Il professore ed ex sindaco di Venezia (appoggiato dal Pd) Massimo Cacciari non ha gradito le parole di Renzi e le scelte soprattutto per i prossimi mesi di politica “nel mondo” per l’ex segretario dem: «Renzi sarebbe da sculacciare. Questo andare in giro per il mondo per conferenze e non farsi più vivo è esattamente quello che tutte le persone di buonsenso gli avevano consigliato dopo il referendum. Il fatto che non lo abbia fatto è costato al Partito democratico almeno tre o quattro punti percentuali. Che lo faccia ora è mossa insignificante e tardiva». Secondo il filosofo di sinistra, la colpa principale di Renzi è quella di aver consegnato il Paese alla venuta e salita al potere dei populisti Lega e M5s e il Pd ora dovrebbe pensare, anche se in ritardo, di invertire la rotta e dimenticare la parentesi renziana: «Non c’è nessuno che sia minimamente all’altezza di rifondare per la sinistra. Serve un congresso serio in cui si dibatta davvero di strategia e di cultura politica e immediatamente devono definire un gruppo dirigente, mettendo in prima linea chi non è responsabile della catastrofe, come Martina and company, che nulla hanno fatto per contrastare Renzi», conclude Cacciari raggiunto da Huffington Post durante un evento a Milano. 



“FUORI DALLA POLITICA PER QUALCHE MESE”

«Lascio tutto per qualche mese, non mi sentirete parlare..»: a dirlo è Matteo Renzi e sì, non siete i soli che vi sembra di avere già sentito dall’ex premier tali parole. Questa volta le ha dette al Corriere della Sera in una ricostruzione uscita oggi a firma Claudio Bozza, ma le aveva dette anche dopo la sconfitta alle Elezioni Politiche – e circa un anno prima aveva fatto qualcosa del genere anche dopo la stangata del Referendum Costituzionale bocciato dagli italiani, quando disse “lascio la politica”. Insomma, un Renzi pronto ad allontanarsi sempre di più dalle vicende (e beghe) interne del Partito Democratico che nasa in tempo, questa volta, la possibile batosta delle imminenti Elezioni Amministrative dove il Pd rischia di essere sotterrato sotto il peso populista di M5s e Lega che sfrutteranno ancora l’effetto del Governo appena nato. «Starò fuori dal giro per qualche mese»: rimane dietro le quinte, dice Renzi, e bisognerà vedere se sarà effettivamente così o se si tratta dell’ennesima tattica per provare a riorganizzare una prossima, futura, mossa magari lontana dal Pd (qui qualche spunto di riflessione). «E c’è già un nuovo inizio da raccontare, quello di senatore semplice di Firenze che ha iniziato a girare il mondo facendo discorsi (speech) remunerati, invitato in paesi stranieri tra lobby, partiti politici, capi di stato e grandi imprenditori», scrive il collega del CorSera riguardo ai prossimi mesi di conferenziere in tour per il mondo, sulla scia di quanto fatto da Barack Obama – suo grande amico – sia prima che dopo il doppio mandato presidenziale.



IL “SECONDO” SILENZIO

Voterà domani al Senato contro la fiducia al Governo Conte ma in seguito parteciperà, a quanto dice, in “silenzio” fino a ottobre quando terrà la nuova Leopolda nella quale potrebbero esserci diverse novità sui programmi futuri dell’ala renziana del Partito Democratico. Presenterà un nuovo libro e chissà, in vista del 2019, magari anche un nuovo movimento per provare a smarcarsi da quello che ad un certo punto è divenuto più un fallimento che un successo alla guida del Pd. Posto che ben in pochi credono che Matteo Renzi possa davvero rimanere in “silenzio” per non più di qualche settimana – è il politico più giovane della storia repubblicana che sia “tornato in scena” più volte di tutti gli altri -, l’ex segretario ha confessato al Corriere della Sera di essere intervenuto nei giorni scorsi “tradendo” la sua prima promessa di silenzio post-Elezioni per un motivo importante. «Sul Pd la palla è in mano a Maurizio Martina: non mi interessa fare alcuna corrente. Io sono intervenuto solo per bloccare l’operazione di accordo con il M5S». E ha fatto la cosa giusta, sostiene, dato che «Lega e grillini hanno promesso un libro dei sogni da 100 miliardi: il reddito di cittadinanza ne vale 20, la Flat tax 60, quota 100 vale 16, le clausole Iva 12 – riflette ancora Renzi – E noi dovremo essere i primi a farci sentire quando gli italiani capiranno che le risorse per realizzare i sogni non ci sono, e finirà la luna di miele». Ora tocca a “loro”, come spiega Renzi rilanciando la necessità di uscire dai confini della “banale politica” per ricominciare a prendere contatto con la gente e la realtà della cose, «con i problemi della gente che sta lì fuori e non qui dentro»: per questo motivo, il senatore “semplice” di Firenze ha mandato una mail a tutti i cittadini del suo collegio che andrà ad incontrare nelle prossime settimane, tra un convegno in Cina e una conferenza in California..

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