Secondo Matteo Salvini – che ricalca in questo senso il pensiero anche del “rivale-alleato” Luigi Di Maio – la manovra economica di autunno dovrà essere «di crescita, di sviluppo, coraggiosa perchè ci hanno eletto per cambiare, se gli italiani avessero voluto proseguire sulla linea di Monti, Letta, Padoan, Renzi e Gentiloni avrebbero votato in modo diverso». Non solo, il n.1 del Viminale spinge per superare qui vincoli Ue che invece Tria ha posto “sotto freno” nel suo discorso da Buenos Aires: «per il bene degli italiani non è detto che il Governo rispetterà il vincolo europeo del 3% tra deficit e Pil», ha rilanciato ancora Salvini, ben sapendo di non essere per nulla sulla stessa linea d’onda del titolare del Mef. Tria si ritrova così, per l’ennesima volta, accerchiato tra due forze – Lega e M5s – che già gli hanno imposto di fatti le nomine su Cassa dei Depositi e dei Prestiti e quant’altro e che ora intendono dire la loro in maniera veemente sul vero campo del Ministro, la manovra finanziaria.
MEF: “NO MANOVRE DI SPENDING”
Mentre Luigi Di Maio oggi ha rivelato di sperare di avere già entro la fine di agosto le prime relazioni sui gruppi di lavoro per verificare come e in che modo potrà essere varata la riforma-principe del programma del Movimento 5 Stelle, il reddito di cittadinanza, dal Mef invece Giovanni Tria frena, come peraltro ribadito ieri dal Ministro nel corso del G20 a Buenos Aires, dove ha parlato di programma di Governo da attuare entro limiti di bilancio definiti “necessari”. Insomma, alcuni dei punti del programma cari ai grillini sarebbero a rischio? Al momento non è dato sapere ma quello che è certo è che prima o poi potrebbe venire a galla lo scontro sotterraneo tra Di Maio e Tria che sulla vicenda hanno visioni completamente opposte, pur cercando in modo garbato fino ad ora di non accendere la polemica. Infatti, secondo il Ministro dell’Economia potrebbe esserci un rallentamento dell’Italia e questa situazione a suo dire andrebbe contrastata con una azione di bilancio sul fronte “degli investimenti pubblici e non sulla spesa corrente”. Dunque, di fatto, nessuna manovra di spending ma solamente piani per aumentare semmai gli investimenti nelle infrastrutture. Di Maio sarà d’accordo? (Agg. di R. G. Flore)
DI MAIO, “STOP A FUSIONE FS-ANAS”
È ancora Di Maio ad intervenire sullo scontro-non scontro con il Ministro Tria in merito alle prossime scelte economiche del Governo gialloverde: «nessuno scontro, solo abbiamo detto a Tria che il primo obiettivo del M5s è il reddito di cittadinanza, e questo si deve realizzare. Che significa limiti di bilancio oggi? Significa innanzitutto individuare le priorità». Intanto, intervenendo a L’Aria che tira-Estate su La7 il Ministro del Lavoro lancia la “bomba” sulla nuova contrarierà ad un importante progetto del passato Governo, questa volta sul piano di fusione tra Ferrovie dello Stato e Anas: «Per me la fusione tra Ferrovie e Anas è stata un’operazione sbagliata che si deve fermare», rilancia Di Maio andando in pieno contrasto con quanto proposto e iniziato dal Governo Gentiloni, non prima di aver spiegato come «Le Ferrovie già hanno abbastanza problemi a fare il loro lavoro, unendosi non funzionano più né le Ferrovie, né l’Anas».
MANOVRA, TRIA “FRENA” DI MAIO
Il “gioco” ormai sembra servito e gli “indizi” finora del Decreto Dignità, del taglio pensioni e della flat tax ormai sono tanti: il Ministro Tria e i due “dioscuri” del Governo Conte – Salvini e Di Maio – andranno avanti nel braccio di ferro “decisivo” per le sorti della maggioranza. Come noto, il Ministro dell’Economia è da copione il “taccagno” politicamente parlando del gruppo nel senso che deve tenere a posto i conti ed evitare che i provvedimenti del Governo non vadano contro regole e vincoli della tenuta generale del bilancio. È evidente a questo punto cha la legge finanziaria diventi il vero campo di battaglia di questa sfida a distanza tra il Mef, il Viminale e il Ministero del Lavoro. Un assaggio? Dal G20 di Buenos Aires, Giovanni Tria ha lanciato i primi “freni” ufficiali al proprio governo in ottica di Legge di Bilancio 2018: «Occorre applicare il programma mantenendosi ovviamente in quei limiti di bilancio necessari per conservare la fiducia dei mercati ed evitare instabilità». Una cautela e un rigore che ricordano da molto vicino il suo predecessore Piercarlo Padoan e che non deve essere proprio piaciuto a chi come Salvini e Di Maio nel Contratto di Governo sperano di portare avanti le proprie battaglie anche a costo di sforare il deficit. «La finanziaria terrà conto della necessità di iniziare l’implementazione graduale del programma»; se proprio lo si vuole tradurre in maniera ancora più semplice, al momento, le risorse per flat tax e reddito di cittadinanza ancora non ci sarebbero.
DI MAIO “SPEGNE” LA POLEMICA (PER ORA)
Qui però la sorpresa, nel senso che per una volta Salvini “resta in silenzio” e Di Maio parlando fuori dalla Camera questa mattina prova a “spegnere” la polemica innestata dalle parole importanti del Ministro Tria dall’Argentina. «Non c’è nessuna contrapposizione col Ministro dell’Economia», nonostante qualche giorno prima era stato lo stesso vicepremier M5s a dettare la “regola” per una finanziaria «coraggiosa». Proseguendo nel commentare le parole del n.1 Mef, il leader grillino osserva: «Quando Tria dice, giustamente, che bisogna fare una manovra “nell’ambito delle disponibilità di bilancio io dico che non abbiamo ancora iniziato a determinare le disponibilità. Non chiediamo la luna, ma lo stesso trattamento che hanno avuto altri stati membri negli scorsi anni. Non vedo contrapposizioni, vedo tutti i margini che dobbiamo conquistare e che ci meritiamo per un paese che ha tre milioni di persone che non mangiano». Insomma, chiusa la polemica sul nascere, o quantomeno a livello pubblico: che le frizioni tra il Mef e i due vicepremier siano presenti non è cosa “nascosta”, che questo porterà a futuri problemi “ingombranti” ancora non è dato saperlo..