Come vi abbiamo riportato con dovizia di particolari, il Governo Lega M5s-Lega guidato da Giuseppe Conte ha incassato la fiducia al Senato: 171 sì sui 158 necessari, con 117 contrari e 25 astenuti (perlopiù gli esponenti di Fratelli d’Italia). L’ostacolo più temuto è stato superato dall’esecutivo pentastellato, che è atteso domani mercoledì 6 giugno 2018 dall’esame della Camera: In programma dalle ore 9.00 alle 14.30 la discussione generale, mentre alle 15.45 sono previste le repliche del presidente del Consiglio: al termine di queste i gruppi parlamentari terranno le loro dichiarazioni di voto. Le votazioni nominali previste dalle 17.40 in poi. Rispetto al Senato, Lega e Movimento 5 Stelle possono contare su numeri più rassicuranti: sono 352 i deputati gialloverdi ed è necessario il voto di almeno 316 parlamentari. Di questi 352, 222 deputati appartengono al Movimento 5 Stelle, 124 alla Lega e 6 fanno parte del gruppo Misto. Da segnalare anche in questo caso l’astensione di FdI. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
INIZIA LA TERZA REPUBBLICA: 171 SI
Alle ore 20.45 dopo una lunghissima giornata di discorsi, dichiarazioni, intenti e voti, arrivano le parole conclusive della Presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati che di fatto sanciscono la nascita ufficiale del Governo di Giuseppe Conte: «presenti 314, votanti 313, maggioranza 145. Sono stati favorevoli al discorso del Presidente del Consiglio in 171, contrari 117 e astenuti 25. Il Senato approva». Applausi e strette di mano tra i banchi del Governo che incassano il Sì più sudato, dati i numeri usciti dalle Elezioni, e viaggiano verso un approdo molto più sicuro nella giornata di domani dove si voterà la fiducia alla Camera dei Deputati. I numeri che escono da Palazzo Madama raccontano di una maggioranza che si è arricchita di qualche voto in più del previsto, ma meno di quelli sognati dal Governo Lega-M5s che puntavano addirittura a 175-176. Resta comunque che almeno 6-7 voti in già dei semplici voti di leghisti e grillini assieme è arrivato: in più, importante l’astensione del gruppo di Fratelli d’Italia (18 voti) ma altri sono giunti anche dal Gruppo Misto. Il Premier Conte, per ora, naviga tranquillo con il vento in poppa della maggioranza parlamentare: la Terza Repubblica, del resto, è appena cominciata..
FORZA ITALIA E PD CONTRO IL DISCORSO DI CONTE
È in corso la votazione finale sulla fiducia al Governo Conte: ricordiamo che il voto è palese ed avviene tramite appello nominale, ovvero con ciascun senatore che deve sfilare davanti al banco della Presidente Casellati e dichiarando ad alta voce il proprio voto. Le operazioni dovrebbero terminare attorno alle 20.30, quando si saprà se il discorso del Presidente del Consiglio avrà convinto qualche altro parlamentare a sostenere il Governo gialloverde a Palazzo Madama. Nel frattempo, il vicepremier Matteo Salvini ha risposto a distanza tanto a Renzi quanto alla senatrice Segre: «Establishment? Io non mi offendo. Sono orgoglioso di entrare al Viminale e conto di dare risposte al più presto possibile; Di sicuro totalmente diverse rispetto a quelle del Pd e della sinistra negli ultimi anni», ha rilanciato il Ministro degli Interni, prima di tornare sul fronte immigrati ed emergenza rom, «La senatrice Segre teme leggi speciali contro Rom e Sinti? Paura infondata, mi basterebbe che rispettassero le leggi normali». I gruppi parlamentari hanno concluso i loro interventi attorno alle ore 20 con nessuna novità da evidenziare: Fratelli d’Italia conferma la propria astensione, «Noi non facciamo parte di questa maggioranza – sottolinea Ignazio La Russa – e saremo all’opposizione ma non voteremo contro, ci asterremo, magari qualcuno di noi voterà anche contro, ma la linea politica del gruppo è quella di astenersi». Forza Italia vota compatta contro il Governo, con un duro intervento della capogruppo Anna Maria Bernini: «un programma Arlecchino e un premier non eletto dal popolo». Qui la diretta video live dal Senato per il voto di fiducia
L’INTERVENTO DI MATTEO RENZI
È ancora in corso la lunga discussione con intenzione di voto al Senato in attesa della fiducia da votare tra meno di mezz’ora: lungo e molto articolato il discorso di Matteo Renzi che ha distribuito “bastoni e carote” al Governo Conte e ai suoi protagonisti. «Il presidente del consiglio dei ministri non avrà la nostra fiducia ma avrà sempre il nostro rispetto. Lei con il giuramento è anche il nostro premier, e noi la rispetteremo in questa aula e fuori da questa aula», ha avanzato l’ex segretario Pd, che poi ha aggiunto «Il Pd non occuperà mai i banchi del Governo, non insulterà mai i ministri della Repubblica, non accuserà mai le istituzioni urlando ‘mafia mafia mafià come accadde nei confronti del Governo a Strasburgo nel 2015, alimentando i pregiudizi nei confronti dell’Italia. Premier Conte, noi la rispetteremo al G7 in Canada e al Consiglio europeo di fine giugno». Definisce il contratto Lega-M5s scritto “con inchiostro simpatico” e invita Salvini e Di Maio ad essere responsabili: «voi non siete lo Stato, siete il potere, siete l’establishment. E non avete più alibi rispetto a ciò che c’è da fare. Noi non vi faremo sconti». Conclude poi Renzi rivolgendosi direttamente a Salvini e non più al premier Conte: «A Salvini voglio parlare da padre a padre: ora rappresenti il Paese, non possiamo permetterci di creare polemiche. Salvini ci dia una mano, ora è responsabile della sicurezza di tutti noi, parli da padre sapendo che i figli ci ascoltano».
