Per il decreto dignità la strada resta in salita. Dopo il rinvio di qualche giorno per la mancanza delle bulinature da parte della Ragioneria generale dello Stato, il vicepremier Matteo Salvini ha annunciato che alcune parti del testo vanno modificate, perché si rischia di mettere in difficoltà le aziende. Dal Festival del lavoro di Milano ha dichiarato: «Capisco la voglia di Di Maio di limitare il precariato, ma faremo attenzione che con la lotta al precariato, sacrosanta, non si danneggino gli interessi dei lavoratori e delle imprese costringendoli al nero». In mattinata il ministro dell’Interno aveva anticipato: «Ci saranno dei punti da limare». Poi ha parlato dei voucher che «sono stati ipocritamente cancellati» e invece «sono fondamentali in alcuni settori», quindi «vanno reintrodotti». Le divergenze tra M5s e Lega ci sono, ma c’è la volontà di trovare un accordo, come avvenuto per il contratto di governo. «Sono assolutamente favorevole al Decreto Dignità, ci saranno dei punti da limare, ma sui principi siamo d’accordo», ha spiegato Salvini.



DECRETO DIGNITÀ, SALVINI FRENA: “NO DANNI ALLE IMPRESE”

La prima bozza, diffusa tre giorni fa dall’Ansa, limita il ricorso ai contratti a termine stabilendo che le proroghe non possano essere più di quattro e che a partire dal secondo rinnovo occorra indicare di nuovo una causale e il costo contributivo salga dello 0,5 per cento rispetto a quello attuale. Anche i contratti in somministrazione andrebbero conteggiati nel limite del 20% previsto per contingentare le assunzioni a termine. E la somministrazione a tempo indeterminato verrebbe abolita del tutto. Questo irrigidimento delle regole e l’aumento dei costi sarebbe dannoso per l’occupazione: lo sostengono, come riportato dal Fatto Quotidiano, gli imprenditori, secondo cui i paletti alla somministrazione creerebbero difficoltà alle attività stagionali. Intanto il Sole 24 Ore anticipa che si va verso un’attenuazione delle sanzioni per le imprese che demoralizzano all’interno dell’Ue, perché «sarebbe difficile sostenerne la legittimità in sede comunitaria considerato che nel 2014 e poi nel 2017 le regole europee sono state irrigidite per evitare che aiuti pubblici vengano usati per incentivare lo spostamento di posti di lavoro».

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