Flat tax, il giudizio di Matteo Salvini è chiaro: “Conviene a tutti”. La tassa piatta è uno degli argomenti più caldi che coinvolge il Governo M5s-Lega, con il segretario del Carroccio e neo ministro dell’Interno che ieri è stato al centro delle critiche per delle dichiarazioni malinterpretate. “Se uno fattura di più e paga di più è chiaro che risparmia di più, reinveste di più, assume un operaio in più, acquista una macchina in più e crea lavoro in più”, il commento del vice-presidente del Consiglio, che ha sottolineato ancora una volta i benefici che comporta una riduzione della pressione fiscale, sia per i ceti meno abbienti che per i ricchi. Armando Siri, consigliere economico della Lega, a Night Tabloid ha inoltre scongiurato l’aumento dell’iva: “Aumento dell’Iva per flat tax? No, non andrebbe bene lo stesso: non siamo dell’idea che l’Iva possa aumentare a vantaggio di una riduzione dell’aliquota delle imposte d’accordo. Siamo in una situazione di domanda al palo: se aumento l’Iva sui consumi, senza aver dato il tempo alla flat tax di aver generato una reazione, rischio di andare verso una contrazione”.
ROSSI: “BENESTANTI FAVORITI: SPENDERANNO DI PIU”
Nicola Rossi, economista e consigliere d’amministrazione dell’Istituto Bruno Leoni, ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni di Quotidiano.net, in cui ha parlato della riforma fiscale pianificata dal governo M5s-Lega guidato da Giuseppe Conte. “In generale, posso dire che se si riducono le tasse sulle imprese questo può costituire uno stimolo importante per spingere le imprese a fare nuovi investimenti”, le parole di Nicola Rossi, che sottolinea: “Avere più soldi a disposizione può cambiare il comportamento e le abitudini di spesa degli italiani. Ma, ripeto, bisogna che le riduzioni fiscali siano effettive e, soprattutto, sostanziose”. Infine, una battuta sul possibile aumento del gap tra poveri e ricchi: “Il problema di fondo non è la redistribuzione o la diseguaglianza ma il fatto che l’Italia si è impoverita. Questo è un dato a cui nessuno presta attenzione. Qualche anno fa il nostro reddito pro-capite era il 160% di quello greco. Oggi siamo arrivati al 145%, e sappiamo tutti quello che è successo in Grecia. I consumi si muovono, più o meno, allo stesso livello del potenziale di crescita dell’Italia. Siamo attorno all’1%, la metà esatta di quello europeo. È questo il gap da colmare”.