Nonostante si sia aperto il confronto tra il vicepremier Luigi Di Maio e le aziende che gestiscono i dipendenti cosiddetti “Riders”, addetti alle consegne, il Ministro del Lavoro ha voluto mettere in chiaro dei punti sui quali non intende trattare: “L’incontro è andato molto bene,” ha spiegato Di Maio, “questi ragazzi devono avere delle garanzie minime . Siamo in un paese in cui i giovani chiedono di lavorare pure senza guadagnare e questo deve finire, serve un salario minimo e tutele assicurative e previdenziali. Ovvero i contributi versati per ogni singolo indipendente (dunque iscrizione obbligatoria Inps e Inail) e una paga oraria fissa (un’indennità mensile, forfettaria, proporzionata alla quantità e qualità del lavoro prestato, a prescindere dalle consegne effettuate e dalle vendite concluse). E sulla necessità di coperture assicurative e previdenziali e una paga base fissa, Di Maio è stato perentorio: “Se il tavolo andrà male il Governo farà una legge.” (agg. di Fabio Belli)
SI FARA’ IL TAVOLO TRA LE PARTI
Il tavolo si farà: l’accordo tra Foodora & Co. e il ministro Di Maio è stato questo, con la promessa di nuovi incontri per discutere di maggiori tutele per i rider, senza però la “mannaia” dello Stato (almeno per ora) sulle società della Gig Economy che operano nel settore Food Delivery sul nostro territorio. «La mia intenzione è garantire da un lato le condizioni migliori per i lavoratori, dall’altro consentire alle aziende di operare con profitto per creare nuovo lavoro. Se lavoriamo insieme l’Italia diventerà il modello da seguire per le attività legate alle imprese che operano su piattaforme digitali. Ma sia chiaro. Non si accettano ricatti. I nostri giovani prima di tutto»: quanto detto ieri da Di Maio è stato ripreso anche oggi, “meno” la parte dei ricatti che aveva issato ancora più ingenti barricati tra le due posizioni. Il tavolo di contrattazione si farà e con tempi e regole che ancora dovranno essere stabilite: di certo però il Decreto Dignità subisce una “freno” piuttosto importante sul fronte rider, il che non significa che non possa continuare sugli altri punti nodali (spesometro addio, niente incentivi per chi delocalizza all’estero, ecc.) ma che comunque certifica una battuta d’arresto del Governo M5s-Lega davanti alle prime rimostranze delle aziende. (agg. di Niccolò Magnani)
DI MAIO, “MENO RINNOVI CONTRATTI A TERMINE”
Di Maio ai rider Foodora e Deliveroo: “meno rinnovi incarichi a termine”/ “Pronti a primo contratto Nazionale Gig Economy”Dopo l’incontro con i rappresentanti delle principali catene della Gig Economy, il Ministro Di Maio ha difeso ancora il Decreto Dignità annunciando la forte «riduzione del numero dei rinnovi per i contratti a tempo determinato», aggiungendo che è allo studio del governo la «reintroduzione delle causali», di fatto così cancellando gran parte del Jobs Act. Durante il vertice con Foodora, Deliveroo e altri marchi principali di riders in Italia, il vicepremier ha proposto di aprire un tavolo di contrattazione tra i rappresentanti dei riders e i rappresentanti della piattaforme digitali, commentando «chissà che non si arrivi al primo contratto nazionale della Gig economy». Al momento pare che le aziende abbiano dato semaforo verde alla proposta che non significa un passo indietro al Decreto Dignità, ma un “congelamento” per trovare una quadra con la Gig Economy di casa nostra. «C’è stato molto dialogo, molta trasparenza, il ministro è stato molto positivo e anche noi penso, tutti quanti. Siamo partiti col piede giusto», ha detto il ceo di Foodora, Gianluca Cocco all’Ansa. (agg. di Niccolò Magnani)
MINISTRO INCONTRA I VERTICI DELLE AZIENDE DI FOOD DELIVERY
Oggi alle ore 14 il Ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico ha in programma un vertice molto importante, viste le dichiarazioni durissime di ieri, con i vertice e rappresentanti delle aziende di riders e food delivery operanti in Italia. Non solo Foodora, Di Maio incontra anche JustEat, Domino’s Pizza, Glovo e Deliveroo: in un solo colpo il leader M5s tiene a battezzo il suo nuovo ruolo provando a disinnescare l’ultimatum dato ieri da Foodora sulla contrarietà al Decreto Dignità che potrebbe colpire molto duramente le aziende che operano con contratti assai “elastici” per i vari ridere che consegnano il cibo a domicilio. Al termine degli incontri, Di Maio terrà una conferenza stampa dove illustrerà i punti (e i nodi) risolti/ancora da risolvere. Di Maio ha detto ieri che non accetta alcun tipo di ricatto, mettendo il livello delle discussioni su un piano molto pericoloso e fragile: oggi però si cerca di mediare e di trovare il punto di contatto giusto per rilanciare quel mercato sempre più centrale delle nostre vite metropolitane. (agg. di Niccolò Magnani)
