E’ durato settantacinque minuti il discorso del primo ministro Giuseppe Conte al Senato per chiedere la fiducia al Governo formato da Movimento 5 Stelle e Lega. Diversi i temi trattati dal premier giallo-verde e non sono mancate le contestazioni da parte dell’opposizione, in particolare dal Partito Democratico. Clima di alta tensione mentre Conte parlava del possibile appoggio di altre forze politiche nel corso del tempo, anche all’interno del contratto di governo. Di fronte ai fischi, è giunto l’intervento del presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati: “Sta terminando il presidente del Consiglio, lasciatelo terminare: avete tutto il tempo poi nella discussione generale per poter manifestare le vostre posizioni”. Contestazione e fischi che però sono continuati poco dopo, con Giuseppe Conte che ha risposto ai critici: “Così non affermiamo la centralità del Parlamento”, trovando l’applauso e la standing ovation dei senatori pentastellati. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)



CONTE CITA DOSTOEVSKIJ

Non ne ha usate tante ma di certo la prima e più importante citazione nel discorso programmatico al Senato, il premier Conte ha preso netta ispirazione al grande romanziere russo Fedor Dostoevskij sul tema-chiave del populismo. «Ci prendiamo la responsabilità di affermare che ci sono politiche vantaggiose o svantaggiose per i cittadini: le forze politiche che integrano la maggioranza di governo sono state accusate di essere populiste e antisistema. Se populismo è attitudine ad ascoltare i bisogni della gente, allora lo rivendichiamo»: questo ha detto il Presidente del Consiglio, spiegando di essersi ispirato dal celebre discorso pronunciato da Dostoevskij in onore del poeta Puskin l’8 giugno del 1880 a Mosca, nella seduta solenne della ‘Società degli amici della letteratura russa’. Al netto delle possibili differenze – abissali, secondo lo stretto parere di chi vi scrive – che intercorrono tra i periodi storici, le situazioni contingenti e la cultura della società, il discorso sul populismo di Conte è volto a cercare di ridimensionare gli attacchi ricevuti contro M5s e Lega sul loro status “troppo demagogico”. A corredo di questo, ha aggiunto una seconda citazione sempre tratta dallo stesso capitolo del romanziere russo: «Se vogliamo restituire all’azione di governo un più ampio orizzonte di senso, dobbiamo mostrarci capaci di alzare lo sguardo, sforzandoci di perseguire i bisogni reali dei cittadini in una prospettiva di medio-lungo periodo. Diversamente la politica perde di vista il “principio-responsabilità”, che impone di agire non solo guardando al bisogno immediato, che rischia di tramutarsi in mero tornaconto, ma progettando anche la società che vogliamo lasciare ai nostri figli e ai nostri nipoti». (agg. di Niccolò Magnani) QUI LA NOTIZIA APPROFONDITA SULLA FIDUCIA AL SENATO



CAOS SULLA RIFORMA DI DUBLINO

Ci sono due partite che attendono immediatamente il Governo Conte: da un lato, internamente, la prima fiducia – votata in queste ore – in Parlamento che possa ben definire i numeri e le reali possibilità di trattative per le riforme dei prossimi mesi; dall’altro, la partita più complessa, quella europea tra tassazione, bilancio e immigrazione. Dopo le parole di Salvini, anche la Germania si è detta contro alla riforma delle regole di Dublino, come ha spiegato il segretario di stato tedesco Stephan Mayer al suo ingresso al consiglio Affari interni, oggi a Lussemburgo. «Non c’è solo l’Italia ad opporsi, anche i Paesi Visegrad sono contrari, e il governo tedesco critica punti precisi», ha spiegato il politico inviato dalla Merkel. Sul fronte diplomatico, l’Austria si è detta particolarmente contenta di avere il Governo Lega-M5s attivo ora in Europa dato che Vienna considera Roma «un alleato forte»; secondo quanto detto dal Ministro dell’Interno austriaco Herbert Kickl, «se non vi sarà un accordo sulla riforma del regolamento di Dublino, annuncerò qualcosa come un piccola rivoluzione copernicana» sulla politica di asilo». La riunione al G7 canadese proietterà Conte al primo vero appuntamento mondiale, una settimana dopo aver tenuto la sua ultima lezione universitaria è chiamato a discutere con i capi della Terra e di impostare, a livello europeo, le prossime decisioni sulla riforma di Dublino e non solo. (agg. di Niccolò Magnani)