LA DISCUSSIONE DOPO IL DISCORSO
Dalle ore 19.15 inizierà ufficialmente il voto finale sulla fiducia al Senato, mentre al momento è in corso la movimentata discussione post-discorso del Premier Conte che come prevedibile non ha convinto per nulla le opposizioni ed esaltato invece i partiti di Governo. «Il presidente Conte ha chiesto la fiducia al Senato. Nel pomeriggio interverrò insieme a altri colleghi per dire perchè voteremo contro. Noi siamo #altracosa», ha spiegato Renzi su Twitter poco prima di cominciare il suo intervento atteso a breve. Dagli attacchi di Forza Italia e Pd sul fronte migranti ed Europa – uniti nel contestare i principali punti del discorso del Premier – replica il senatore della Lega Bagnai, teorico economista del contratto di Governo: «Le regole non sono totem cui inchinarsi ma uno strumento da adeguare ai tempi. La applicazione rigida di regole spesso irrazionali è in re ipsa incompatibile con la solidarietà. La irrazionalità di regole – spiega ancora Bagnai– chiede il conto anche ai Paesi che si sentivano forti con i deboli. Ci sono ampli margini di negoziato. Le regole si presentano sempre più come l’alibi della classe politica. Il Governo tedesco a tempo debito mise a sicurezza il proprio sistema con aiuto di stato massicci violando la concorrenza. Quanto valeva per loro deve valere per noi». Punti molto criticati del primo discorso di Conte: Europa, Sud, immigrazione, Scuola e Cultura. Ora la parola ai fatti vedendo chi non di Lega e M5s deciderà di sostenere l’esecutivo gialloverde dopo i punti programmatici della legislatura.
IL PRIMO DISCORSO DEL PREMIER CONTE
E’ durato più di un’ora e dieci minuti il discorso di Giuseppe Conte per la fiducia al Senato. Il primo ministro del Governo Lega-M5s ha toccato diversi temi, dal debito pubblico (“Il debito pubblico lo vogliamo ridurre ma vogliamo farlo con la crescita della nostra ricchezza, non con misure di austerity”) alla rivoluzione della giustizia (“potenziamento della legittima difesa”), passando per il tema caldo dell’immigrazione (“Metteremo fine al business dell’immigrazione, che è cresciuto sotto il mantello della finta solidarietà”) e la lotta senza sconti alla corruzione (“Combatteremo la corruzione con metodi innovativi, come il Daspo ai corrotti e l’introduzione di agenti sotto copertura”). Una riflessione sui cittadini diversamente abili, con la creazione di un apposito ministero, e sui rappoirt con l’Europa, definita “la nostra casa, quale Paese fondatore abbiamo pieno titolo di rivendicare una Europa più forte e più equa”. Sui progetti dell’esecutivo giallo-verde ha poi detto: “Negli anni a noi più prossimi abbiamo visto ridurre gli investimenti pubblici, ma sono rimasti intatti i privilegi della politica: questo governo intende agire con risolutezza”. Poi una battuta sulla sanità: “Garantire la necessaria equità in campo sanitario: le differenze socio-economico non possono e non devono risultare discriminanti per la tutela della salute dei nostri cittadini. Perseguiremo una maggiore efficienza nell’erogazione dei servizi”. Giuseppe Conte ha poi sottolineato che il governo non sarà mai razzista ed ha dedicato un pensiero a Sacko, ucciso pochi giorni fa in Calabria. In chiusura un messaggio ai terremotati (“La mia prima uscita pubblica sarà dedicata ai terremotati”) e un messaggio agli altri partiti: “Il popolo si è espresso, ha chiesto il cambiamento: la parola a voi, il voto di oggi sarà parte della storia del Paese”. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
“SIAMO POPULISTI, NO SANZIONI ALLA RUSSIA”
«Sono un cittadino che in virtu dei suoi studi e delle sue esperienze professionali si è dichiarato disponibile per assumere eventuali responsabilità di governo con una delle due forze politiche e successivamente di formare e dirigere il governo, da garante per il rispetto del contratto di governo. Assumo questo compito con umiltà e determinazione, con la consapevolezza dei miei limiti e la passione e abnegazione di chi comprende le responsabilità affidate. Sono profondamente onorato di offrire il mio impegno e le mie competenze per i cittadini di questo paese»: inizia così in Senato il primo discorso ufficiale in Parlamento del neo Premier Giuseppe Conte. Subito temi forti, i tanti inseriti nel contratto di Governo citato punto per punto nel discorso programmatico: «Intendiamo ribadire la convinta appartenenza del nostro Paese all’Alleanza atlantica, con gli Stati Uniti d’America quale alleato privilegiato. Saremo fautori di una apertura alla Russia, che ha consolidato negli ultimi anni il suo ruolo internazionale in varie crisi geopolitiche. Ci faremo promotori di una revisione del sistema delle sanzioni, a partire da quelle che rischiano di mortificare la società civile russa», è uno dei punti caldi che di certo farà discutere in Ue. Sul fronte interno, citiamo il passaggio sul populismo perché è particolarmente importante per comprendere come Conte abbia di fatto incamerato una via “mediana” tra i modi di Lega-M5s e le necessità istituzionali. «Ci prendiamo la responsabilità di affermare che ci sono politiche vantaggiose o svantaggiose per i cittadini: le forze politiche che integrano la maggioranza di governo sono state accusate di essere populiste e antisistema. Se populismo è attitudine ad ascoltare i bisogni della gente, allora lo rivendichiamo».
