettore Rosato conferma la disponibilità «al dialogo con tutte le forze politiche per un governo che serva al Paese per sbloccare la situazione», ma per un esecutivo senza Di Maio o Salvini premier, quindi non politico. (agg. di Silvana Palazzo)



TONINELLI “NO A MATTARELLA: VOTO SUBITO”

Di Maio contro Governo di tregua: il candidato premier del Movimento 5 Stelle ha espresso chiaramente la posizione della sua parte politica sugli ultimi aggiornamenti riguardo la formazione del nuovo esecutivo. Intervenuto ai microfoni di Radio Anch’io, il capogruppo a palazzo Madama pentastellato Danilo Toninelli ha commentato così: “No ai governi tecnici, di tregua, di transizione e del presidente. Si prospetta un governo tanto per fare e tirare a campare: con dentro Renzi e Berlusconi non so cosa direbbero i citaddini, noi non permetteremo di continuare a distruggere questo Paese”. Poi una riflessione sul contratto di governo: “Non abbiamo saputo spiegare: parliamo di una cosa rivoluzionaria da non scambiare con un tentativo di alleanza. Non sono venuti neanche a parlare al tavolo: chi fa politica da sempre si trovava di fronte a una cosa nuova, una promessa da mettere per iscritto e da realizzare. Ciò era insopportabile per chi non ha mai concretizzato una promessa elettorale”. Infine, un auspicio: “Bisogna a tornare al voto, il prossimo 24 giugno”. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)



DI MAIO CONTRO GOVERNO DI TREGUA

Elezioni anticipate e nessun governo di tregua. Sono queste, in estrema sintesi, le due questioni centrali trattate dal leader del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio, in un’intervista rilasciata quest’oggi a Il Fatto Quotidiano. Il candidato premier non vede possibile alcuna alleanza dopo i due giri di consultazioni, e dopo che sia Salvini quanto il Pd hanno voltato le spalle al suo partito. Inoltre, sarebbe sbagliato per il pentastellato, dare vita ad un governo cosiddetto di tregua: «Io spero che non ci sia opposizione – afferma Di Maio – e che si vada al voto il prima possibile. Se metteranno il presidente Mattarella in condizione di individuare questo governo di tregua, gli altri partiti saranno stati i traditori del popolo».



“ELEZIONI IL 24 GIUGNO CON IL ROSATELLUM”

Elezioni subito quindi, e secondo il numero uno del M5S, sarebbe possibile già tornare alle urne il prossimo 24 giugno: «Al voto il prima possibile. Secondo i nostri calcoli è possibile il 24 giugno, accorpando le elezioni politiche ai ballottaggi delle comunali». Per tornare a votare devono passare fra i 45 e i 70 giorni dopo lo scioglimento delle Camere, e di conseguenza la data del 24 giugno sembrerebbe essere al limite. Nuove elezioni ma senza una nuova legge elettorale: «Non si può fare, perderemmo anni a discuterne – spiega Di Maio, che “conferma” quindi il Rosatellum – già mi immagino Salvini dirmi: ‘Io sono per il premio di lista, ma Berlusconi lo vuole per la coalizione’. Ci infileremmo in un inferno. Bisogna tornare al voto, il 24 giugno». Attese le repliche dei vari leader delle altre coalizioni, a cominciare dall’antagonista numero uno del pentastellato, Matteo Salvini.