CONTE PUNTA A 175 SÌ AL SENATO

Il premier Giuseppe Conte punta ad avere, nella più rosea delle ipotesi, la quota di 174-175 Sì nella fiducia in arrivo stasera al Senato: i numeri sono importanti non tanto per far partire il Governo – quelli dovrebbero essere blindati – ma per capire dove potrà andare l’esecutivo Lega-M5s nei prossimi mesi, con il problema di avere Palazzo Madama con i voti “bloccati”. Al momento infatti sono certi solo i 167 seggi di Lega e Movimento 5 Stelle (58+109), ma con le dichiarazioni programmatiche volte a recuperare fiducia nei mercati e in Europa e una certa qual “moderazione” rispetto ai due dioscuri Di Maio e Salvini, Conte tenta di convincere anche altri ad entrare sulla nave governativa. Tra ex grillini, esponenti del Maie e Gruppo Misto, i numeri più rosei per il professore-avvocato potrebbero arrivare verso i 174-175 sì, sempre tenendo conto che Fratelli d’Italia con la sua astensione dovrebbe mettere in sicurezza i primi mesi di Governo e riforme. Con la riforma del regolamento del Senato approvata a dicembre 2017, ricordiamo, il voto di astensione al Senato si uniforma a quello della Camera e non sarà più considerato voto contrario. (agg. di Niccolò Magnani)

COSA DIRÀ GIUSEPPE CONTE

Arriverà intorno alle ore 19 il voto alla fiducia sul governo Conte del Senato. Il Presidente del Consiglio parlerà però a Palazzo Madama alle ore 12, esponendo nel suo primo discorso ufficiale i punti programmatici del suo esecutivo. A svelare alcune anticipazioni e diversi stralci del discorso di Giuseppe Conte è stato L’Huffington Post, secondo cui il premier giallo-verde si renderà protagonista di un intervento molto ancorato all’Europa, che definirà precisamente come “la nostra casa”. Un discorso volto dunque a tranquillizzare i mercati, più che speranzoso di trovare nuovi appoggi in Parlamento. Non mancheranno i riferimenti ai cavalli di battaglia di M5s e Lega, come reddito di cittadinanza, flat tax e riforma pensione. Conte – secondo le ultime indiscrezioni – toccherà anche la questione migranti e spingerà sull’acceleratore sul tema della legalità e della lotta all’evasione. (agg. di Dario D’Angelo)

SENATO, VOTO DI FIDUCIA DOMANI ALLE 19.30

Domani sera alle ore 19.30 il Senato voterà la prima fiducia al Governo di Giuseppe Conte con la maggioranza di Lega e Movimento 5 Stelle che verrà chiamato alla prima dimostrazione dei numeri realmente in gioco per Palazzo Madama: la decisione è giunta dopo la Conferenza dei Capigruppo che ha fissato poco dopo le 19 il voto di fiducia all’esecutivo gialloverde dove dovrebbe astenersi, favorendo Conte, il gruppo di Fratelli d’Italia. Il protocollo prevede per la giornata di domani una schizofrenica spola che il presidente del Consiglio dovrà fare in poche ore: si recherà prima nell’Alta Camera – dove è atteso per le 12 – per esporre il programma di governo. Subito dopo raggiungerà la Camera dei deputati per consegnare il programma, quindi tornerà alle 14,30 in Senato dove avverrà la discussione e poi il voto di fiducia. I voti contrari del Governo Lega-M5s dovrebbero essere, al Senato, i 61 di Forza Italia, 52 del Pd e tutti quelli del Gruppo Misto, piuttosto nutrito a Palazzo Madama. Se dunque dovesse confermarsi il quadro presente, con i 18 senatori di FdI in astensione, il Governo Conte dovrebbe contare su di una maggioranza di almeno 10 voti di sicurezza. (agg. di Niccolò Magnani)

