Nei limiti del bilancio. E’ il refrain che il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, continua a ripetere ai vicepremier Salvini e Di Maio quando gli parlano di riforme da fare subito e di regole europee troppo strette. I leader di Lega e M5s vorrebbero violare i vincoli imposti da Bruxelles che impediscono di fare politiche per la crescita, ma reddito di cittadinanza e flat tax sono operazioni propagandistiche, dice il politologo Aldo Giannuli, per il quale Salvini è tentato di passare all’incasso prima delle europee.
Qual è lo stato di salute della grande coalizione all’italiana?
Se si alleano due partiti che assommano il 49 per cento è tutto meno che una grande coalizione. Non bado alle intenzioni di voto espresse oggi, ma ai seggi ottenuti in parlamento. E al Senato sono di misura. Senza contare la vera anomalia: l’alleanza tra due partiti rivali, tendenzialmente ostili l’uno all’altro.
Però c’è un contratto a cementarne l’alleanza, firmato dai leader.
Una trovata propagandistica di nessuna efficacia pratica. Ogni contratto presuppone un foro dove l’inadempienza o la rottura da parte dei contraenti possano essere discusse. M5s e Lega hanno messo nero su bianco il programma, questo sì, ma non è una sintesi politica, è una sommatoria senza priorità e senza dire come e dove trovare le risorse.
E il premier Conte, garante del contratto e avvocato degli italiani?
In tv, prima dell’accordo, prima ancora che si arrivasse all’ipotesi Sapelli, dissi che con il criterio per cui dopo il voto si decide il programma e si scelgono i ministri, chi va a Palazzo Chigi può essere solo un prestanome. Temo di aver avuto ragione.
Come giudica finora l’operato del governo?
Di proposte concrete non ne sto vedendo. Siamo alla presa d’atto, poco oltre.
Però l’Italia ha fatto diventare la questione migratoria un problema europeo, anche se di proposte e soluzioni unitarie non c’è nemmeno l’ombra.
Siamo di fronte a una politica tappabuchi, fatta di palliativi. E’ l’intera Europa che non c’è: il problema migratorio dovrebbe essere affrontato dall’Unione e le spese ricadere interamente su Bruxelles. Si tratta la questione come se fosse un’emergenza, ma non è così.
E cos’è invece?
Un’emergenza è se 20mila albanesi si presentano tutti insieme al porto di Bari. Ma se decine di migliaia di persone alimentano un flusso continuo che dura da anni e durerà per anni, non è un’emergenza, è un dato strutturale.
Qual è oggi la prima emergenza del paese?
Non è l’immigrazione ma l’economia. Tra pochi mesi inizierà un percorso che ci porterà molto vicini al rischio di default. Cesserà il Qe e il costo del denaro aumenterà. La Bce ha comprato 400 miliardi di titoli di Stato facendoci pagare un interesse molto modesto. Ammesso e non concesso che rinnovi gli acquisti, non lo farà più ai tassi di prima, ma a tassi reali, che saranno dell’1,5 per cento in più. Attualmente gli oneri sul debito di costano 60 miliardi l’anno, un aumento dei tassi vuol dire sommare altri 6-7 miliardi. Con una manovra si può tamponare, ma nel giro di 2-3 anni diventa difficile rifinanziare il debito. I nostri titoli di Stato si avvicinano sempre più a essere considerati “junk bond”, titoli spazzatura. Legato a questo tema, il nodo centrale è quello della crescita, e dell’occupazione. Ma non vedo la consapevolezza della gravità delle cose.
Cosa faranno M5s e Lega?
Secondo me andranno alle elezioni anticipate.
Prima o dopo le elezioni europee?
Forse addirittura prima. Ci rifletta. I sondaggi danno Salvini con il vento in poppa. E poi la Lega non ha rivali: FI si sta sbriciolando, M5s ha perso slancio, che dire del Pd? Dei defunti non si parla se non bene. Perché Salvini non dovrebbe andare all’incasso appena possibile, in un contesto europeo dove la situazione economica tende al costante peggioramento?
La flat tax?
Non si può fare, a meno di non farne una fasulla per andare a votare cinque minuti dopo.
Il reddito di cittadinanza?
Lo faranno nei limite del possibile attingendo alla Cassa depositi e prestiti ridotta a ruolo di bancomat del governo, anche se va detto che questa strada indecente è cominciata con Monti ed è proseguita con il Pd. Si vuole finanziare lo sviluppo? Ci sono investimenti da fare che nessun privato farebbe perché non hanno ritorno economico in tempi accettabili? Il governo faccia una finanziaria di Stato. E’ proibita dall’accordo di Marrakech? Se sono coraggiosi, la facciano e poi si vede.
Ci può essere una gradualità nella realizzazione del reddito di cittadinanza e nella flat tax?
Se Salvini permettesse a M5s di fare il reddito di cittadinanza senza fare la flat tax, crollerebbe immediatamente nei sondaggi. Oppure, i due provvedimenti si possono fare insieme, ma solo se si vota due mesi dopo.
Il governo intende chiedere più margini all’Europa. E probabilmente scommette su un cambio di segno politico dell’Ue nel 2019.
Io non vedo all’orizzonte un’apoteosi dei “sovranisti”. AfD potrà avanzare, il Front national potrà aumentare il consenso ma non vincerà e nemmeno in Spagna vedo una prospettiva gialloverde. Nel complesso la baracca europea resisterà, salvo poi sfracellarsi non molto lontano nel tempo.
E se ci fosse una vittoria dei “populisti”?
E’ legittimo sognare un pullulare di governi populisti che cambiano l’Europa. La Ue però ha un’anima tecnocratica che non si può modificare con il parlamento europeo, lo si può fare forse in parte con i governi, ma ci vuole tempo. Se anche vincessero, i populismi aumenterebbero lo scontro invece che diminuirlo, come dimostra la vicenda paesi di Visegrád sui migranti.
Cosa comporterebbe un aumento della conflittualità in Europa?
Porterebbe più rapidamente allo sfascio dell’Unione Europea. Va detto che la Ue già ora è un morto che cammina, basti pensare ai migranti e ai dazi. Ma se anche il soggetto sovranazionale funzionasse, sarebbe ciò che è, una tecnocrazia svincolata da qualsiasi verifica popolare. La Ue così come è stata progettata è un fallimento, a cominciare dalla moneta, che non funziona. Occorrerebbe rifare tutto.
Allora chi auspica un recupero di sovranità da parte degli Stati ha ragione.
Ma quella dei cosiddetti sovranisti in realtà è una non risposta.
Secondo lei c’è un rapporto di contiguità tra M5s e magistratura?
Quando mai. Il magistrato che doveva essere più vicino ai 5 Stelle era Di Matteo. Alla kermesse di Ivrea primeggiava, non è stato fatto ministro e nemmeno è andato alla Direzione nazionale antimafia.
Piercamillo Davigo?
Tra lui ed M5s c’è al massimo una convergenza di interessi momentanea, il suo scopo mi pare più quello di guadagnare spazio rispetto alle correnti tradizionali.
Il giustizialismo di M5s non è una prova sufficiente?
M5s fa solo operazioni propagandistiche. Fino a ieri se un politico del governo riceveva un avviso di reato doveva essere passato per le armi, oggi rimane al suo posto e qualcuno dice pure no a “inutili giacobinismi”. Vedrà che alla prima inchiesta veramente seria i 5 Stelle diventeranno più ostili ai pm di Forza Italia.
(Federico Ferraù)