Dalla Confindustria alla maggiorparte dei sindacati (anche la Cgil, comunque la più favorevole al testo, non ne ha decantato le lodi) passando per le imprese e gli stessi lavoratori autonomi: il Decreto Dignità non sembra, al momento, scatenare i commenti più positivi a poche dal licenziamento ufficiale in Consiglio dei Ministri. «Più che un cambiamento è un tuffo nel passato» è il tranciante titolo che il Sole 24 ore ha lanciato oggi in merito al decreto “anti-Jobs Act”. La bocciatura arriva poi anche dalla Aidp (maggiore associazione dei Direttori del personale in Italia) che riflettono sui contenuti del testo in merito alla parte sostanziosa sul lavoro precario: «La caratteristica principale del Decreto Dignità appena varato dal Consiglio dei Ministri in tema di lavoro introduce una serie di norme restrittive in materia di contratti a termine e contratti di somministrazione. L’intento del Governo, con questa misura, è quello di limitare pesantemente il loro utilizzo attraverso la reintroduzione di paletti non attuali e, in alcuni casi, favorendo una forte limitazione. In questo modo si otterranno due conseguenze negative: da una lato la misura non favorirà l’aumento dei contratti a tempo indeterminato e, dall’altro, si porranno limiti all’utilizzo di strumenti contrattuali che favoriscono l’emergere del lavoro nero», conclude la dura nota che riflette e riassume le tante critiche anche politiche mosse contro il Decreto in salsa M5s.



RENZI: “DECRETO-GELOSIA DI DI MAIO CONTRO SALVINI”

Di Maio “licenzia” il Jobs Act? E allora non poteva non arrivare il commento di chi quella riforma sul mondo del Lavoro l’aveva pensata e scritta: Matteo Renzi in una diretta Facebook di questa mattina ha spiegato che in realtà il Jobs Act non è stato per nulla soppiantato dal Decreto Dignità e soprattutto, si tratterebbe di una operazione “d’istinto” per provare a recuperare il terreno di consensi perduto a favore della Lega. Insomma, per l’ex premier oggi senatore del Pd non vi era nessuna urgenza per fare un decreto del genere (stesse accuse, tra l’altro, che venivano poste contro alcuni provvedimenti del governo renziano, ndr): «Si potrebbe chiamarlo ‘decreto disoccupazione, ‘decreto lavoro in nero’ o ‘decreto gelosia’. Di Maio, geloso della grande visibilità del collega Salvini, ha messo in piedi norme nelle quali non si va a colpire la disoccupazione ma chi produce i posti di lavoro», conclude con punta di sarcasmo l’ex segretario del Pd.  



SALVINI “PUNZECCHIA” DI MAIO: “TESTO CAMBIERÀ IN AULA”

Inevitabile qualche “scintilla” tra Salvini e Di Maio sul fronte Decreto Dignità: il fatto di non essere stato presente al CdM in cui è stato licenziato il primo vero decreto importante del Governo Conte era evidentemente un indizio piuttosto forte per il vicepremier leghista nel non voler essere “troppo” assimilato ad un provvedimento “di sinistra”. «È un buon inizio, ma il Parlamento lo renderà ancora più efficiente e produttivo», spiega Salvini oggi al convegno di Ania, che lancia un mini-provocazione che “segue” le parole rilasciate ieri sera a “In onda” su La7, dove il Ministro degli Interni spiegava «Sicuramente arginare le delocalizzazioni, arginare il gioco d’azzardo e la ludopatia, che sta rovinando migliaia di famiglie, e tentare di mettere mano alla precarietà è un buon inizio su cui poi lavoreremo in Aula. Occorre fare di più ma sono contento del lavoro del collega Di Maio». Inevitabile il botta e risposta immediato di Luigi Di Maio, che al collega replica «No a modifiche in Aula che annacquano. Non si arretra sulla precarietà, sulla sburocratizzazione, sulla lotta al gioco d’azzardo e alla lotta alle multinazionali che delocalizzano dopo aver preso i soldi dallo Stato». (agg. di Niccolò Magnani)