LA DICHIARAZIONE D’INTENTI DEL PREMIER AL PARLAMENTO

Ancora non sono uscite le date esatte per il voto di fiducia in Parlamento ma arrivano le conferme della presenza del Premier Giuseppe Conte nella giornata di domani in entrambe le Camere per le dichiarazioni ufficiali programmatiche in vista del voto finale sulla fiducia al Governo M5s-Lega. Come riporta l’ordine del giorno del Senato, domani 5 giugno alle ore 12 il Presidente del Consiglio dei Ministri è atteso per le comunicazioni sulle quali si articolerà il voto (forse già domani stesso o al più tardi mercoledì mattina). Alla Camera invece il Premier è atteso sempre domani ma alle 13.30 dove consegnerà il testo delle dichiarazioni programmatiche in modo che anche a Montecitorio possano aver luogo dibattito e voto di fiducia in tempi rapidi. L’iter scelto è il contrario di quello effettuato da Gentiloni che era partito dalla Camera per il primo voto di fiducia del suo Governo precedente a quello gialloverde appena nato. Come è noto per Costituzione, il governo in carica deve avere «la fiducia delle due Camere e si deve presentare ai due rami del Parlamento entro dieci giorni dalla sua formazione»: i numeri sarebbero risicati, come detto anche qui sotto, ma si avrà un occhio particolare di attenzione per quanto farà Fratelli d’Italia, se alla fine si asterrà andando così incontro a Salvini e Di Maio o se invece parteciperà e voterà o a favore – ma a quel punto pretendendo qualche incarico o ruolo di rilievo – oppure contrario, mettendo in crisi non tanto per l’avvio ma per il prosieguo della legislatura il Governo di Conte “carente” di numeri soprattutto al Senato. (agg. di Niccolò Magnani)

OGGI LE DATE PER IL VOTO DI FIDUCIA IN PARLAMENTO

Governo M5s-Lega, le ultime notizie sull’esecutivo giallo-verde nato venerdì 1 giugno 2018. Le due forze politiche si sono subito tuffate nel lavoro per iniziare a rispettare il contratto di programma messo a punto dopo settimane di trattative, con il premier Giuseppe Conte che a stretto giro di posta avrà l’agenda colma di impegni internazionali. E oggi ci sarà un’altra importante tappa: in programma le conferenze dei capigruppo di Camera e Senato, al lavoro per decidere quando il nuovo governo sarà messo alla prova, ovvero quando avrà luogo il voto di fiducia. La tabella di marcia dovrebbe prevedere domani 5 giugno 2018 la fiducia al Senato e mercoledì 6 giugno la fiducia alla Camera. Lega e Movimento 5 Stelle possono disporre della maggioranza assoluta in entrambe le Camere, anche se al Senato i numeri sono risicati: la maggioranza assoluta è di 161, a vota la fiducia sarebbero 167 senatori. Alla Camera numeri più rassicuranti: 346 voti a favore su 316 necessari.

SALVINI: “IMMIGRAZIONE, OCCORRE BUON SENSO”

E già venerdì sera Matteo Salvini si è subito messo al lavoro. Il segretario federale della Lega è stato nominato Ministro dell’Interno e si è subito appropriato del Viminale per mettere in atto le promesse fatte in campagna elettorale: ridurre gli sbarchi e iniziare le espulsioni degli immigrati non regolari. Ieri, domenica 3 giugno 2018, il leader del Carroccio è stato in Sicilia, regione che “non può diventare il campo profughi del Mediterraneo”. Accompagnato dal governatore Musumeci, sostenuto alle regionali di novembre 2017, Matteo Salvini ha visitato i luoghi degli sbarchi ed ha analizzato tramite il proprio profilo Facebook: “Occorre BUONSENSO.Quello degli sbarchi e dell’accoglienza di centinaia di migliaia di “non profughi” non può continuare ad essere un problema solo Italiano. O l’Europa ci dà una mano a mettere in sicurezza il nostro Paese, oppure dovremo scegliere altre vie”.

COTTARELLI, I RETROSCENA SULL’INCARICO

Nel corso di una intervista ai microfoni de La Stampa, l’economista Carlo Cottarelli ha svelato qualche retroscena sull’incarico ricevuto da Sergio Mattarella dopo l’iniziale fumata nera dell’esecutivo M5s-Lega. Ormai nota la passione per Breaking Bad e per l’Inter, Cottarelli ha parlato della squadra di governo che aveva formato già lunedì: “nel primo pomeriggio la lista è pronta. È un governo snello, tredici ministri in tutto, quattordici con me, sei uomini e otto donne. Al pomeriggio si torna al Colle per la lettura della lista. Ma i mercati non prendono bene l’ipotesi di un governo tecnico. La fiducia non c’è”. L’economista ha poi analizzato la situazione economica del paese: “Il pericolo è per ora scampato. Lo spread si sta riducendo. Ma l’economia italiana resta fragile. Fragile ad annunci inappropriati, fragile ad azioni avventate, fragile rispetto a choc esterni che ci possono colpire. Occorre renderla più robusta, soprattutto avviando la riduzione del nostro debito pubblico, piuttosto che mirare a una massimizzazione della crescita nel breve periodo. Spero che, al di là degli annunci, il nuovo governo ne sia consapevole. Buon lavoro e che l’Italia non diventi un laboratorio per strani esperimenti!”.