Ogni giorno nuove scintille nel governo. E al centro c’è sempre lui, Matteo Salvini, terrore dei migranti, spauracchio per gli altri Paesi europei e incubo per i 5 Stelle che devono arginarne la presenza mediatica. I grillini si stanno organizzando. Alla coppia composta da Luigi Di Maio e Danilo Toninelli, che da soli non riescono a opporsi con sufficiente risalto, si sono affiancati Alfonso Bonafede (Giustizia), che si è schierato con i giudici nelle indagini sui rimborsi elettorali alla Lega, e soprattutto Elisabetta Trenta (Difesa). Il pacchetto di mischia a 4 comincia a dare frutti e il titolare del Viminale è costretto a qualche ripiegamento.



L’occasione per i 5 Stelle è stata il comportamento della nave Vos Thalassa, imbarcazione privata italiana che però lavora per la francese Total nel garantire la sicurezza di una sua piattaforma petrolifera. Il divieto posto da Salvini riguardava l’attracco di navi delle Ong, non delle altre. “Non possiamo metterci in condizioni di respingere il rimorchiatore”, hanno fatto fronte comune Toninelli e Trenta. E ieri il ministro della Difesa ha aggiunto il carico da 90 concedendo una lunga intervista ad Avvenire, il quotidiano dei vescovi e avamposto antisalviniano in tema di migranti. Ecco alcune frasi: “La parola accoglienza è bella, la parola respingimenti è brutta”, “l’Italia non si gira dall’altra parte”, “basta con l’eccessiva demonizzazione delle Ong”. Lo scontro con Salvini è stato diretto, perché i 67 profughi caricati dalla Vos Thalassa sono stati sbarcati sulla Diciotti, che è una nave militare italiana, alla quale però il Viminale inizialmente ha vietato l’approdo in quanto della faccenda avrebbe dovuto occuparsi la Guardia costiera libica, non un mezzo italiano.



C’è qualcosa di insolito nella prontezza con cui la Vos Thalassa, un rimorchiatore al servizio della compagnia petrolifera francese, si è mosso nelle acque di competenza libica. Verrebbe da pensare che qualche mente machiavellica d’Oltralpe abbia immaginato un caso per mettere in difficoltà Salvini e consentire ai grillini di smarcarsi. Ottenendo, in questo modo, un indebolimento dell’intera rappresentanza italiana alla vigilia del vertice di Innsbruck. Salvini assicura che il governo ha una linea sola, quella della fermezza, tuttavia l’altro giorno ha saltato il vertice preparatorio e ieri ha incontrato separatamente il premier Giuseppe Conte.



Alla fine, Salvini ha dovuto indietreggiare: la Diciotti arriverà nel porto di Trapani e i rivoltosi a bordo che hanno tentato un ammutinamento finiranno in galera prima del rimpatrio. Ma alle difficoltà interne si aggiungono quelle sullo scacchiere europeo. Salvini infatti non riesce a trovare un accordo con il collega Seehofer, il ministro bavarese che vorrebbe chiudere le frontiere tedesche, e non c’è ombra di un fronte comune con i Paesi di Visegrad che rifiutano di prendersi le loro quote di disperati giunti con i barconi. Scintille su scintille.

A Bruxelles negli ambienti leghisti circola una voce. E cioè che la scelta di Salvini di esasperare i toni porterà alla spaccatura del governo. La debolezza dei grillini non sembra garantire la tenuta al governo mentre il leader leghista consolida le posizioni. Non arriverà in tempi brevi, né settimane né pochi mesi, ma la rottura è nell’ordine delle cose verso primavera, quando la campagna elettorale in vista del rinnovo dell’Europarlamento metterà tutti i partiti uno contro l’altro, che si trovino in maggioranza o all’opposizione. Il disegno di Salvini non sarebbe però quello di andare a votare, quanto di spaccare anche gli altri partiti e raccogliere attorno a sé pezzi di Forza Italia e di 5 Stelle che potrebbero starci. 

Prospettiva complicata, visti i numeri parlamentari. Ma l’evanescenza del premier e della componente grillina non aiuta a cancellare questi scenari.