AD AGOSTO PRIMO BANCO DI PROVA

Il Decreto Dignità del ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, verrà subito messo alla prova, visto il milione di contratti a termine che scadranno entro la fine di quest’anno, di cui una gran parte già il prossimo agosto. Una stima pubblicata da Il Messaggero e da Il Sole 24 Ore, che tiene conto anche del quasi mezzo milione di contratti riguardanti la pubblica amministrazione, che invece non vengono considerati dal Decreto. Molte le scadenze estive, come dicevamo, visto che sono più di 660mila i contratti che termineranno a breve e il cui futuro resta incerto. Chi ha superato i 12 mesi di contratto a termine con la stessa azienda, o chi ha concluso due anni di contratti a termine con la stessa, può non vedere il proprio accordo rinnovato. Avrà però la possibilità di trascinare il datore di lavoro in tribunale, contestando la causale (in caso di mancato rinnovo), e pretendendo l’assunzione a tempo indeterminato. Un aspetto, quest’ultimo, che sta facendo storcere il naso, e non poco, alle aziende, che si sentono con le spalle al muro. Il Decreto Dignità, del resto, punta ad abbattere la piaga del precariato, un problema molto diffuso in particolare al sud, dove l’occupazione si è fermata all’1% di crescita lo scorso anno, e dove la disoccupazione è al 19.4%, quasi tre volte quella al nord. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

SERIE A PREOCCUPATA

Tra le varie sfaccettature del cosiddetto “Decreto Dignità”, c’è anche l’impatto sulle società calcistiche, e in particolare di Serie A, che non potranno più avvalersi delle sponsorizzazioni delle società di scommesse. Una misura che potrebbe avere un impatto molto pesante sui conti dei club, e che è stata aspramente criticata dai club di Serie A, che hanno sottolineato come, al di là dei minori incassi per le società, anche lo Stato nel giro di tre anni potrebbe dover rinunciare a un gettito fiscale di oltre 700 milioni di euro. Inoltre, la stessa Lega di Serie A ha messo in luce come il solo divieto alle scommesse sportive non possa essere considerata una misura efficace e con degli effetti benefici immediati contro la ludopatia, intento del Governo col vicepremier Di Maio che ha definito “emozionante” la misura che impedisce di pubblicizzare siti e agenzie di scommesse. (agg. di Fabio Belli)

FORZA ITALIA: “MISURA DI SINISTRA”

Secondo il rivale-alleato di Centrodestra, il Sì della Lega a questo decreto ha di fatto consegnato al Paese una misura completamente di sinistra: Forza Italia attacca dritto il Decreto Dignità a firma Di Maio, spiegando che l’atto «sposta l’asse del Governo a sinistra con il vicepremier che “copia” le misure della Cgil», spiega Giorgio Mulè (fedelissimo di Berlusconi). Per quanto riguarda invece la sinistra stessa, il Jobs Act “rimane quasi tutto intero, ma si può dialogare” fa sapere Nicola Fratoiaanni (LeU) ricevendo il silenzio assenso di Roberto Speranza. Per il Partito Democratico invece il Decreto Dignità del Governo gialloverde, si «introduce soltanto ostacoli per lavoro e investimenti. Lasciamo stare la dignità per favore», twitta l’ex Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. Chi quel posto l’ha “assaggiato” per due giorni prima dell’accordo Salvini-Di Maio, Carlo Cottarelli, ritiene che il primo decreto dell’esecutivo ha «cambiamenti molto contenuti». Per quanto riguarda il reddito di cittadinanza, sempre il presidente dell’Osservatorio sui conti pubblici rilancia «Più che avere un reddito di cittadinanza sarebbe meglio avere un’opportunità di cittadinanza, quindi per esempio destinare le risorse disponibili per avere scuole migliori». 

CONFINDUSTRIA BOCCIA IL TESTO

Il Premier Conte lo ha ribadito in più riprese nella conferenza stampa e anche ieri dopo il Consiglio dei Ministri: «Il Decreto Dignità non è contro le imprese, è contro la burocrazia e il Jobs Act», eppure come è noto se in politica si insiste così tanto nello smentire qualcosa spesso è perché vi siano degli elementi in gioco “sospetti” in merito. Nello specifico, Confindustria e molti imprenditori si sono detti contrari ai contenuti del Decreto licenziato dal CdM ieri sera: «il primo atto collegiale del nuovo Esecutivo è anche questo un segnale molto negativo per il mondo delle imprese» spiegano gli industriali in una lunga nota molto dura contro il Governo Conte. Non solo, secondo Confindustria «il risultato sarà di avere meno lavoro, non meno precarietà e preoccupa anche che siano le imprese a pagare il prezzo di un’interminabile corsa elettorale all’interno della maggioranza e che si creino i presupposti per dividere gli attori del mercato del lavoro, col rischio di riproporre vecchie contrapposizione». Il Ministro del Lavoro Di Maio ha voluto allora difendersi dagli attacchi, spiegando «questo governo non è in contrasto col mondo imprenditoriale, – ha puntualizzato il vicepremier – anzi adotteremo anche misure per favorire la crescita economica, vogliamo una sana alleanza col mondo del lavoro e imprenditoriale ma vogliamo contrastare le iniziative ingiustificate». Qui tutti i contenuti, le norme e il testo del Decreto Dignità

