Essendomi preso la briga di analizzare l’ormai famoso “Contratto di Governo” attraverso la ricorrenza di parole chiave, confesso che mi prese una certa depressione e stupore nel constatare che il mondo del terzo settore ne era totalmente assente, assenti i 6 milioni di volontari, le migliaia di imprese sociali, il mondo dell’associazionismo che sino a ieri erano stati considerati una risorsa enorme per lo sviluppo e la riattivazione del Paese. Un contratto, insomma, incapace di vedere e valorizzare l’enorme bacino di cittadinanza attiva e di produzione di valore economico e sociale di ciò che sta in mezzo tra Stato e Mercato. Un territorio sociale ed economico recentemente valorizzato dalla riforma del terzo settore che per la prima volta dava un nome, un codice e delle regole comuni agli oltre 300mila enti che operano in un settore che produce 700mila posti di lavoro e un tasso di inclusione senza cui la società non vivrà giorni sereni. La parola “terzo settore” contabilizzava 0 ricorrenze, così come il termine “non profit”, 0 ricorrenze anche per “volontariato” e “società civile”. La parola “solidarietà” contabilizzava una sola ricorrenza in 50 pagine, ma è declinata così (“solidarietà nazionale”). La parola “sussidiarietà”, che in tempi non lontanissimi si è meritata un articolo della Costituzione (art. 118 introdotto nel 2001) compare solo una volta ma è riferita alla sussidiarietà verticale, quella tra Stato-Regioni-Comuni. 



Avevo riposto una certa speranza nel fatto che come premier incaricato fosse stato scelto un professore di diritto privato, autore di saggi su volontariato, sulle regole della solidarietà e le iniziative non profit, sul rapporto tra terzo settore e pubblica amministrazione e di un recentissimo volume su “L’impresa responsabile”. Speranza che il Giuseppe Conte presidente del Consiglio non smentisse il professor Giuseppe Conte. Così è stato: nel discorso di insediamento al Senato il neopremier, che per il resto si è attenuto ai contenuti del contratto di Governo, ha aggiunto un significativo capitolo sul terzo settore e la sussidiarietà, modificando così l’agenda di Governo prevista dal patto giallo-verde. Un dato che è sfuggito ai commentatori, tutti appiattiti nel sottolineare la mancanza di autonomia del nuovo premier.



“L’azione di Governo” ha detto martedì il premier al Senato “sarà sensibile anche al principio di sussidiarietà, che impone di limitare l’azione dei pubblici poteri quando l’iniziativa dei privati, singoli oppure organizzati in strutture associative, possa rivelarsi più efficiente. Siamo consapevoli — e dobbiamo esserlo tutti — che il terzo settore e tutti gli organismi che lo affollano offrono modelli di sviluppo sostenibile e contribuiscono a realizzare un circuito di solidarietà che favorisce le persone fragili e più bisognose. Le iniziative no profit sovente si inseriscono negli spazi della nostra società dove più intensa è la sofferenza, contribuiscono a ridurre le diseguaglianze, a rafforzare la coesione sociale, aiutano a disegnare un futuro migliore. Intendiamo porre in essere tutti i provvedimenti, anche correttivi, che consentano la piena realizzazione di un’efficace riforma del terzo settore, che sia effettiva anche sul piano delle ricadute fiscali”.



Concetto ribadito nella replica alla Camera dei deputati dove Giuseppe Conte ha osservato: “vogliamo valorizzare il terzo settore, perché nel terzo settore si concentrano istanze di solidarietà, si concentrano iniziative nei confronti di persone che soffrono, nei confronti di persone che sono un po’ (e mi riferisco anche a quelle diversamente abili) abbandonate alle famiglie, a se stessi, si realizzano…Ecco, misuriamo anche le difficoltà di assicurare quella che, per una fase, è stata un’espansione, ma adesso è la contrazione del welfare state. Ecco noi vogliamo incentivare, siamo consapevoli che c’è stato un progetto di riforma del terzo settore avviato. Vedete non vogliamo smantellare il passato: di tutto ciò che è di buono noi vogliamo essere autori (augeo, colui che aggiunge, si inserisce in una prospettiva anche di tradizione già esistente). Vogliamo, quindi, valorizzare il terzo settore nel segno della sussidiarietà”.

Ecco, la speranza è che il Governo Conte, anche tramite l’attuale ministro competente — Luigi Di Maio — sappia rimaner fedele a questa visione, rifuggendo, allo stesso modo, le derive neo-stataliste e neo-liberiste che sembrano emergere da altri aspetti del programma. Vedremo. Intanto speriamo che il professor Conte insegni al più bullo dei suoi alunni, Matteo Salvini, che la solidarietà non è né una parolaccia, né un reato.