La nomina di Fabrizio Palermo come amministratore delegato di Cassa depositi e prestiti è stata annunciata proprio mentre pensavamo di scrivere queste righe. Vi era stata la grandine dei giornali mainstream che avevano preconizzato crisi insanabili e lotte intestine. Nulla di irreparabile è successo. La natura privatistica della Cassa è stata rispettata, ottemperando a uno statuto che intelligentemente, seguendo la lucida idea di Giulio Tremonti, le consentirebbe di divenire quello che negli ultimi anni non era più stata. Ossia non una nuova Iri che si comporta come scialuppa di salvataggio di qualsivoglia impresa sotto la spinta della rendita finanziaria piuttosto che del profitto generato dall’imprenditore politico sul modello della grande Eni, con il disegno di fornire servizi alle piccole e medie imprese. Così come a quelle grandi e medie.



L’imprenditore politico ha scritto la storia della rinascita italiana del secondo dopoguerra. Certo avevamo imprenditori pubblici coraggiosi e servitori dello Stato come il grandissimo Enrico Mattei. È a questi modelli che occorre ispirarsi, ma per farlo bisogna possedere la virtù dell’antropologia positiva. E pensare all’agire economico e politico con la concezione dell’uomo naturalmente buono e non canagliesco come scriveva Lombroso quando ci descriveva il tipo ideale di colui che chiamava l’epifenomeno del pazzo morale. Che appunto agiva pensando che qualsivoglia essere umano fosse un delinquente.



Il Governo italiano deve assolutamente sventare gli attacchi che da ogni parte si addensano contro il suo miracoloso esistere! Si denunciano i ministri e le Authority vogliono decidere la politica industriale a iniziare dalla gloriosa siderurgia tarantina. Certo, un impianto a gas invece che a carbone sarebbe stata la scelta giusta, ma di essa non può imputarsi questo Governo. Esso deve stringere le fila attorno ai ministeri istituzionali: Esteri, rapporti con l’Europa ed Economia. Non c’è altra via.

La borghesia vendidora estero-dipendente può e deve essere sconfitta operando per rinegoziare la presenza nell’euro e promuovere gli investimenti dall’industria digitale a quella pesante e alle infrastrutture. Le piccole medie imprese sono il riferimento privilegiato di un governo che può essere il primo dopo tanti anni a difendere il cuore produttivo della nostra Patria.