TUTTE LE NOVITÀ DEL DECRETO DIGNITÀ

Varato ieri sera, presentato oggi in pompa magna in conferenza stampa a Palazzo Chigi: il Decreto Dignità ora è realtà con il primissimo provvedimento del Governo Lega-M5s che già fa discutere il mondo dell’industria, dell’imprenditoria e addirittura la Lega Calcio di Serie A. Ma andiamo con ordine: alla presenza del premier Giuseppe Conte, del Ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio, del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti il decreto urgente con il quale l’esecutivi “risponde” al Jobs Act renziano prevede diversi contenuti che abbiamo visto nella lunga e campale riunione in CdM ieri sera (qui tutti i dettagli approfonditi). «Con il decreto dignità diamo un colpo mortale al precariato, licenziando il Jobs Act. Diamo un colpo mortale alla parte più insidiosa della burocrazia, per cui ci diranno che vogliamo favorire gli evasori quando vogliamo favorire i cittadini onesti. Siamo il primo Paese in Ue che dice stop al gioco d’azzardo, e diciamo no alle multinazionali che vengono qui, prendono soldi e delocalizzano», ha invece spiegato in conferenza stampa un tronfio Luigi Di Maio, che sottolinea ancora «Abbiamo creato il decreto dignità perché per noi le persone tornano a essere persone – ha precisato il vicepremier -, non più numeri, indici, bancomat. Devono avere diritto alla dignità, alla vita. Il lavoro precario che ha abusato dei giovani in questi anni è una piaga che sta danneggiando la nascita di nuove famiglie, combattere il precariato con queste misure permette la crescita demografica, perché con meno precariato e più serenità i giovani e meno giovani potranno farsi una famiglia, significa meno stress e meno depressione e più serenità della vita».

LA BATTAGLIA CONTRO LE PUBBLICITÀ ONLINE

Si va dalla stretta ai contratti a tempo determinato (con l’inserimento della causale dopo il primo rinnovo) fino alle norme “pro-riders” per combattere il precariato, passando per la battaglia per abbassare il costo del mercato del lavoro. In mezzo si trovano le tante norme sulla delocalizzazione, l’addio a redditometro, spesometro e split payment: qui sotto troverete tutti i dettagli anche nel video integrale della presentazione, mentre occorre fare un piccolo focus sulle norme introdotte contro la ludopatia e l’azzardopatia. «Ci siamo battuti contro l’azzardopatia con misure contro gioco d’azzardo, tutte iniziative nel programma. Noi non vogliamo forme di dipendenza che non sono meno perniciose dell’abuso di alcol e sostanze stupefacenti», ha spiegato il premier a Palazzo Chigi, scagliandosi assieme a Di Maio contro le “eccessive pubblicità a sostegno di queste derive patologiche”. «Noi avevamo questi punti nei nostri programmi quando ci siamo candidati, siamo stati votati per un giro di vite significativo nel gioco d’azzardo. Gli affari del settore saranno ridimensionati ma dall’altra parte c’è uno Stato che ha una spesa sanitaria enorme per affrontare azzardopatia. Non c’è scusa che tenga quando parliamo della salute mentale e fisica degli italiani», ha rilanciato il Ministro del Lavoro scatenando e non poco le reazioni dei mondi collegati alle pubblicità di scommesse, ad esempio il calcio italiano. «Estrema preoccupazione per l’impatto sul calcio del Decreto Legge Dignità. La Lega Serie A teme che lo Stato italiano perderebbe, nei prossimi tre anni, sino a 700 milioni di gettito proprio come conseguenza del divieto per questa tipologia di advertising», spiega una nota della Lega Serie A.