L’ombra del “complotto” sul decreto Dignità. Lo spettro di una “manomissione” volta a caratterizzare negativamente la relazione tecnica sul provvedimento targato Luigi Di Maio con un numero, 8.000, che associato alla voce “posti di lavoro in meno” solleva un polverone politico con tanto di attacchi, repliche e controffensive. Il vicepremier M5s, incassato l’appoggio di Salvini (“Se ci sono state incursioni notturne sulle relazioni non lo so, non faccio l’investigatore, ma il decreto Dignità è un’ottima iniziativa a cui si potrà apportare qualche miglioria senza stravolgere il senso del testo”) continua per tutto il giorno di “colpo basso”, lasciando intendere che quel numero sia stato inserito in un secondo momento da una “manina” poco amica, per usare un eufemismo. Da qui le critiche del Pd, chiamato in causa anche per un presunto coinvolgimento (negato con forza) di uomini del Mef vicini a Padoan, con il segretario Martina che ironizza:”Il ministro dello Sviluppo economico contro il ministro del Lavoro per gli oltre 80 mila posti in dieci anni che si perderanno con il decreto dignità. Altro che complotto #dimaiocontrodimaio” e l’ex titolare del Mise, Carlo Calenda, che rincara la dose:”La relazione economica a sua insaputa”. (agg. di Dario D’Angelo)



DI MAIO, “PADOAN HA CODA DI PAGLIA”

Il Dl Dignità firmato da Luigi Di Maio continua ad essere al centro di uno scontro dai toni molto aspri che vede protagonisti il ministro del Lavoro e l’ex titolare del dicastero dell’Economia, Pier Carlo Padoan. Dopo le voci alimentate da ambienti grillini rispetto ad una “manina” maliziosa e vicina all’esponente Pd che avrebbe allegato alla relazione tecnica la stima sulla perdita di 8mila posti di lavoro l’anno dal 2019 al 2026, la smentita dell’economista non si è fatta attendere. Da qui però è derivata la contro-replica di Luigi Di Maio, che da Matera ha parlato di “coda di paglia” per il predecessore di Giovanni Tria in via XX Settembre:”Padoan mi sembra che abbia la coda di paglia: non l’ho mai nominato. Non ho nominato né lui né la sua squadra né il Mef: so solo che quel numero, all’interno della relazione tecnica, la manina non è stata della politica. Poi vedremo di chi è stata: quindi Padoan non abbia la coda di paglia e abbia pieno rispetto per i funzionari del Mef”. (agg. di Dario D’Angelo)



PADOAN, “INSINUAZIONI SU MEF? ACCUSE DI GRAVITA’ INDICIBILE”

Non si placano le polemiche rispetto al Dl Dignità, il documento che secondo i piani del ministro del Lavoro doveva rappresentare una “Waterloo del precariato” e che invece secondo le opposizioni avrà l’effetto di portare ad una perdita di 8.000 posti l’anno dal 2019 al 2028. Ma il vero “giallo” è nato rispetto alla “manina” che secondo fonti M5s avrebbe allegato alla relazione tecnica la stima al ribasso sull’occupazione. Nelle ultime ore si era arrivato ad ipotizzare che ci fosse lo zampino di uomini vicini alla squadra dell’ex ministro Pd Padoan. Accuse prontamente respinte al mittente dallo stesso Padoan, che ha dichiarato:”Se M5s insinua che qualcuno della mia ex squadra si sia comportato scorrettamente, magari perché sobillato, lo respingo sdegnosamente: sarebbero accuse di gravità incredibile”. (agg. di Dario D’Angelo)



DI MAIO, BOTTA E RISPOSTA COL MEF

Per Luigi Di Maio potrebbe esserci un complotto contro il decreto dignità. Il MoVimento 5 Stelle parla dell’azione di lobby, innescando uno scontro con il ministero dell’Economia guidato da Giovanni Tria. Secondo quanto riportato da Repubblica, che cita fonti del M5s, ci sarebbe una “manina” annidata al Mef o alla Ragioneria dello Stato. E dai piani alti dei Cinque Stelle si fa filtrare la volontà di «fare pulizia». La chiosa finale è: «Abbiamo bisogno di persone di fiducia, non di vipere». La reazione che arriva dal Mef però è durissima: «Le relazioni tecniche sono presentate insieme ai provvedimenti dalle amministrazioni proponenti, così anche nel caso del decreto dignità, giunto al Mef corredato di relazione con tutti i dati, compreso quello sugli effetti sui contratti di lavoro della stretta anti-precari», fanno sapere fonti del ministero dell’Economia. E aggiungono che «la Ragioneria generale dello Stato prende atto dei dati riportati nella relazione per valutare oneri e coperture». Nessun intervento esterno, e viene difesa anche l’azione della Ragioneria dello Stato. La cifra del contendere era già presente nel testo e sarebbe frutto di una elaborazione dell’Inps. «Sono veramente sbalordito. La prossima volta metterò sotto scorta il decreto quando lo mando in giro. Non ho capito perchè abbia reagito il Mef, io non ho nominato il Mef. Sto solo dicendo che non è la parte politica ad avere inserito quei numeri nella relazione tecnica» la replica di Luigi Di Maio, a conferma che il rapporto con il ministro Tria non è proprio idilliaco. (agg. di Silvana Palazzo)

