“Il Governo non ci usi”. Queste le parole di Raffaele Cantone,  Presidente dell’Anac, sul caso Ilva che è scoppiato dopo le dichiarazioni fatte alla Camera da Luigi Di Maio. Il ministro dello Sviluppo economico ha di fatto accusato il precedente Governo, ovvero il suo predecessore Carlo Calenda, di aver effettuato una vendita dell’acciaieria posta sotto commissariamento “non regolare”. Tutto questo dopo che l’Anac aveva detto al ministro che esistono delle criticità nella procedura, ma che spetta al Governo decidere se annullarla o meno. Cantone cerca quindi di tirarsi fuori da questa polemica. Anche perché Calenda, oltre a sfidare Di Maio a un confronto televisivo ha detto che “la stessa Anac spiega che la gara è valida e non ci sono gli estremi per annullarla”. Vedremo quindi da un lato il ministro accetterà il confronto propostogli dal suo predecessore e se l’Anac verrà ancora tirata in ballo come Cantone non vorrebbe che accadesse. (aggiornamento di Bruno Zampetti)



ILVA, CALENDA CONTRO DI MAIO

Da una parte l’invito al confronto tv su decreto Dignità e Ilva, dall’altro le dure accuse da parte dell’ex ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, al suo successore Luigi Di Maio, che a sua volta si era scagliato contro di lui denunciando presunte irregolarità rispetto all’aggiudicazione del gruppo siderurgico ad Arcelor Mittal. Calenda prende atto delle affermazione del vicepremier M5s e dal suo profilo Twitter lo sfida a portare la sua linea fino in fondo: “Se pensi che la gara sia viziata tanto da preannunciare una inchiesta interna devi essere conseguente e annullare la gara. Altrimenti sei un quaquaraqua’”. Dalle pagine de Il Messaggero, però, Calenda lascia intendere che non pensa che Di Maio darà seguito ai suoi propositi perché “questo lo esporrebbe a delle conseguenze, compresa l’eventuale richiesta di risarcimento da parte della società vincitrice. Se Di Maio pensa che sia illegittima annulli la gara”. Secondo Calenda si tratta dunque di “chiacchiere che servono a prendere tempo rispetto alla promessa elettorale di chiudere l’Ilva e all’incapacità adesso di gestire questa situazione”. (agg. di Dario D’Angelo)



CALENDA SFIDA DI MAIO A CONFRONTO TV

Da quando si è insediato il nuovo governo, l’acciaieria Ilva di Taranto è stata spesso e volentieri al centro dei dibattito politico. A riattualizzare la questione di uno degli impianti siderurgici più grandi al mondo è stato nelle scorse ore il ministro del lavoro e dello sviluppo economico, Luigi Di Maio, che di fatto ha accusato il suo predicessero, Carlo Calenda, contestando la gara per la cessione dello stesso impianto pugliese. Ovviamente è tutto falso per l’ex titolare del Mise, che ha invitato il suo erede ad un confronto pacato in diretta tv. La prossima settimana l’ex ministro sarà infatti ospite presso gli studi di La7, e attraverso Twitter ha scritto: «Caro @luigidimaio mercoledì sarò a ‘In Onda’. Facciamo un bel confronto posato e costruttivo su Decreto ‘Dignita e Ilva?». Il leader dei grillini accetterà il guanto di sfida e si presenterà all’appuntamento con Calenda? Lo scopriremo fra pochi giorni. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



CALENDA: “ANNULLI LA GARA”

Non ci sta l’ex titolare del Mise, Carlo Calenda, e dopo l’accusa di Di Maio che, in base ai rilievi dell’Anac, aveva parlato di “pasticcio” del precedente Governo nella gara di assegnazione riguardo alI’Ilva, torna a replicare all’attuale Ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico: in una intervista, Calenda definisce come “totali idiozie” le ricostruzioni del vice-premier e aggiunge che a suo dire sono avulse dalla realtà. “Non c’era nessun altro interessato a Ilva, Acciaitalia ce la siamo inventata noi” spiega a Radio Capital l’esponente dem che, in relazione ai punteggi contestati, ricorda che si è dovuto rispondere a delle regole europee e poi incalza ancora Di Maio come aveva fatto qualche ora prima: “Se lui ritiene che ci siano i presupposti per annullare la gara, che la annulli” ha concluso Calenda, ricordando però che in quel caso il rischio potrebbe essere la chiusura non solamente dello stabilimento dell’Ilva di Taranto ma anche quello di Piombino. (Agg. di R. G. Flore)

IL GOVERNATORE EMILIANO ESULTA, “AVEVO RAGIONE”

