La Seconda Guerra Mondiale non ha deciso soltanto i destini del Novecento ma ha incardinato, tra conseguenze, leader “nati” in quel periodo e costituzioni approvate, anche il XXI° secolo. Nel Tema storico (Tipologia C) della Maturità 2018 è stato scelto un doppio brano su Alcide De Gasperi e Aldo Moro, i due leader forse più “incidenti” della Democrazia Cristiana e dell’Italia Repubblicana dello scorso secolo. Con i loro sogni, con i loro sforzi e con le loro diverse sfide affrontate (l’uno nell’immediato Dopoguerra, l’altro tra gli anni Sessanta e Settanta) hanno ridato all’Italia una dimensione internazionale sepolta dalle bombe e dalle follie antisemite del nazifascismo (e da una certa parte della Resistenza comunista troppo “legata” ai venti sovietici). Tanto dopo la bomba atomica quanto dopo lo scoppio della Guerra Fredda, sull’Europa calò un vento di crisi che necessitava di una distensione che andasse ben oltre al semplice “accordo economico” tra le super potenze mondiali. E proprio su questa necessità “internazionale”, il primo Premier dell’Italia repubblica seppe interpretare al meglio durante la Conferenza di Pace del 1946 a Parigi questo anelito: non serviva solo una lega economica (come la CECA, l’antenato dell’Ue) ma anche un unità sostanziale di pace, progresso e valori condivisi come la libertà e il rispetto reciproco per poter davvero ricostruire l’Europa. De Gasperi seppe incarnare tutto questo, come spiega il professor Canavero nel testo dato ai maturandi questa mattina: «De Gasperi aveva capito che il tempo lavorava contro l’Europa. Aveva colto i primi segni del disgelo e della distinzione, che si sarebbero resi manifesti con l’elezione di Eisenhower alla presidenza degli Usa e poi con la morte di Stalin il 5 marzo 1953».



IL SOGNO DI ALDO MORO

Secondo Canavero, e non solo, la capacità e la visione acuta che ebbe De Gasperi portò ad affettare i tempi per stringere una vera cooperazione internazionale che evitasse i drammi e le conseguenze della (finta) conferenza di pace dopo la Prima Guerra Mondiale. «Seguendo i suggerimenti di Spinelli, nel giugno del 1952 propose di affidare all’Assemblea della CECA il computo di cominciare a predisporre il progetto di costituzione federale europea». Una visione lungimirante che Aldo Moro seppe incarnare e “modellare” a modo suo rispetto alle emergenze che scoppiarono 10-20 anni dopo il primo leader della Democrazia Cristiana. Il sogno dello statista “del compromesso storico” (che in realtà fu molto di più della mera dicitura da manuale di storia) fu quello di concordare tanto nelle singole nazioni quanto in ambito europeo e Nato un principio unico di “cooperazione” volto al rispetto della vita, dei diritti umani e della libera circolazione di idee e informazioni. Insomma, l’anticipo sostanziale dell’Unione Europea (di cui oggi ci sarebbe un grande bisogno di “attualizzare” per recuperare quello spirito straordinario): «Ci unisce, malgrado tutto, la nostra storia. Ci unisce un intento di pace al riparo di ogni minaccia alla sicurezza. Ci unisce il bisogno ed il desiderio di cooperazione. La consapevolezza di queste ragioni di unità ha aperto la via alla distensione. Ma l’Italia ha sempre avuto la convinzione che occorre dare allo svolgimento, graduale e non sempre piano, della distensione, un contenuto nuovo e più sostanzioso, al di là delle pur necessarie intese tra governi, vale a dire, l’esaltazione degli ideali di libertà e di giustizia, una sempre più efficace tutela dei diritti umani, un arricchimento dei popoli in forza di una migliore conoscenza reciproca, di più liberi contatti, di una sempre più vasta circolazione delle idee e delle informazioni», disse Aldo Moro nel “Discorso alla Conferenza per la sicurezza e la cooperazione in Europa”, Helsinki,30 luglio 1975 (anche questo testo è stato inserito nella traccia del tema storico di Maturità 2018).

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