Il verdetto delle amministrative non ammette repliche, né scuse: la botta era nell’aria e, puntualmente, è arrivata. Tutto vero. Ma ad un patto: che si abbia la consapevolezza che, in Toscana, l’altro ieri, la Lega e ciò che rimane del fu centrodestra non hanno sconfitto un partito o una coalizione bensì consolidati “clan” di potere.
Tutto era prevedibile, se non certo. Del resto un partito che da mesi non riesce a trovare la quadra su una linea politica e non riesce a darsi un nuovo segretario regionale mentre dispensa commissari provinciali per ogni dove, quale credibilità può mai garantire? Tutto, sotto il cielo democratico toscano, è diviso, parcellizzato e anche nella strabordante maggioranza regionale le crepe sono all’ordine del giorno.
Chi ce l’ha fatta ha preso il treno per Roma il 4 marzo. Gli altri rischiano di vedersi tagliare il ramo su cui sono seduti.
Eppure un dato su tutti appare prepotentemente agli occhi: l’idea di fare senza l’ex premier (nessuno dei candidati sindaci ha voluto Renzi in campagna elettorale) ha sotterrato gli stessi detrattori. E la scena è destinata a ripetersi tra un anno.
Tutto è in evoluzione ma la tattica del polpo sembra quella dell’attesa. Proprio in Toscana dove niente è compromesso. Dove la partita grossa, quella vera del potere, si giocherà nella primavera 2020 con il voto regionale. E dove tutto sembra riecheggiare quell’orizzonte. Enrico Rossi, da qui a sei mesi, dovrà cercare appoggi toscani per volare in Europa (quelli che i Valentini di turno non hanno voluto) come lo stesso Pd annichilito dal recente voto (e probabilmente dal futuro) dovrà trovare un candidato governatore di respiro nazionale per tentare di conservare la Regione. E la scelta sarà imposta dai fatti: Matteo Renzi.
Quel trampolino per il rilancio tanto agognato dal “leone ferito” gli potrebbe essere offerto su un piatto d’argento proprio da quel Pd che oggi gli ha voltato le spalle. Un passaggio che a molti appare già scritto e che sarebbe destinato ad imprimere una nuova accelerazione alla politica italiana con l’archiviazione dell’esperienza democratica, la nascita di un nuovo progetto politico nel quale trasversali, influenti e consolidati rapporti potrebbero trovare una nuova composizione in un scenario egemonizzato dall’alleanza (e dalla cultura) giallo-verde che, c’è da scommettere, saprà resistere per l’intera legislatura e strutturarsi per il futuro.