Il conto alla rovescia è iniziato. La mossa del ministro Salvini, ovvero lo sgombero del campo rom Camping River a Roma in spregio alla sentenza dell’altro giorno della Corte Ue, ce lo conferma plasticamente: il governo è a pezzi, le elezioni anticipate una certezza. E proprio in vista di questo appuntamento – a meno dell’arrivo di una maggioranza “responsabile” per gestire l’emergenza autunnale, dopo un rimpasto di governo – ha giocato la carta della sua personalissima (e pericolosa) Sigonella: ovvero, lo scontro istituzionale. Perché a nessuno, penso, sia sfuggita la contemporanea e non casuale citazione del caso della piccola rom ferita con un fucile ad aria compressa proprio a Roma fatta dal presidente Mattarella nel corso della “Cerimonia del ventaglio” al Quirinale. Ovvero, dopo l’allarme (reale e fatto notare come tale dal raziocinante Giorgetti) della lettera dei 600 industriali veneti contro il “Decreto dignità”, il titolare del Viminale gioca la mossa disperata per capitalizzare e consolidare il consenso elettorale fin qui accumulato: speculare – a costo zero, a differenza della flat tax – sulla paura. 



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