Centrodestra in forte avanzamento, trainato da una Lega iper-vitaminizzata dai consensi degli elettori; M5s in evidente frenata rispetto al sontuoso risultato delle politiche del 4 marzo; Forza Italia ridimensionata, Pd che sostanzialmente ha retto l’urto, liste civiche in buona salute. Considerando i 109 Comuni più grandi andati al voto in questa tornata di amministrative, in 34 casi il sindaco è stato eletto al primo turno (14 al centrodestra, 13 a liste civiche e 7 al centrosinistra), mentre nelle 75 città che andranno al ballottaggio, il centrodestra è avanti in 29 Comuni e il centrosinistra in 20, lasciando ai 5 Stelle solo le briciole. Come valutare queste elezioni comunali se guardiamo al voto del 4 marzo? “Rispetto al passato – risponde Carlo Buttaroni, presidente dell’istituto di sondaggi Tecnè – in queste amministrative dobbiamo registrare una dose maggiore di influenza derivante proprio dal voto nazionale”.



Sta forse dicendo che l’esito è fortemente condizionato dalla nuova geometria di alleanze maturate dopo le politiche?

Esatto, questo elemento ha pesato, anche se i risultati hanno sostanzialmente confermato quanto già si andava dicendo nei sondaggi: a fronte di un generale rafforzamento della Lega, a pagare il prezzo della nuova alleanza di governo è soprattutto il M5s.



Come si spiega il boom della Lega? Merito anche della scelta azzeccata dei candidati?

In realtà, parlerei più di vittoria del centrodestra a forte traino leghista, proprio perché non tutti i candidati vincenti sono del partito di Salvini. La Lega è comunque la formazione politica che più trae giovamento dal nuovo scenario nazionale post-4 marzo. Il processo di crescita della Lega è avviato da tempo, ma il ruolo giocato da Salvini subito dopo le elezioni politiche, esaltandone linguaggio e obiettivi, ha accentuato la crescita dei consensi.

Forza Italia esce prosciugata dalla Lega, non crede?



Non sono del tutto d’accordo, mi sembra una lettura un po’ affrettata. Per Forza Italia non è una netta sconfitta. Tradizionalmente il partito di Berlusconi non dà il massimo nelle amministrative, e in più è giusto sottolineare che spesso contribuisce a fornire molti consensi ad altre liste di contorno. FI perde forza perché si disperde in liste locali. Nel complesso, però, visto il successo del centrodestra, ottiene buoni risultati.

Il Pd, secondo lei, non cede, anzi complessivamente tiene bene?

Sì. Anche il centrosinistra nel suo complesso raccoglie un buon risultato. Tenga conto che, guardando l’esito delle politiche, ovunque avremmo dovuto assistere a duelli tra Lega e M5s. Invece i ballottaggi locali saranno soprattutto tra centrodestra e centrosinistra, con il M5s fuori dai giochi in quasi tutti i Comuni più grandi.

In effetti, proprio i 5 Stelle escono fortemente ridimensionati rispetto ai consensi raccolti il 4 marzo. Colpa di una classe dirigente locale ancora acerba, di candidati sbagliati, dell’abbraccio governativo con la Lega?

Il M5s fallisce ancora una volta l’obiettivo delle amministrative. Non ha radicamento territoriale, fa fatica a raccogliere consensi, non ha quella “fisicità” su cui ancora possono contare i partiti più tradizionali e certamente paga il prezzo più salato per l’alleanza con la Lega. I 5 Stelle hanno sì una componente elettorale molto de-ideologizzata, ma è altrettanto vero che un’altra consistente parte è molto ideologizzata, ed è quella che ha mal digerito l’accordo con un altro partito. Sarebbe successa la stessa cosa anche in caso di intesa con il Pd. Insomma, la coperta del M5s è corta, da qualunque parte la si voglia tirare. E che pagasse dazio era inevitabile.

Le liste civiche dimostrano grande vitalità. Come va interpretato questo segnale?

Non è la prima volta che le liste civiche ottengono buoni risultati. E spesso non sono guidate da personalità nuove, bensì da ex sindaci o ex politici che ripropongono così la loro leadership e la loro competenza. Da questo punto di vista, le ultime tornate elettorali, da un lato, ci hanno offerto una profonda innovazione, ma dall’altro hanno mostrato come gli elettori siano alla ricerca anche di competenza e di stabilità. Le liste civiche rappresentano un ritorno a un passato positivo.

E che sviluppi potrà avere questo ritorno?

L’Italia ha vissuto, nel 2013 e nel 2018, un doppio terremoto politico. Geografia e pesi elettorali sono usciti profondamente modificati. Ora c’è un cantiere aperto, ancora difficile da scorgere, ma che rappresenterà in futuro un elemento importante per il centro e per il centrosinistra.

In che senso?

Non solo in Italia, ma in tutta Europa, come hanno dimostrato le stesse elezioni in Francia e in Germania, il partito popolare e il partito socialdemocratico sono le due famiglie politiche che più hanno sofferto. Hanno perso affluenti, ma non sono state prosciugate del tutto, rimangono ancora degli architravi. Ecco, le liste civiche rappresentano nuovi invasi che potranno diventare gli affluenti necessari alla ricostruzione di queste aree politiche, quella popolare e quella socialdemocratica, oggi diroccate.

(Marco Biscella)