ECCO DA DOVE SPUNTA QUESTA CIFRA

Secondo i piani di Di Maio doveva essere il Dl Dignità: fino a questo momento si può dire però che sia stato il Dl delle polemiche. L’ultima riguarda i posti di lavoro che secondo alcuni verrebbero persi in ragione del provvedimento voluto fortemente dal vicepremier pentastellato: 80 mila posti di lavoro. Ma come si è giunti a questa cifra? Secondo La Repubblica, 80 mila sono i contratti sopra i 24 mesi che con le norme contenute nel Dl Dignità non potranno essere rinnovati. Secondo la relazione tecnica, di questi alcuni verranno assunti, altri troveranno un’altra occupazione ma un dieci per cento rimarrà a senza lavoro. Da qui l’altra cifra di cui si parla in queste ore: gli 8mila posti di lavoro in meno che altro non sono che il 10% degli 80mila contratti sopra i due anni che non saranno rinnovati nel tentativo di combattere la precarietà. (agg. di Dario D’Angelo)

DI MAIO, “8MILA POSTI IN MENO? MI FACCIO UNA RISATA”

Dl Dignità, Luigi Di Maio sottolinea: “80 mila posti di lavoro in meno non sono numeri del Governo”. Il ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico sottolinea su Facebook: “E’ un numero che non sta da nessuna parte, mi faccio una risata”. Continua il capo politico del Movimento 5 Stelle: “Ci tengo a dirvi che quel numero è apparso la notte prima che il decreto venisse inviato al Quirinale e non è stato messo dal Governo”. E sferra l’attacco: “La verità è che questo decreto dignità ha contro lobby di tutti i tipi”. Altre ombre di complotto intorno all’esecutivo, contro la prima riforma firmata da Di Maio, che ha evidenziato ai suoi elettori che “quel numero non ha nessuna validità perché nessuno ha piegato davvero cosa significava”. In fondo all’articolo vi pubblichiamo il video del ministro pentastellato. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)

IL RITORNO DEI VOUCHER

Il decreto dignità è stato approvato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ora è il momento della discussione in Camera e Senato. Tra le misure previste dalla riforma firmata dal ministro del Lavoro Luigi Di Maio c’è il ritorno dei voucher. Cancellati dal governo di Paolo Gentiloni per aggirare il referendum della Cgil, i buoni lavoro a ore dovrebbero essere reintrodotti in determinati ambiti: agricoltura, turismo e collaboratori domestici riporta il Corriere della Sera. Al fine di evitare abusi, previsto il mantenimento del meccanismo della tracciabilità introdotto nell’ultima fase, quando i ticket non erano più acquistabili dal tabaccaio ma su una piattaforma online, con il loro utilizzo che andava comunicato preventivamente. Una vittoria della Lega, con il ministro Gianmarco Centinaio e il segretario federale, nonché ministro dell’Interno, Matteo Salvini che hanno spinto per il ritorno dei voucher dopo l’abolizione. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)

TASSE SUI GIOCHI E INCENTIVI PER CONTRATTI STABILI

Decreto dignità, Sergio Mattarella firma il testo: arriva il via libera del Presidente della Repubblica, la Ragioneria di Stato ha trovato le coperture. Dopo le trattative per alcune modifiche e la tensione su alcuni punti importanti, ad esempio i voucher, il decreto del ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio è pronto per la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale e per l’invio alle Camere: a disposizione sessanta giorni di tempo per esaminarlo e approvarlo. Come sottolineato dai colleghi dell’Ansa, ci sono diverse novità: a partire dal prelievo sui giochi, che sarà aumentato già a partire dal 2018. Ma non solo: previste numerose aggiunte, come ad esempio i nuovi incentivi alla stabilizzazione dei precari. Tema molto caro alla Lega, questi incentivi andrebbero a compensare la stretta sui contratti a termine contenuta nella prima parte del provvedimento: “se vogliamo incentivare i contratti a tempo indeterminato, ben venga”, il commento del capo politico M5s.

DECRETO DIGNITA’, TUTTE LE NOVITA’

Confermata l’esclusione dei contratti di somministrazione dal limite del 20 per cento sul totale della forza lavoro, mentre sono stati esclusi dalla necessità di indicazione dela causale i contratti stagionali: come riportato da Repubblica, potranno essere rinnovati o prorogati senza la richiesta di motivazioni specifiche a differenza di quanto previsto dall’attuale sistema. Importante norma per quanto riguarda le aziende che delocalizzano dopo aver ricevuto aiuti di Stato prima che siano trascorsi cinque anni dalla fine degli investimenti agevolati: sanzioni da due a quattro volte il beneficio ricevuto, con il beneficio che andrà inoltre restituito con interessi maggiorati fino al 5 per cento. Sul tema spesometro e split payment, previsti interventi ‘light’: rinvio della scadenza per l’invio dei dati per lo spesomentro del terzo trimestre a febbraio 2018. Per quanto riguarda le coperture, per la stretta sul precariato e il taglio della pubblicità dei giochi deriveranno in gran parte dal Fondo per gli interventi strutturali di politica economica del Mef e dall’aumento immediato del Preu.