Il Pd trova consenso oggi all’incirca in poco più del 17 per cento degli elettori. Ma se si circoscrive l’area dei sostenitori ai giornalisti ed agli operatori dei più svariati media la percentuale sale vertiginosamente, grossomodo uno su due, ed in questi giorni insistono tutti sulla stessa chiave di lettura: Salvini domina i 5 Stelle e li sta snaturando. Proprio così: li sta snaturando. I grillini tornano ad essere compagni che sbagliano e perdono il tratto fascistoide che aveva motivato il “gran rifiuto” di Matteo Renzi. Di più. L’egemonia leghista gli fa perdere voti. E ancora: adesso reagiranno i grillini filo-Fico che hanno radici sane (di sinistra si intende).
Chiaro l’intento: isolare la Lega, smembrare la maggioranza, seminare confusione tra i supporter 5 Stelle provenienti da sinistra.
E Repubblica ci ha messo poche settimane a strappare la leadership della sinistra alla segreteria del Nazareno sempre più spenta e dimessa per lanciare una linea editoriale che è ormai una continua invettiva contro la parte verde della coalizione. Ma a rompere l’accerchiamento ci ha pensato ieri in tarda serata un inatteso Alessandro Di Battista che dalla California ha tuonato: “gli africani devono stare in Africa”.
E tanti saluti a Macron, Sanchez, Saviano, ed editorialisti dei giornaloni.
La strategia che punta a dividere Di Maio e Salvini sembra destinata a fallire. Non solo. Nel centrodestra aumentano quelli che ritengono che i partiti rimasti fuori dalla coalizione dovrebbero comunque votare la fiducia al governo. A Repubblica pensano ormai di assumere in redazione il portavoce di “En marche!” che si è spinto a dire che il governo italiano fa vomitare. Ma potrebbe non bastare. Fuori dai salotti e dagli studi televisivi il popolo che puzza e suda si stringe intorno a quelli per cui ha votato. Alternativi quanto approssimativi. Da Conte a Savona, da Toninelli a Giorgetti. Ma ogni giorno più coesi. La coalizione carioca (gialloverde) prende il largo.