Caro Onorevole Luigi Di Maio, alla luce delle sue dichiarazioni di oggi, dobbiamo dirle per prima cosa: grazie di averci letto.

In second’ordine, capiamo che cerchi una via di uscita e le stia franando il terreno sotto i piedi. Non le è riuscito di fare un governo come voleva lei e ora vorrebbe una via onorevole per farne uno che non le piace oppure minaccia una campagna elettorale guerrafondaia.



Per carità, la politica, specie quella italiana, è tutta un ricatto, ma si tratta di ricatti di convenienze. Se qualcuno cominciasse a minacciare rivoluzioni o disastri “come nel 2011” si uscirebbe dal perimetro costituzionale e si andrebbe in quello eversivo.

Anche qui, l’Italia, patria del melodramma, è maestra, si dice una montagna per intendere un sassolino, tanti si sono riempiti la bocca di elefantiache “rivoluzioni” per partorire topolini. Ma non lei, Di Maio, che non ne ha lo spessore, ma qualcun altro del M5s dovrebbe scendere in campo a spiegare il problema del momento in Italia.



Il punto non è infatti un inciucio più o meno brutto di governo, né tantomeno è la questione del reddito di cittadinanza, che l’Italia non può pagarsi e quindi va e viene nel suo partito a seconda del momento politico. Il punto è che il paese è sull’orlo del collasso e serve un uomo di Stato che faccia un grande discorso di Stato per M5s, l’Italia e l’Europa.

Senza di questo lei, Di Maio (forse non il M5s), vende o fallisce, come i raider della finanza che hanno perso il momento magico per incassare.

Lei ha preteso per due mesi la palla, l’ha avuta, e non ci ha fatto niente; la colpa non è oggettivamente degli altri che non le hanno fatto fare gol: loro facevano il loro mestiere, è lei che non ha saputo fare il suo.



Lei può ora giocare a fare il duro, ma temo che anche il suo movimento dovrà sostituirla, se si arriverà alle urne di nuovo quest’anno. Quindi, o svende il suo assetto rabberciando un’alleanza che non le piacerà, e tira a usare il tempo guadagnato per imparare qualcosa e raccogliere qualche coccio; o si suicida con un nuovo voto, cercando nel frattempo di uccidere o ferire qualcuno dei suoi nemici.

Per i dirigenti del M5s, Grillo e Casaleggio, il discorso è un altro. I loro prescelti, Di Maio, Di Battista o Fico non sono leader, avrebbero difficoltà a guidare un condominio. I voti, Grillo e Casaleggio, li avete portati voi, l’uno facendo il comico sui mal di pancia degli italiani, e l’altro canalizzando le battute sui telefonini degli italiani. Ma poi serve che chi costruisce lo Stato si ponga nella posizione dovuta.

Se non avete un profilo adeguato, cercatelo, ma se non lo avete portate solo tutti a sbattere. Credeteci, non è una battuta, è per il bene del paese che è anche il vostro.