Anche Giorgia Meloni si è scagliata contro Roberto Saviano, ma non con i toni usati da Matteo Salvini, il quale ha tirato in ballo la scorta garantita allo scrittore. La leader di Fratelli d’Italia ha affermato stamattina ad Agorà su Rai3 di non stimare affatto Saviano. «Questo fatto che Saviano è diventato negli anni una specie di guru dovrebbe essere supportato da maggiore studio dei fenomeni di cui tratta con grande prosopopea. Perché io lo sento parlare di tutto e di più, e lo sento dire delle cose molto sbagliate, proprio con assenza di realtà: dati sull’immigrazioni, questioni sulla droga… È una persona che parla di tutto senza essere preparata. Ora gli daranno anche un programma in Rai che pagheremo noi. Studi di più». Nel frattempo il leader della Lega è tornato a parlare dello scrittore. Lo ha fatto ai microfoni di Sky durante la campagna elettorale per i ballottaggi in Toscana e poi sui social. Davanti alle telecamere Salvini invita Saviano in Calabria per la riconsegna di un bene sequestrato alla mafia. «Diventerà un commissariato della Polizia, perché io amo chi combatte la mafia con i fatti. Gli manderò personalmente un invito». Un invito che però sa anche di beffa, visto che poi ha scritto su Twitter: «Saviano come Falcone e Borsellino? Ma per favore». (agg. di Silvana Palazzo)
MELONI: “SAVIANO? SCORTA AI GIORNALISTI DA CUI HA COPIATO”
Dopo il polverone sollevato ieri da ministro dell’Interno Matteo Salvini, il quale ha detto che potrebbe rivedere l’uso della scorta per lo scrittore Roberto Saviano, ad entrare a gamba tesa nella polemica è stata anche Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia. La Meloni non ha nascosto la mancanza di stima nei confronti dello scrittore e giornalista ma non ha risparmiato la sue critiche dirette a Saviano. “Non ho gli elementi per giudicare se si debba rivedere la scorta di Saviano. Figuriamoci se io so se sia una priorità della camorra ammazzare Roberto Saviano, e non so bene quale sia la procedura”, ha commentato intervenendo in qualità di ospite alla trasmissione di Rai3, Agorà. Ma, indipendentemente dalla questione scorta la Meloni ha ribadito di non nutrire grande stima nei suoi confronti, aggiungendo, con un filo di polemica: “Ovviamente se è minacciato è giusto che sia difeso come tutti i cittadini”. A proposito di scorta, però, il leader di Fratelli d’Italia non ha risparmiato un ulteriore attacco a Roberto Saviano: “Spero che siano sotto scorta i giornalisti dai quali Saviano è stato accusato di aver copiato gli articoli coi quali ha composto Gomorra”, ha aggiunto.
SAVIANO, ACCUSA DI PLAGIO E GUERRA IN AULA
Il riferimento di Giorgia Meloni, quando parla di articoli copiati, è alla guerra che si è combattuta in Tribunale dopo le accuse avanzate dalla società editrice Libra, secondo la quale Saviano avrebbe copiato interamente alcuni articoli pubblicati su “Cronache di Napoli” e “Corriere di Caserta” inserendoli nel suo Gomorra ma senza citarne le fonti. Uno scontro tra Saviano e le testate del casertano durato ben otto anni e conclusosi solo nel novembre 2016 con la sentenza d’Appello-bis che ha confermato la condanna per plagio di Saviano con un risarcimento però di appena 6 mila euro a fronte dei 60mila chiesti dalla Casa Editrice Libra chiesti nel precedente Appello. Come ricorda un articolo di Repubblica.it, la battaglia iniziò con il primo grado nel 2008 e con una sentenza durissima per Libra: il tribunale infatti rigettò le richieste del gruppo negando il plagio e condannandolo a 5 mila euro in favore dello scrittore, ritenendo quell’editore colpevole di aver riversato nelle sue pagine due articoli di Saviano del 2006 e del 2008. In Appello avvenne un ribaltone con gli avversari che incassarono un risarcimento di 60mila euro. Quindi la Cassazione che cancellò tutto fino alla sentenza in Appello-bis nell’ambito del quale Saviano è stato chiamato a un risarcimento di 6 mila euro ma Libra a 75mila euro. “Libra aveva detto che Gomorra era interamente plagiato, aveva chiesto per questo 300mila euro di danni, ne aveva ottenuti 60mila, ne dovrà restituire 75mila. In un mondo in cui tutto sembra avere un prezzo, ciò che non ne ha è il fango che Libra Editrice ha gettato sulla memoria di Don Peppe Diana con quel titolo terribile: “Don Peppe Diana era un camorrista””, aveva commentato Saviano dopo la sentenza conclusasi, in un certo senso, con la sua vittoria.