E’ la prima vera sconfitta di Salvini. Il Viminale ha espresso “stupore” per l’interessamento di Mattarella al caso dello sbarco a Trapani della nave Diciotti. Dopo la telefonata del Colle, Conte ha sbloccato lo sbarco, scavalcando il no del ministro leghista e sconfessando di fatto la sua linea politica. E’ un momento delicato per l’esecutivo, perché non c’è ancora certezza su quanto accaduto a bordo del rimorchiatore Vos Thalassa, un caso così singolare da sembrare fatto apposta per far inciampare il ministro dell’Interno. 



“Quello che sta accadendo sul piano dell’immigrazione, e non solo, è un tentativo del nostro paese di mettere in crisi il baricentro tedesco dell’Europa” dice al Sussidiario Stefano Folli, editorialista di Repubblica. Solo gli sviluppi del caso Diciotti-Vos Thalassa potranno dire se questo tentativo termina anch’esso il suo viaggio nel porto di Trapani. “Ci sono troppe contraddizioni — ci aveva detto Folli nel pomeriggio — che non trovano una sintesi politica nel governo. Due presidenti del Consiglio (Salvini e Di Maio, ndr) ne rappresentano la rinuncia in partenza. E questa cosa può portare grossissimi guai”. Il primo è arrivato proprio ieri sera.



Il caso Vos Thalassa si è trasformato in un grave incidente per Salvini.

Siamo sul filo del rasoio: fino a ieri l’immigrazione è stata una risorsa politica, ma oggi si è trasformata in una trappola. I rivoltosi dovevano uscire in manette, ma così non è stato. Per Salvini è certamente una sconfitta.

Cosa dovrebbe fare adesso il capo del Viminale?

Uscire da uno schema facile, quello dello sceriffo, che poteva andar bene nella prima fase del governo per venire incontro alle preoccupazioni dell’opinione pubblica, e collocarsi su un livello più profondo, quello in cui la politica è più complessa e le sue procedure vanno rispettate.



“La fase ruggente, quella in cui ogni giorno si spara un colpo di cannone”, come lei l’ha definita, è davvero conclusa?

Me lo auguro, altrimenti, lo ripeto, Salvini rischia di finire in una trappola. Deve cominciare a fare l’uomo di Stato, non c’è più tempo. Io non ho ancora capito se il vertice Innsbruck è stato un successo o un insuccesso per il governo.

“Sarà una soddisfazione — ha detto Salvini — se le proposte italiane potranno diventare europee con una riduzione delle partenze, degli sbarchi, dei morti e dei costi”. In conferenza stampa Salvini ha anche detto che “l’Europa o cambia adesso o mai più”.

Salvini vuole usare la leva dell’immigrazione per rovesciare gli assetti europei. Si rivolge a Seehofer che è nemico della Merkel, ma Seehofer e Kurz sono dentro una logica di interessi e convergenze che non è esattamente la nostra. Il Tirolo è una Baviera del sud, ma noi non siamo la Baviera. Salvini ha messo l’accento sulla difesa delle frontiere esterne dell’Ue, ma Seehofer e Kurz sono più interessati ai movimenti secondari, cioè ai confini loro. E’ un’altra delle trappole in cui Salvini rischia di cadere. 

Veniamo al decreto dignità. Sembrano prevalere limitazioni ideologiche, e al Nord l’elettorato imprenditoriale è preoccupato.

E’ un elemento di contraddizione notevolissimo. E’ chiaro che le due Italie rappresentate in questo governo hanno degli interessi non sempre compatibili. Perché lo siano ci vuole una grande capacità di sintesi, che non si vede. Non mi pare che ce l’abbia Conte.

Ancor meno Salvini e Di Maio?

L’immigrazione riguarda tutto il paese, è vero, ma sulle questioni economico-sociali Salvini mi pare che si occupi soprattutto del suo elettorato al Nord. Di Maio, con decreto dignità, vitalizi e pensioni d’oro vuole parlare a un elettorato che abbraccia un po’ tutta la nazione, ma che per molte ragioni ha le sue basi soprattutto al Sud. Senza riconciliare in una sintesi politica interessi diversi non so come si possa durare a lungo.

I due vicepremier potrebbero rompere il patto?

Non credo che vogliano farlo, non è nell’interesse di nessuno dei due, però non ne hanno visto il limite. Di conseguenza ognuno va per i fatti suoi, punta a ottenere risultati immediati su tv e giornali ma senza porsi il problema di come trovare una coesione vera.

Anche nel governo dell’economia ci sono ambiguità. Tria appartiene alla linea”realista”, insieme a Conte e Moavero. E la linea “rivoluzionaria”, quella che vuole far saltare il banco?

Oggi l’idea di far saltare la logica e le regole europee e in questo modo aprire spazi più ampi per investimenti e deficit è indubbiamente affascinante, ma è troppo futuribile, e rischia anch’essa di essere una trappola.

Cosa intende dire?

Il rischio è quello di farsi condizionare da uno scenario che esiste solo sulla carta: Trump è nostro grande alleato perché mette in difficoltà la Germania, Seehofer ci dà una mano perché indebolisce la Merkel sull’immigrazione, Kurz e Orbán fanno lo stesso; e la vittoria europea dei sovranisti farà saltare l’assetto europeo. E così voltiamo pagina.

E’ solo accademia?

Può anche essere politica, ma è un discorso di troppo lungo periodo. Richiede almeno due anni per potersi realizzare. Io non riesco a guardare così lontano da vedere oltre una vittoria dei sovranisti alle europee. 

A proposito di Europa. Qual è l’obiettivo di Trump?

Trump sta usando la leva dell’aumento delle spese militari Nato per mettere in difficoltà la Germania e più in generale un assetto politico dell’Europa che fa perno sulla Germania. Il presidente americano ha buon gioco nel cogliere la contraddizione tra un’Europa che non investe nella sua difesa e alcune scelte di Berlino, che mirano a stabilire buone relazioni economiche e politiche con la Russia. 

E anche l’Italia fa parte di questo schema?

Paradossalmente sì, perché quello che sta accadendo sul piano dell’immigrazione, e non solo, è un tentativo da parte del nostro paese di mettere in crisi il baricentro tedesco dell’Europa. Torniamo a quanto si diceva sopra.

L’opposizione politica non c’è. Basta la resistenza morale, come sta facendo Repubblica?

L’opposizione è in condizioni tali che siamo all’anno zero, nel senso vero del termine. No, la resistenza morale non basta, ci vuole ben altro.

(Federico Ferraù)