DI MAIO, “NON ACCETTO RICATTI. STOP PRECARIETÀ”
Arriva la risposta diretta e piccata del Ministro Luigi Di Maio all’annuncio shock di Foodora: su Facebook il capo politico del M5s replica alle dichiarazioni di Gianluca Cocco, spiegando come «Ho tutta la volontà di favorire la crescita di nuove attività legate alla gig economy e nessuno vuole demonizzare queste attività. Ma ho il dovere di tutelare i ragazzi che lavorano in questo settore. I riders oggi sono il simbolo di una generazione abbandonata dallo Stato». Secondo il Ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico la collaborazione insieme tra Stato e aziende-start up sul fronte rider deve essere stretta in modo da trasformare l’Italia in un «modello da seguire per le attività legate alle imprese che operano su piattaforme digitali. Ma sia chiaro. Non si accettano ricatti. I nostri giovani prima di tutto». Di Maio poi aggiunge di aver dichiarato lotta serrata contro il precariato fin dalla messa a punto del Contratto M5s-Lega e rilancia la sua intenzione di «garantire da un lato le condizioni migliori per i lavoratori, dall’altro consentire alle aziende di operare con profitto per creare nuovo lavoro». (agg. di Niccolò Magnani)
“IMPOSSIBILE ASSUMERE TUTTI I RIDER”
Da un lato ci sono i rider che chiedono maggiori diritti come tutti i lavoratori, con il governo che sembrerebbe avere tutte le intenzioni di muoversi in loro favore. Dall’altra, le aziende come Foodora che minacciano di abbandonare il mercato italiano se quanto anticipato da Di Maio nel decreto dignità fosse vero. Quale è, dunque, la soluzione? Al momento ci sono solo le dichiarazioni di Di Maio e di Gianluca Cocco, ad di Foodora Italia. Il primo aveva avuto modo di incontrare i rider e in merito, come ricorda Polisblog.it, aveva commentato: “Questi ragazzi avranno finalmente tutte le tutele Inps e Inail, un salario minimo orario e vogliamo espressamente proibire la retribuzione a cottimo”. Cocco, di contro, al Corriere ha spiegato che sarebbe impossibile assumere tutti i rider poiché “chiuderanno i battenti e trionferà il sommerso”. E sulla possibilità di abolire il cottimo Cocco ha spiegato: “Non abbiamo problemi a sostituire il pagamento a consegna, con altre forme come il minimo garantito, la paga oraria oppure sistemi misti con base oraria più parte variabile”. Quindi ha smentito di stare facendo grandi guadagni, almeno nel nostro Paese, dal momento che si tratta ancora di una attività in fase di avviamento. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
FOODORA CONTRO DI MAIO E IL DECRETO DIGNITÀ
Foodora minaccia di lasciare l’Italia se verrà messo in atto il cosiddetto decreto dignità del governo MS5-Lega. A spiegarlo è stato l‘amministratore delegato della stessa società che consegna cibo in tutta Italia (molto simile a Just Eat giusto per capirci). Intervistato dal Corriere della Sera, Gianluca Cocco ha ammesso: «Se fossero vere le anticipazioni del decreto dignità che il ministro Di Maio ha fornito alle delegazioni di rider incontrate, dovrei concludere che il nuovo governo ha un solo obiettivo: fare in modo che le piattaforme digitali lascino l’Italia». Secondo Cocco, il nuovo esecutivo, così facendo, demonizzerebbe la tecnologia «in contraddizione con lo spirito modernista del Movimento 5 Stelle». Cocco ha 31 anni, ed è preoccupato dalle recenti parole del ministro del lavoro e dello sviluppo, Luigi Di Maio, circa i diritti sul lavoro dei riders, i fattorini che consegnano il cibo, spesso e volentieri in bicicletta.
“SE DI MAIO VUOLE CHE CE NE ANDIAMO LO DICA…”
Per il leader del 5 Stelle, sarà necessario garantire una paga oraria nonché una tutela assicurativa a tutti i lavoratori di questo settore, evitando così che si ripeta il caso di poco tempo fa, in cui un fattorino venne investito da un tram a Milano, perdendo una gamba. Secondo Cocco tali novità andrebbero a cozzare con la volontà degli stessi rider: «Secondo una ricerca condotta in collaborazione con l’Inps – ha sostenuto Cocco – solo il 10% dei rider lo considera un lavoro stabile. Il 50% sono studenti, il 25% lo esercita come secondo lavoro e un altro 10% lo considera un’attività di transizione. La durata media è 4 mesi, non di più». Quindi l’ad di Foodora ha concluso l’intervista mandando un messaggio a Di Maio: «Il nostro lavoro dura due-tre ore nella fase del pranzo e circa quattro al tempo della cena e i rider si alternano. Non è uno schema da 8 ore al giorno come nel ‘900. Se Di Maio vuole che i player tecnologici lascino l’Italia lo dica chiaramente».