CONTE CHIEDE IL VOTO DI FIDUCIA AL SENATO
«Al lavoro fino a tarda sera sul discorso al Senato e alla Camera. Domani sarà un giorno importante in cui il Parlamento sarà chiamato a dare la fiducia al governo del cambiamento»: così il Premier Conte questa notte appena passato su Facebook, dando appuntamento al primo verso evento centrale del neo nato Governo Lega-M5s previsto tra qualche minuto. Il presidente del Consiglio interverrà infatti a Palazzo Madama dalle ore 12 per le dichiarazioni programmatiche e replicherà lo stesso alle 13 circa alla Camera dei Deputati (dove domani si terrà la fiducia, più o meno dalle 17.30 in poi). La discussione generale al Senato invece si terrà dalle ore 14.30 in poi con la conferenza dei Capigruppo di Palazzo Madama che ha stabilito che il voto finale di fiducia dovrebbero tenersi entro le ore 20.30 di questa sera. Si tratta di un momento decisivo visto che al Senato il “Governo del cambiamento” ha i numeri davvero risicati e con oggi scoprirà le vere vesti dei prossimi mesi di inizio legislatura: il nuovo governo può contare su 167 voti certi, 6 in più rispetto alla maggioranza assoluta, frutto dei 58 senatori Lega e dei 109 M5s, con in più la possibilità di contare sull’astensione di Fratelli d’Italia che farà abbassare il quorum aiutando il Governo Conte. Contro di sicuro Forza Italia, LeU e Partito Democratico, meno certezze invece sui piccoli gruppi parlamentari che nella fiducia di questa sera faranno capire le vere intenzioni dopo i tentativi di Conte di convincere più parlamentari possibili per allargare i cordoni della stretta maggioranza al Senato. In questo primo discorso alle Camera, il premier Conte dovrebbe puntare molto sul rapporto rinforzato con l’Europa – per tranquillizzare l’Ue dopo le parole di Salvini e Di Maio in campagna elettorale – e di certo non mancherà di affrontare i nodi emergenziali di migranti e lavoro, le sfide sulle quali il Governo gialloverde è salito al potere e ora viene atteso ad importanti conferme.
L’ITER TRA CAMERA E SENATO
Ieri è stata decisa anche la data per il voto di fiducia alla Camera: si terrà a partire dalle ore 17.45 di domani mercoledì 6 giugno 2018, appena il giorno dopo a quello al Senato dove i numeri sono ben più risicati di Montecitorio. Insomma, se oggi si passa la “maginot” di Palazzo Madama, tutto andrà in discesa per il Governo Conte che nel frattempo deve già fare i conti con le prime polemiche sul fronte migranti e flat tax. Dopo la riunione dei Capigruppo in entrambe le Camere, sono giunti anche gli ordini del giorno di questi due giorni: tempi rapidi per permettere al Presidente del Consiglio di volare al vertice G7 in Canada di fine settimana, primo vero appuntamento internazionale dove è atteso il nuovo governo italiano. Lato Partito Democratico, spiegano fonti dal Senato «Domani (oggi, ndr) nel dibattito sulla fiducia al governo Conte, interverranno in aula per il gruppo del Pd, il vicepresidente Franco Mirabelli, il senatore Antonio Misiani, già membro della V commissione bilancio della Camera, la senatrice Teresa Bellanova, già vice ministro dello Sviluppo economico, ed infine Matteo Renzi, ex presidente del Consiglio. La dichiarazione di voto sarà espressa dal capogruppo Andrea Marcucci». Il Ministro per i Rapporti col Parlamento Riccardo Fraccaro ha fatto invece sapere che il risultato della prima fiducia questa sera arriverà tra le ore 20 e le 20.30.