C’era una volta in Italia la politica e soprattutto c’era una volta la politica di sinistra, in alcune regioni del centro soprattutto: l’Emilia-Romagna, la Toscana e le altre minori, ma ugualmente famose, tradizionalmente “rosse”, autentiche “roccaforti rosse”. Sembra scomparso tutto.
Dopo il terremoto politico del 4 marzo, che ha partorito un governo giallo-verde tra pentastellati e leghisti (praticamente un governo antisistema) si è vista una grande parte dei media italiani entrare in una forma di lutto da elaborare o da esorcizzare. Ma il tutto è servito a poco o nulla.
Adesso è arrivato questo 24 giugno dove si aggiudicavano, per ballottaggio, sindaci di città importanti.
Il primo dato da considerare è un cosiddetto fisiologico calo della partecipazione al voto, che si è fermato al 47,1 per cento. Il ballottaggio in genere fa calare la percentuale dei votanti. E poi la media complessiva tiene conto di realtà molto diverse.
Ma il secondo dato è squisitamente politico e si tratta del crollo della sinistra in alcuni centri della Toscana e non solo. A Pisa, il primo partito è diventata la Lega di Matteo Salvini (che solo 5 anni fa valeva lo 0,50) e il sindaco è ora un esponente del centrodestra. Una simile situazione si è ripetuta a Massa, altra ex “roccaforte rossa”, quasi di tradizione anarchica prima ancora che comunista, e poi al seguito dei vari aggiustamenti “post”.
Ma c’è poi un risultato che sta diventando clamoroso. Nella Siena della banca più antica del mondo, nella città del Monte dei Paschi di Siena, nel posto dove solo alle europee del 2014 il Partito democratico raccoglieva il 60 per cento dei voti, c’è stato un testa a testa che sembrava incredibile anche per un leggero vantaggio del centrodestra rispetto al centrosinistra o alla sinistra che considerava Siena alla stregua di un suo feudo politico. Poi, verso la mezzanotte e mezza, è arrivata la conferma che il centrodestra aveva vinto. E la città della banca più antica del mondo sembra aver consumato una sua vendetta.
Si diceva un tempo che c’erano due realtà che il vecchio Pci, e poi tutto il post-comunismo, non potevano trascurare: Siena appunto, sede di una grande banca, oggi ridotta a uno straccio, e la Rai, il servizio pubblico televisivo che ha avuto sempre una cura meticolosa nella lottizzazione, salvaguardando il pluralismo della sinistra in particolare.
Adesso il mondo italiano sembra cambiato. Per tutta la giornata nelle città della Toscana la percentuale dei votanti è stata alta e quindi si riteneva che il centrosinistra riservasse una risposta alla politica del centrodestra a trazione leghista. E’ arrivata come risposta l’esatto opposto.
E’ vero, nella cosiddetta società liquida il cambiamento è alla portata di mano, ma la sensazione è che tutto quello che sta avvenendo è un distacco sempre più marcato dell’elettorato dalla sinistra. E’ un’altra svolta epocale in corso. Difficile ipotizzare quanto tutto questo durerà.
Ora è probabile che si apra un nuovo dibattito all’interno del Partito democratico, magari un congresso con tesi contrapposte, come si conviene a un partito. Al momento, dopo lo schiaffo subito a livello nazionale, il Pd si deve accontentare di Ancona e qualche altro realtà importante, anche in parziale controtendenza. Ma perde Terni, la città operaia delle acciaierie; perde Imola, riperde Sondrio e persino, nella cintura milanese (da dove si doveva ripartire) Cinisello Balsamo.
Tra le sorprese a destra, c’è da segnalare anche il ritorno di Claudio Scajola a sindaco di Imperia, in contrapposizione al suo vecchio centrodestra, quello di Giovanni Toti, un derby al veleno nell’area di centrodestra.