Mentre 67 migranti africani raccolti dalla nave Diciotti attendevano il permesso di sbarco, 77 comuni della provincia di Verbania-Cusio-Ossola hanno avuto via libera dalla Corte di Cassazione per tenere un referendum sull’ipotesi di uscita dell’intera provincia dalla Regione Piemonte e l’annessione alla Regione Lombardia. La Cassazione ha infatti ritenuto valida la richiesta avanzata da 5.200 residenti in provincia (su circa 77mila): il promotore è stato un ex senatore leghista. Valter Zanetta ha posto fin dapprincipio alla base dell’iniziativa 18 milioni annui di proventi da uso di derivazioni idroelettriche: incamerati dalla Regione Piemonte (abusivamente secondo i proponenti il referendum, con danno per una provincia in cui il Pil pro-capite è inferiore alla media nazionale).



Ora dovrà essere definito il quesito, sulla cui legittimità finale giudicheranno il Quirinale e il Viminale: i due — apparenti — contendenti sul “caso Diciotti” (nei fatti la scaramuccia istituzionale — attribuita informalmente a “disagi” nella Guardia costiera — sembra essere transitata soprattutto dal ministro pentastellato della Difesa, il capitano della riserva Elisabetta Trenta, legata alla Link University, accademia di “intelligence”, e moglie di un ufficiale fino a poco tempo fa addetto a commesse e armamenti). 



L’approdo (riuscito) dei profughi a Trapani ha naturalmente ottenuto un risalto mediatico enormemente superiore all’avvicinamento di “VCO” alle coste lombarde. Che a modo suo è una richiesta di “migrazione economica” e di “asilo politico”: essendo il presidente in carica della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino, un vecchio “apparatnick” del Pci. E l’iniziativa non sembra avere nulla di diverso dal tentativo di secessione della Catalogna dalla Spagna, che ha infiammato l’opinione pubblica “politically correct” prima di ridurla precipitosamente a un silenzio imbarazzato quando ha realizzato che Puigdemont era più sovranista di Salvini e che il suo strappo ha fatto cadere il governo europeista di Rajoy.



Il disco verde al referendum VCO è giunto lo stesso giorno in cui i ministri dell’Interno di Italia, Germania e Austria si sono incontrati a Vienna per tentare soluzioni concordate sui flussi dei migranti come quelli della Diciotti: sbarcati in Italia, cioè in Europa. Salvini, Seehofer e Kickl, direbbero i diplomatici, “agreed to disagree”: si sono trovati d’accordo nel non essere d’accordo. Si sono trovati d’accordo che nessuna soluzione — forse non solo sui migranti — è finora possibile in quest’Europa. Che — come sempre — è la politica, non la burocrazia a poter partorire vere “soluzioni”. 

M5s ha pensato di usare il conflitto di competenze amministrative fra Difesa e Interni per frenare l’intraprendenza e la determinazione di Salvini come uomo di governo e leader politico. Lo ha fatto non salvando la pelle, ma sulla pelle di 67 profughi africani, continuando a ignorare casi come quello dei 77 comuni piemontesi che cercano un nuovo approdo in Lombardia: cioè dentro la macro-area forse più produttiva e ricca d’Europa, politicamente rappresentata da Salvini, Seehofer, Kurz (e non ultimo da Orban). Certo che Lombardo-Veneto più Baviera più Austria-Ungheria suscitano e turbano molti pensieri. Ma il loro emergere come candidati a baricentro di una “nuova Europa” è un fatto. E non è titolando “Mattarella sconfessa Salvini” che fatti e pensieri maturano in modo storicamente evolutivo e non drammaticamente involutivo. 

PS: è una buona notizia che, salvo colpi di scena, Luca Antonini venga designato nei prossimi giorni giudice costituzionale. E’ uno giurista che ha dedicato gran parte della sua vita di studioso e consigliere del governo a costruire schemi e soluzioni di un federalismo fiscale concretamente sostenibile. Per evitare che, com’è invece successo, il comune di Sappada  ottenesse infine un anacronistico passaggio dal Veneto (che attende un’autonomia rafforzata) al Friuli Venezia Giulia, Regione a statuto speciale. Ma se un confine-muro marca la differenza fra un impianto di risalita finanziato a fondo perduto oppure no, fra una vecchia burocrazia fiscale sabauda e un nuovo modo di gestire prelievi e spesa pubblica, l’emergenza italiana è lì, non nel Canale di Sicilia. Ed è pura illusione che possa essere un presidente della Repubblica siciliano a sconfessare interi elettorati, con i loro Pil. Ora sono intere province a “imbarcarsi” e partire verso nuovi approdi. Cosa accadrà quando saranno Regioni o gruppi di Regioni? Se ne occuperà la Corte Costituzionale? Magari sperando che sia il Quirinale a tenere unito il Paese?