La richiesta di chiarimenti da parte del neo Ministro Luigi Di Maio sulla gara che aveva assegnato l’Ilva alla Mittal era partita dopo la sollecitazione del governatore pugliese, Michele Emiliano, da tempo tra i più strenui oppositori alla linea dettata dal precedente titolare del Mise, Carlo Calenda e oggi, a seguito dell’intervento del vice-premier in aula, è il Presidente della Regione in quota Pd a rivendicare una propri vittoria. “L’Anac ha segnalato gravissime irregolarità e illegittimità nell’assegnazione della gara” ha detto il diretto interessato, auspicando dal suo punto di vista una discontinuità del nuovo governo con quello precedente sulla linea da tenere. “Mi auguro che il Ministro Di Maio, che evidentemente ha fiducia nella Regione Puglia a differenza del suo predecessore, prenda la decisione giusta per tutelare innanzitutto la salute dei miei concittadini è più anche le esigenze produttive del Paese che ovviamente vanno tenute in grande attenzione” ha aggiunto, segnalando la differenza con l’operato di Calenda che evidentemente a suo dire non lo teneva al corrente delle evoluzioni dello scottante dossier Ilva. (Agg. di R. G. Flore)

DAI DUBBI DI ANAC ALLA REPLICA DEL PD

Secondo il Partito Democratico, quanto avvenuto oggi in Aula (tra l’altro mezza deserta) mentre parlava Di Maio è di una “gravità inaudita”: prima ci aveva già pensato Calenda a rispondere direttamente alle accuse lanciate dall’attuale Ministero dello Sviluppo Economico, affermando «accuse tutte false. Vuole annullare la gara? Prenditi allora la responsabilità..». Poi ci pensa la responsabile per il Mezzogiorno del Partito Democratico, Teresa Bellanova, che in una nota pubblica attacca il Ministro M5s: «Di Maio dica chiaramente se vuole chiudere l’Ilva, se vuole continuare la propaganda fatta in campagna elettorale e portarci alla decrescita infelice». I dubbi dell’Anac sono stati riportati nelle scorse ore ma non dettano l’irregolarità nella gara di cessione, “solo” diverse criticità che vanno meglio studiate: «L’Anac – ha continuato Bellanova – ha rilevato criticità e non illeciti nella gara. Di Maio dica se ritiene la gara, preparata con l’ausilio dell’Avvocatura dello Stato, ancora valida o se ritiene di chiudere il più grande impianto del Mezzogiorno». Ai cronisti fuori dalla Camera che assediavano la deputata dem, la Bellanova ha concluso così: «Acciai Italia avrebbe potuto fare ricorso al Tar se fosse vero quanto sostiene Di Maio. La sua offerta era di un miliardo e 50 milioni rispetto a un miliardo e 800 milioni di Mittal: una differenza di 600 milioni che sono finiti in tasca ai creditori di Ilva che avevano lavorato e non erano stati pagati». 

ILVA, DI MAIO ATTACCA IL MISE

Il nodo Ilva torna a preoccupare il mare della politica, ancora una volta, dopo le parole pesantissime usate da Luigi DI Maio – Ministro dello Sviluppo Economico – alla Camera pochi minuti fa: nella gara per la cessione dell’acciaieria pugliese «è stato leso il principio della concorrenza. La procedura è stata un pasticcio, le regole del gioco sono state cambiate in corsa. Se fosse stata corretta ci sarebbero state molte più offerte e tutte migliori, anche quella di Arcelor», ha riferito alla Camera il vicepremier M5s. La “sparata” del Governo contro la procedura di vendita ad ArcelorMittal – messa in piedi dalla precedente amministrazione del Mise condotto da Carlo Calenda – rischia di avere ora pesanti ripercussioni sul già complicato piano di cessione dell’ex multinazionale della famiglia Riva. Il riferimento di Di Maio arriva dopo la relazione dell’Anac di Cantone che aveva rilevato “criticità” nell’aggiudicazione dell’acciaieria, sebbene avesse comunque confermato la validità della gara. Secondo Di Maio però, «se la procedura fosse stata corretta, ci sarebbero state molte più offerte e molte più offerte e tutte migliori anche quella di Arcelor. L’offerta di AcciaItalia guidata dal gruppo Jindal era la migliore, ma nel bando metà del punteggio era dato al prezzo».

LA REPLICA DI CALENDA: “DICI COSE FALSE E GRAVI”

Insomma, una vera e propria grana politica ed economica per una delle industrie più importanti d’Europa sul fronte acciaio: stamattina Repubblica riportava le ben remote possibilità che la gara venga annullata, ma di certo tutto questo clamore sollevato non aiuterà ad una “serena” conclusione di un affare che salverebbe l’Ilva e tutti i suoi dipendenti. «Chiederò immediatamente chiarimenti ai Commissari, avvierò un’indagine interna al ministero e chiederò un parere all’Avvocatura dello Stato», ha spiegato ancora Di Maio che sull’Ilva «definisce inspiegabile il comportamento tenuto dal ministero dello Sviluppo». Immediata la replica dell’ex Ministro del Mise Calenda che su Twitter scrive poco fa «Caro Luigi Di Maio hai detto in Parlamento cose gravi e false. Minacciare indagini interne al Mise è vergognoso. La responsabilità sulla gara e’ mia. A differenza tua non ho bisogno di inventarmi manine. E assumiti la responsabilità di annullare la gara se la ritieni viziata».